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 2015  novembre 04 Mercoledì calendario

La vigilessa che timbrava e andava a casa se l’è cavata con una multa di 500 euro

A Monza, 120 mila e passa abitanti, 1000 dipendenti pubblici, quasi 1 su 100, qualcuno si era pure indignato per quella furbetta del cartellino che si sentiva assai impunita. Come vigilessa in servizio doveva controllare la viabilità delle strade. E invece in ufficio non ci andava quasi mai. Timbrava il cartellino e poi, presa l’auto di servizio con tanto di lampeggiante, se ne tornava in famiglia a farsi i casi suoi. «In effetti in un caso come questo, se fosse già operativa la proposta del ministro Marianna Madia, avremmo dovuto licenziarla», ammette l’assessore al Personale Rosario Montalbano, tessera Pd come il ministro.
E invece no. Dopo aver pagato una sanzione pecuniaria di 500 euro la vigilessa è tornata in servizio. Lontana dalla strada ma in servizio. Senza i galloni della divisa ma in servizio. Senza l’auto col lampeggiante ma in ufficio. «Avevamo valutato che ci volesse una sanzione disciplinare ma bastasse una pena pecuniaria commisurata al danno subito dal comune», spiega l’assessore. Oggi come ieri, novembre 2014, quando venne a galla il reintegro della furbetta del cartellino: «L’obiettivo non è tanto rivalersi sui dipendenti in misura superiore all’effettivo danno rilevato e subito dall’amministrazione quanto appurare le responsabilità di presunti illeciti».
L’assessore giura che è l’unico caso da quando lui è in servizio, 3 anni o poco più. Certo ci sono stati licenziamenti di «dipendenti infedeli» come li chiama, beccati con le mani nella marmellata delle tangenti, altro riprovevole vizietto. Ma in un caso e nell’altro, sia che si tratti del venalissimo peccato di bollatura farlocca che di vicende ben più gravi, l’ultima parola spetta come sempre alla magistratura. Nel caso della vigilessa furono i suoi colleghi ad istruire l’inchiesta. Ne fecero un fascicolo alto così finito poi in procura. Se dovesse essere accertato il reato di peculato e falso ideologico potrebbero esserci ben più gravi conseguenze. Naturalmente ci vorrà un primo giudizio, poi l’appello e infine l’inevitabile Cassazione.
Tempi biblici si capisce. Che fanno dormire di sonni assai tranquilli la vigilessa dal cartellino facile, in un primo tempo sospesa dal servizio, poi reintegrata con delibera comunale dietro al pagamento di una multicina da 500 euro, diciamo più o meno due eccessi di velocità senza nemmeno la perdita di punti della patente. L’assessore Montalbano lo disse allora in consiglio comunale sotto il tiro incrociato delle opposizioni: «Il caso attualmente al vaglio della magistratura è emerso in seguito a un’indagine avviata e svolta internamente dall’amministrazione comunale».
Vero, verissimo tutto quanto. Segno che le amministrazioni pubbliche hanno spesso gli anticorpi per difendersi dai furbetti che infangano il buon nome di quelli che lavorano davvero e fanno la gimkana dietro leggi e regolamenti che risalgono all’età del cucco. A loro, al loro impegno al servizio della collettività va il rispettoso pensiero dell’assessore Montalbano: «In linea di principio l’idea del ministro è giusta. Serve a salvaguardare anche la nomea dei dipendenti pubblici troppe volte bistrattata. Ma come sempre vanno graduate le proporzioni caso per caso. I dipendenti pubblici che conosco io sono tutti gran lavoratori». A questo punto il ministro Marianna Madia se ne faccia una ragione.