Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  novembre 04 Mercoledì calendario

Circa 300 tra borse, vestiti, gioielli e oggetti vari: è la collezione di Margaret Thatcher che il mese prossimo andrà all’asta da Christie’s, dopo che il Victoria & Albert Museum di Londra ha rifiutato di esporla nelle sue sale perché non sufficientemente pregiata. «Una decisione non solo tartufesca, ma anche stupida»

Il Victoria & Albert Museum di Londra ha detto no a Margaret Thatcher. Il tempio londinese della moda e del design, il luogo culto che raccoglie le più originali e preziose collezioni di stoffe, disegni e oggetti legati al fashion e al costume, ha rifiutato l’offerta dei familiari di esporre la collezione di borse, vestiti e gioielli della Lady di Ferro. La direzione del V&A ha comunicato di aver “gentilmente rifiutato” perché sono oggetti di “intrinseco valore storico sociale” ma la loro politica è di acquisire solo esemplari di “straordinaria qualità estetica o tecnica”.
Quindi circa 300 tra vestiti e oggetti vari andranno all’asta da Chiristie’s il mese prossimo. Tra i pezzi ci sono il vestito da sposa (base d’asta 10 mila sterline, circa 14 mila euro), il famoso vestito blu elettrico, il colore del partito conservatore, con il quale fece il suo ingresso a Downing Street, prima donna premier del Regno Unito. Che la collezione della Thatcher fosse un’eredità ingombrante, è chiaro. La signora è al momento la donna più odiata dagli inglesi. Ma francamente sembra una decisione non solo tartufesca, ma anche stupida. Il V&A, che ha messo in scena veri e propri avvenimenti culturali, come la mostra delle eccentricità di David Bowie o le provocazioni di Alexander McQueen, non può aver paura di esporre le borsette della Thatcher. Non saranno alta moda e gli abiti, per qualità, non giustificano un posto nelle collezioni del V&A, come dicono i curatori. Ma il loro valore come storia del costume è indubbio. Anzi, proprio quei vestiti e il modo in cui li usava, hanno fatto la storia del paese. “Mai appariscente, solo adeguata alla situazione” era il suo motto riguardo all’abbigliamento. Non aveva bisogno di indossare abiti di firma, perché era lei stessa un marchio. Così adesso una parte della storia del Regno Unito sarà smembrata e comprata da facoltosi fan della donna più contestata d’Inghilterra. Una scelta criticata anche dal Guardian, il giornale che non ha mai perso occasione per massacrare “la strega”, ma che adesso scrive: “Nel 1920, il Louvre ha mancato la possibilità di acquistare Les Demoiselles d’Avignon e quindi ha permesso a uno dei più grandi dipinti di Picasso di andare a New York. Ora, il V&A ha rifiutato l’opportunità di aggiungere un altro tipo di capolavoro moderno alla sua collezione”.