ItaliaOggi, 4 novembre 2015
Dai carcerati dimagriti di Tangentopoli ai sospiri di sollievo che fanno saltare bottoni della camicetta. Frasi scelte da Paolo Siepi
Maltempo, Calabria ionica isolata. Come prima, solo che adesso c’è anche il fango. Gianni Macheda.
Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sul fallimento del comunismo, legga questa notizia: visitare la tomba di Marx costa 4 sterline. Jena. La Stampa.
Un giornale israeliano ha pubblicato la foto di Crozza al posto di quella di Tavecchio. Si sono sbagliati perché era quello che faceva ridere di meno. Il rompi-spread. MF.
Dopotutto, la frequente rotazione dei vertici è l’uovo di Colombo. Se non resti per secoli inchiodato alla poltrona, ti sarà più difficile poltrire, ti sarà impossibile ordire. E il corruttore avrà i suoi grattacapi, se il corruttibile cambierà faccia a ogni stagione come una maschera di Fregoli. Dice: ma così diminuirà la competenza, che cresce in virtù dell’esperienza. Vallo a raccontare agli italiani, alle vittime di un’amministrazione incompetente e per giunta inamovibile. Michele Ainis. Corsera.
La vita pubblica contempla anche cartoline poco piacevoli. La terribile serie di Craxi negli ospedali tunisini: la maschera per l’ossigeno sul volto, il piede fasciato, le piaghe. Oppure le immagini dei carcerati dimagriti di Tangentopoli. L’ex squalo Sbardella ridotto a una larva, Mannino e De Lorenzo come apparvero, galleggianti nei loro vestiti, nelle aule dei tribunali: chili e chili persi in sintomatica corrispondenza con il potere che svaniva. Filippo Ceccarelli, Il teatrone della politica. Longanesi, 2003.
Dopo 18 mesi di governo sono più convinto di prima che il nostro Paese tornerà a guidare l’Europa. A noi toccherà sudare e lavorare molto. I nostri figli però staranno meglio di noi. Questo è il vero motivo per cui facciamo politica. Non per godere della rendita del passato, ma per costruire una speranza per il domani. Matteo Renzi (Maria Teresa Meli). Corsera.
Il patriottismo germanico non nasce con Hitler, ma con Carlo Magno e Federico Barbarossa, con la leggenda dei Nibelunghi, si accresce con Lutero e infiniti altri fatti che, a poco a poco, sono convenuti per formare, come scriveva lo svizzero Jung, un subconscio collettivo atavico che dal 1870 al 1945 ha scatenato in Europa tre guerre con le susseguenti terribili stragi. Luigi Serravalli. Diario.
Per anni si è sostenuto scioccamente che la riduzione delle tasse fosse da finanziare con i proventi ricavati dalla lotta all’evasione. Oggi possiamo dire che è vero il contrario: la riduzione dell’evasione può avvenire solo con la riduzione delle tasse e la conseguente riduzione della spesa. Facile, no? Claudio Cerasa. Il Foglio.
La sentenza di colpevolezza nei confronti di Antonella Accroglianò dell’Anas è di là da venire. Ma come la chiamano, i magistrati di Roma? A che nome hanno intestato il fascicolo che la riguarda? «La Dama nera». Il nome è già una condanna. Stop. I sobri magistrati, freddi e coscienziosi angeli del diritto, hanno vestito, sopra la toga, i panni di Emilio Salgari. Di Raymond Chandler. Diamole una pennellata. Fa più effetto. L’opinione pubblica conta. E non è finita qui. Come chiamano l’imputata Antonella Accroglianò i giornalisti italiani, tutti, nessuno escluso, dico nessuno? La Dama nera, come da velina procuratile. Nera, fosca, sporca, sudicia, fosca, tetra. L’opinione pubblica compra. Stop. Processo concluso. Poi dice che il cancro lo fanno venire le salsicce. Andrea Marcenaro. Il Foglio.
Ultimo addio al piccolo genio della stampa francese, Pierre Lazreff. Tutto ciò che a Parigi conta in termini di politici, di vedettes, di giornalisti era là vicino alla sua tomba. Quando la bara ha cominciato la sua discesa, Jacques Chaban-Delmas e Charles Gomboult tentavano di intrattenere la sua vedova fuori dal cimitero. Sono così vicino a loro per riuscire a capire: «Allora, non attendiamo Pierre?». Philippe Bouvard, Je crois me souvenir..., credo di ricordarmi. J’ai Lu, 2013.
Il poeta Vincenzo Cardarelli amava passeggiare al sole per vincere il freddo di cui soffriva anche in estate; Piazzolla era un poeta, troppo prolifico e poco edito: aveva riempito dei suoi versi parecchie valige. Una mattina, durante una passeggiata, osò chiedere a Cardarelli un parere su una sua raccolta di poesie che sperava di pubblicare. Cardarelli afferrò il manoscritto come si trattasse di un oggetto indecente da nascondere in fretta. Passarono giorni e settimane e Piazzolla diventava sempre più ansioso di conoscere il giudizio di Cardarelli. Una mattina, finalmente estenuato dall’attesa, chiese al poeta di Corneto Tarquinia se avesse avuto occasione di leggere i suoi versi. La risposta di Cardarelli troncò per sempre il rapporto di amicizia fra i due poeti. Disse: «Si, e la prego di togliermi il saluto». Ugo Pirro, Osteria dei pittori. Sellerio, 1994.
Distributori di benzina, fabbriche, magazzini, e poi improvvisi ampi slarghi di campagna patavina, intonsa, campagna uguale a com’era. Campanili aguzzi di piccole pievi. Cascine, ogni tanto, abbandonate, neri i vani delle finestre, vuoti i fienili sull’aia desolata. Chissà, pensi correndo via, quanti eravate voi, che correvate in quell’aia, bambini. E l’imbrunire sembra l’ora del convenire di anime lontane nei cortili deserti; me le immagino come stormi di rondoni, come questo, verso ovest, che si alza e si dispone in prefetto geometrico assetto di volo, e fluttua a destra e in alto nel cielo rosa e poi ricade, teutonico nella disciplina, ma incerto: partire, sì, ma per dove? I tir corrono verso Bassano e rimbombano cupamente le ruote sulle buche dell’asfalto; all’orizzonte, da nord, due nuvole tondeggianti si affacciano, come vedette, immobili. Marina Corradi. Avvenire.
Anch’io delle volte mangio prodotti che sono presidi Slow Food, del resto siamo americani e la democrazia ci piace. Ma la filosofia di Petrini porta alla nicchia, al cibo buono per soli ricchi e fa restare l’Italia fanalino di coda dell’industria alimentare globale. Roberto Masi, amministratore delegato di McDonalds Italia. (Dario Di Vico), Corsera.
Estenuata tirò un sospiro di sollievo talmente ampio che il petto, già di per sé abbondante, spinto in avanti, fece saltare un bottone della camicetta. Andrea Vitali, Almeno il cappello. Garzanti, 2009.
Amore è la parola più ingannatrice del vocabolario. Carlo Coccioli, Tutta la verità. Rusconi, 1976.
La donna perde la ragione sempre a ragion veduta. Roberto Gervaso. Il Messaggero.