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 2015  novembre 03 Martedì calendario

Investire nel patrimonio artistico-culturale significa (anche) investire nella crescita. Secondo uno studio, su circa 400 euro spesi da uno straniero in vacanza «il 40% va in ristorazione, il 40% in prodotti per manufatti locali, design e moda, il 10% in visite e mostre, il 10% in altre spese accessorie»

Investire in cultura oggi, in Italia, “conviene” per contribuire allo sviluppo italiano? Le risposte positive in passato sono state spesso un intendimento dello spirito piuttosto che un programma di azione. Con la quarta edizione degli Stati Generali per la cultura promossi da questo quotidiano la concretezza nella progettualità è stata netta. Politici, imprenditori, operatori culturali hanno rilevato che i cinque punti proposti dal Manifesto per la cultura nel 2012 stanno generando effetti.
Il ministro Franceschini lo ha riconosciuto ed anche per questo, considerato che Il Sole è un quotidiano economico, partiamo dalla sua frase quando, appena nominato, disse di sentirsi chiamato a «guidare il ministero economico più importante del Paese». Questa non è un’impostazione meccanicistico-mercantile come hanno dimostrato nel dibattito sia il ministro sia gli imprenditori uniti nel dire che la tutela del patrimonio artistico-culturale si può combinare con un indotto, già presente, di portata cruciale nel rilancio socio-economico dell’Italia.
Il ministro ha dato notizia delle maggiori risorse finanziarie ed umane che il Mibact avrà a disposizione nei prossimi tre anni e del Piano nazionale operativo (Pon) per le quattro Regioni meridionali. Imprenditori e rappresentanti di fondazioni hanno dato conferme del loro impegno, incitamenti e suggerimenti per il coinvolgimento delle imprese nel finanziamento migliorativo di musei, opere e siti d’arte. Infine si è manifestata una forte consonanza che una gestione più moderna di Enti ed organismi artistico-culturali (con bilanci, consigli di amministrazione) si può ben combinare (come casi in atto dimostrano) con le esigenze di tutela scientifica e pubblicistica. Su questa base approfondiamo tre aspetti rivenienti anche dagli Stati Generali.
Investimenti e patrimonio. Franceschini ha confermato che nel disegno di legge di stabilità il bilancio del Mibact passa da 1,57 miliardi del 2015 a 1,87 del 2018 con un incremento di quasi il 20%.
Inoltre la possibilità di assumere nel 2016 per concorso 500 tra archeologi, archivisti, bibliotecari, storici dell’arte, antropologi, restauratori coprendo vacanze di anni rafforza il cambio di passo del Mibact e del Governo. Sono risultati che non si vedevano da molti anni.
Senza entrare nei capitoli di spesa del Mibact soffermiamoci su due punti dell’investimento nel nostro patrimonio artistico-culturale. Il primo è che essendo espressione della genialità irripetibile di persone e di civiltà, gli investimenti (compresi quelli in risorse umane) per la conservazione vanno fatti sempre indipendentemente da una redditualità calcolabile economicamente.
Il secondo punto è che se dal patrimonio si può (e in vari casi si deve) ricavare un reddito ciò va fatto per un autofinanziamento necessariamente parziale dell’investimento e della gestione. Ci vogliono quindi (quasi sempre) ulteriori risorse pubbliche e private. Positivo qui è che nel 2014 gli ingressi nei luoghi d’arte siano stati 2,6 milioni in più dell’anno prima superando i 40 milioni di visitatori. Si può fare ancora di più e non solo perché con il decreto di settembre la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione è stata equiparata a quella di servizi pubblici essenziali.
L’indotto economico. Per il Mibact nel 2013 ci sono stati in Italia 104 milioni di arrivi turistici e 380 milioni di presenze turistiche di cui 38 milioni di arrivi e 101 milioni di presenze in Comuni di interesse storico ed artistico. Inoltre la spesa dei turisti stranieri per vacanze artistico-culturali è stata di 12 miliardi pari al 35,6% della spesa complessiva dell’anno.
La natura sistemica di turismo-cultura-produzione si può efficacemente spiegare in base alla composizione della spesa giornaliera di un turista straniero tipo segnalata da Symbola. Su circa 400 euro spesi in vacanza (extra alloggio, spostamenti e pacchetti turistici), il 40% va in ristorazione, il 40% in prodotti per manufatti locali, design e moda, il 10% in visite e mostre, il 10% in altre spese accessorie.
Da queste notizie ben si comprende come il patrimonio artistico-culturale sia un formidabile moltiplicatore al punto che Symbola-Unioncamere stimano per il 2014 un valore aggiunto di 83 miliardi (comprendendo le industrie culturali, creative e le arti performing e visive).
Per questo il potenziamento delle infrastrutture al servizio del turismo è cruciale per lo crescita di tutto il Paese e non solo per il Mezzogiorno. Al proposito il Mibact è centrale anche nel Pon “Cultura e Sviluppo” 2014–2020, che è cofinanziato dai fondi comunitari e nazionali per un ammontare di circa 490 milioni. Le risorse sono destinate a 5 regioni del Sud sia per le “dotazioni culturali” sia per l’imprenditoria cultural-territoriale.
Pubblico e privato. Il finanziamento pubblico del patrimonio artistico-culturale per quanto in crescita non sarà mai bastevole anche per riattivare siti ormai abbandonati. Per questo e tenendo conto dell’indotto privato che esso genera, bisogna sensibilizzare sempre di più imprese, fondazioni, cittadinanza. L’Art bonus introdotto nel luglio del 2014 con la detrazione fino al 65% delle donazioni per interventi sul patrimonio pubblico artistico-culturale è una ottima misura. La stessa può essere molto potenziata sia aumentando la capacità recettiva di enti statali (il che dovrebbe seguire ai nuovi criteri gestionali) sia stimolando le imprese maggiori a finanziare la conservazione di un’opera importante sia convincendo i cittadini che il patrimonio pubblico è loro e che quindi devono sostenerlo. L’Unesco ci attribuisce 50 siti di eccezionale valore umanitario sui 1.007 mondiali collocandoci così al primo posto. Dall’annuario del Mibact “Minicifre della cultura” capiamo subito come si tratta di una formidabile sottovalutazione. Vedendo però tanti casi di abbandono e trascuratezza di beni artistico-culturali e confrontandoci con altri Paesi che, pur meno dotati di patrimonio, sanno valorizzarlo comprendiamo che la proposta della Costituente per la Cultura promossa dal Sole se avrà successo rafforzerà anche l’identità e l’immagine italiana.