Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  novembre 04 Mercoledì calendario

Mercato e stato sociale: questi i due poli dell’ultimo Piano quinquennale cinese. In attesa delle decisioni del Fmi sullo yuan, il Comitato centrale ha finalmente iniziato a porsi il problema di garantire assistenza, sanità e pensioni adeguate ai propri cittadini

Mercato e welfare, ecco i due poli del 13esimo Piano quinquennale elaborato dal Plenum che si è appena concluso nella capitale cinese.
Non era scontato, in effetti, che il Comitato centrale si concentrasse sulla descrizione precisa delle cose che si devono fare in questi due ambiti di qui al 2020.
Il 2020 è l’anno in cui la nomenklatura attualmente al potere in Cina dovrà organizzare e gestire la propria successione.
E invece, com’è evidente, i mercati finanziari sono diventati l’ossessione di Pechino, specie dopo la bufera di agosto, e la gestione/internazionalizzazione della moneta, forse, colpisce ancora di più le ansie di chi ha in mano i destini del Paese.
La Cina è il primo attore sulla scena del commercio, è anche il primo investitore mondiale: come può giocare le sue carte se la moneta non è utilizzabile a tutto campo?
Colpisce senz’altro, scorrendo i vari capitoli, il richiamo preciso a un evento molto atteso, ovvero l’imminente decisione del Fondo monetario internazionale sull’inclusione o meno dello yuan nel paniere delle valute che servono a calcolare il valore dei Diritti speciali di prelievo. Un vaticinio dal quale sembra che debbano scaturire tutte le svolte della finanza cinese. L’impazienza è tale da far inserire questo elemento in una ipotesi di testo che, se le cose non dovessero andare nel verso giusto, tra qualche giorno potrebbe sembrare terribilmente datato.
Nel 13° Piano quinquennale, diffuso ieri attraverso i media ufficiali, si auspica alla lettera un’inclusione nel paniere dello yuan, una moneta che, tuttavia, resterà non convertibile ancora lungo.
Anche i capital account si ritrovano protagonisti dello strumento più importante di pianificazione della seconda economia mondiale, la loro liberalizzazione in tempi ravvicinati viene infatti auspicata fortemente.
Ma se la Cina vuol contare davvero nel mondo e per questo cerca di entrare nei consessi che contano, non appena volge lo sguardo nel cortile di casa propria deve prendere atto della difficoltà di garantire assistenza, sanità e un trattamento adeguato al momento della pensione (l’innalzamento dell’età, peraltro, sarà accelerato proprio per contemperare gli squilibri attuali) ai propri cittadini e per questo si indicano forme dirette di finanziamento di strutture ospedaliere, l’introduzione di quelle private in concorrenza con il pubblico, la possibilità di offrire nuove e più adeguate prestazioni.
Sembra quasi che i componenti del Comitato centrale abbiano voluto enfatizzare queste priorità, data anche la componente sociale molto forte che caratterizza il versante del welfare cinese (che non c’è). In una società “moderata” la tutela della salute e settori affini è, comunque, un elemento dal quale non si può più prescindere.