Corriere della Sera, 6 novembre 2015
La difesa del cardinale Pell sulle note spese
ROMA L e note spese del cardinal Pell Papa Francesco non le ha certo scoperte dai libri Via Crucis e Avarizia, che le quantificano in 501mila euro in sei mesi. Per questo, quando ieri il prefetto della segreteria per l’Economia è stato convocato in audizione, in pochi hanno creduto che si parlasse di ordinaria amministrazione. La conferma era nella scaletta delle udienze dove il cardinal Pell non era previsto.
Dunque, perché questa convocazione improvvisa? In un Vaticano scosso dalle voci che i diversi filoni di indagine in corso contino ormai una quarantina di indagati, George Pell è uno dei più citati. L’indagine sulle spese allegre del cardinale australiano va avanti, lenta ma inesorabile, da oltre un anno. Alimentando un gran vocìo indignato oltre le mura leonine sui suoi viaggi in business class, su ristrutturazioni, e uno shopping un po’ esuberante di paramenti e arredi. Troppo per la figura alla quale Bergoglio aveva dato piena fiducia per fare pulizia di sprechi e corruzione.
Un portavoce del suo ufficio ieri ha respinto le «affermazioni false e fuorvianti» dei libri. Precisando che il dicastero si è tenuto al di sotto del budget 2014 e proposto una riduzione per il 2015. Poi la lista. Costi iniziali per mobili e computer più stipendi e oneri: 292.000 euro. Trasporto aereo del personale della segreteria in 9 mesi: meno di 4.000. «Considerevolmente inferiore» a quelli di molti altri. Paramenti e tovaglie d’altare per «consentire al personale di pregare insieme nella cappella dell’ufficio» 2.500. Altri 16.000 «in viaggi ed alloggi per consulenti. Sull’appartamento Vaticano, si fa notare che è «stato riservato per un membro di alto livello del personale proveniente dall’estero», ma resterà come opzione meno costosa di Domus o hotel. Spiegazioni che causano borbottii: «In magazzino non c’erano più tovaglie d’altare?».
«Sono cose che sapevamo. Se qualcuno ha esagerato dovrà correggersi», dice monsignor Angelo Becciu, sostituto della segreteria di Stato. Ma l’indagine sull’Apsa per riciclaggio, assicura, «è un altro segno della trasparenza voluta dal Papa». E avversata da molt i.