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 2015  novembre 04 Mercoledì calendario

Il famoso party in terrazza con comunione e ostie consacrate sistemate in un bicchiere del buffet. Il racconto di Bruno Vespa e Roberto D’Agostino

ROMA Quel party in terrazza con buffet sotto ai tendoni bianchi poteva anche rientrare nella straclassica categoria «innocenti svaghi del generone romano», se la balconata non fosse stata quella del Palazzo della Prefettura degli Affari economici del Vaticano. E se, tra uno stuzzichino e un’olivella, con affaccio su piazza San Pietro invasa di pellegrini (seduti sui sampietrini aguzzi e presumibilmente con pranzo al sacco) per la canonizzazione dei due Papi, il menù non avesse compreso pure la santa eucarestia, distribuita ai 150 eletti dall’anfitrione monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, con le ostie consacrate messe in un bicchiere sottratto al rinfresco, mentre la lobbysta Francesca Chaouqui, sua collega nella commissione Cosea, era indaffarata a socializzare.
Ma la festa ecclesio-vip del 27 aprile 2014 creò subito scandalo, anche per via di quegli sponsor (Assidai, fondo sanitario per dirigenti e Medoilgas, petrolio) segnalati in calce all’invito «strettamente personale» con stemma della Santa Sede e che, per addobbi e canapè, spesero (pare) intorno ai 20 mila euro. Uno sfoggio inappropriato che fece arrabbiare papa Bergoglio e che segnò il declino inesorabile dell’attivissimo tandem Vallejo-Chaouqui. Esclusi dalle poltrone d’onore sul sagrato, i due avrebbero organizzato l’evento alternativo con vista canonizzazione. «Nemmeno sapevo che esistesse, quella terrazza», racconta Bruno Vespa, che fu tra gli ospiti. «Ho ricevuto l’invito formale della Prefettura per gli Affari economici e sono andato con mia moglie, tutto qui. Non mi sono fermato per il buffet e comunque non era mica un funerale, da stare contriti, ma una festa religiosa. Non conoscevo affatto monsignor Vallejo. La Chaouqui invece sì, da lobbysta intrigante cercava sempre contatti, continuò anche dopo. Da allora però lasciai cadere la cosa. E mi parve un po’ strano che avesse invitato Dagospia».
E in effetti, con il braccio destro renziano Marco Carrai, Roberto Arditti di Expo, il presidente dello Ior Ernst Von Freyberg, l’ex direttore del Gr Antonio Preziosi e Maria Latella, salì lassù anche Roberto D’Agostino, che poi ci fece uno special Cafonal. «Ma quale party dei vip? Mica c’era Scamarcio, mica c’era la Bellucci, al massimo Vespa. Io no, perché sono arrivato in ritardo, calpestando orde di polacchi sdraiati, ma la gente è stata inchiodata là dalle 10 del mattino alle 18 e 30, per andare al bagno bisognava scalare i tetti. E che dovevamo restare pure a digiuno, a espiare peccati sotto il cielo plumbeo? Che poi altro che banchetto, c’erano quattro pizzette rinsecchite e il vino nei bicchieri di plastica, tutto molto rural, strapieno di imbucati. Io mica ci ero andato per lavoro, ma per un fatto mio religioso. Ho scattato le foto con l’iPhone, mentre i tanti giornalisti che c’erano chiacchieravano e basta. Comunque traboccava di gente anche la terrazza di fronte, eh. E poi boh, a me questo Vallejo non mi sembrava tutto ‘sto corvo».