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 2015  novembre 06 Venerdì calendario

Nella fattoria moderna di Jack London. Tra fertilizzanti organici, allevamenti di maiali e capolavori letterari per «permettere a trenta, quaranta famiglie di vivere felici». Così il papà di "Zanna Bianca" ha trapiantato l’utopia socialista in lembo di California

Una masseria ideale: un po’ locus amoenus, un po’ falansterio. È nella Valley of the moon, a circa un’ora di auto da San Francisco, che Jack London sognava di realizzare un’azienda agricola moderna. Sostenibile e solidale. La tenuta di 1.400 acri (oltre 566 ettari) nella regione di Sonoma dal 1959 è diventata Historic State Park (negli anni Settanta la gestione è passata a un ente no profit). E Glen Ellen, paese di 800 anime circondato dai vigneti, accoglie ogni anno migliaia di visitatori. Curiosi di scoprire uno dei lati meno conosciuti dello scrittore. Oltre l’Arcadia. Spirito avventuroso – pescatore di frodo di ostriche, corrispondente di guerra (nel 1904 racconta il conflitto russo-giapponese per il colosso dell’informazione Hearst syndicate), viaggiatore instancabile – nel Beauty ranch London si lancia in una nuova impresa: creare una fattoria modello, trapiantare l’utopia socialista in questo lembo di California.
Data 1905 la lettera al suo editore, George Brett, nella quale l’autore di Zanna bianca e Il richiamo della foresta chiede un anticipo di 6.500 dollari per l’acquisto dei poderi. «La terra più bella e primitiva che io abbia mai visto – scrive –. Ci sono grandi sequoie, alcune vecchie di migliaia di anni... Abeti, querce, aceri e corbezzoli a bizzeffe... E poi canyon, ruscelli, cascate... Tutto quello che posso dire è che non ho mai visto niente di simile». Per i lavori London si avvale di operai cinesi e italiani, emigrati in forze per la gold rush, la febbre dell’oro. Gli stessi dai quali sua madre Flora gli aveva sempre raccomandato di tenersi alla larga. Nel parco si notano ancora le tracce di una colonia preesistente: la casa degli orientali, molti ancora bambini, era una radura nel bosco. Niente di più. È anche pensando a loro che lo scrittore annota: «Da un punto di vista puramente utilitaristico, con il ranch spero di ottenere due cose: lasciare la terra in condizioni migliori di quelle in cui l’ho trovata e permettere a trenta, quaranta famiglie di vivere felici su un suolo che in passato è stato così sfruttato». Tra le opere più all’avanguardia, London fa costruire un silo in cemento, il primo a ovest del Mississippi. La torre viene utilizzata per conservare i fertilizzanti organici, mentre i pesticidi sono banditi. L’altro piccolo capolavoro d’innovazione è il pig palace, allevamento ultraigienico in grado di ospitare fino a 200 suini. Gestito da una sola persona. La struttura è dotata di ricoveri per ogni singola scrofa, con un piccolo cortile e un’area esterna. Al centro la mangiatoia e una valvola per il rifornimento di acqua potabile: un’opera pionieristica, costata 3mila dollari (oggi l‘equivalente di 70mila).
Nella tenuta le più avanzate tecniche agricole – London importa dal Giappone la coltivazione a terrazze – si intrecciano con l’incessante produzione letteraria (si narra che la routine dello scrittore fosse di mille parole al giorno) e le vicende familiari. L’edificio che, più di altri, racconta la sfera intima, quotidiana della coppia Jack-Charmian (la seconda moglie) è il cottage: qui i coniugi London si fermano tra un viaggio e l’altro, ricevono gli amici intellettuali ed esplorano i dintorni a cavallo. Nella veranda soleggiata c’è ancora il letto nel quale lo scrittore trascorre gli ultimi istanti della sua vita (muore il 22 novembre del 1916 all’età di 40 anni). Accanto l’ampio studio con la macchina per scrivere, la biblioteca, planisferi e souvenir di Paesi esotici. Bevitore e fumatore incallito, London scolpisce in una celebre massima la sua filosofia: «Preferirei essere una superba meteora, con ogni mio atomo esploso in un magnifico splendore, piuttosto che un sonnolento e perseverante pianeta». Probabile, però, che a rovinargli la salute non siano stati solo gli eccessi (la sua pietanza preferita era l’anatra selvatica: bruciata fuori e cruda dentro, ndr) ma il cloruro di mercurio che i medici gli avevano prescritto come terapia per la framboesia, una malattia tropicale simile alla sifilide contratta durante una vacanza alle Isole Salomone.