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 2015  novembre 03 Martedì calendario

Tutti i misteri del metrojet precipitato sul Sinai

WASHINGTON Nel mistero del volo Metrojet precipitato nel Sinai ognuno prova ad offrire una spiegazione plausibile. La compagnia e le autorità russe sembrano propendere per un gesto criminale o comunque non lo escludono. Abbastanza evidente la motivazione: li solleverebbe da responsabilità dirette. Gli egiziani sono più cauti in quanto è giusto esserlo ma anche perché se fosse un attentato si tratterebbe di un colpo devastante. L’intelligence americana è altrettanto prudente. Nella terra di mezzo ci sono gli esperti che «leggendo» i dati parziali a disposizione provano a formulare ipotesi. Nessuno sembra avere in mano la risposta netta ed è normale che sia così visto che siamo solo all’inizio dell’inchiesta. Lo Stato Islamico, che ha rivendicato l’abbattimento, si gode il momento dello sciacallo. È stato sufficiente un comunicato per alimentare interrogativi così come i sospetti sulla mano assassina. A questo punto proviamo a mettere insieme quanto emerso.
Il jet «in pezzi»
L’Airbus si è spezzato mentre era in quota, nessun allarme del pilota, solo una traccia di una discesa repentina. I rottami sono stati trovati su un’area di circa 20-30 chilometri quadrati. È ampia ma inferiore a quella di Lockerbie dove, nel dicembre 1988, il jumbo Pan Am fu distrutto da un ordigno celato in una valigia. La frattura del velivolo ha fatto pensare ad un’esplosione. Provocata da una bomba? O da un missile? Chi si intende di aeronautica non elimina le prime due tesi ma aggiunge che l’aereo potrebbe essersi disintegrato durante la picchiata e non per il «fattore esterno» invocato dai dirigenti della società.
I rottami
Secondo alcuni i rottami presentano delle torsioni verso l’esterno e di nuovo potrebbe essere l’indizio di un evento avvenuto all’interno della carlinga. Il passaggio successivo è ancora la bomba o il cedimento strutturale. Si tratta di valutazioni basate sull’osservazione delle foto arrivate dalla «scena», dunque non dati scientifici o investigativi.
Il missile
L’Isis e le altre fazioni che agiscono nella regione non hanno armi in grado di raggiungere alte quote. Dunque non si capisce come avrebbero potuto distruggere il jet da terra. E inoltre lo Stato Islamico nella rivendicazione non ha parlato di missile. Un comunicato quanto mai generico, senza il dettaglio «segreto» che soltanto chi ha compiuto il gesto può sapere. Però c’erano raccomandazioni ai piloti a tenersi sopra un livello di sicurezza sul Sinai, avviso che tradiva e tradisce timori per una minaccia di questo tipo. In alternativa una pista inquietante: l’aereo è rimasto vittima di un errore, centrato da un caccia. È uno scenario che a volte viene evocato quando non si hanno spiegazioni immediate e tiene conto di episodi del passato e del presente. Dal Jumbo Kal distrutto dai russi all’Airbus iraniano tirato giù dagli americani nel Golfo, per finire al caso dell’MH17 in Ucraina. Nulla per adesso fa pensare ad una situazione simile.
L’attentatore
Se si è trattato di un attentato (tutto da dimostrare) sono diverse le possibilità. Una bomba nascosta nel vano bagagli da qualcuno a terra. Un ordigno introdotto a bordo, magari affidato ad un kamikaze. Un piccolo ordigno scomposto, fatto di materiale civile dissimulato in oggetti comuni e poi rimesso insieme per l’attacco. O ancora la trappola esplosiva affidata al passeggero inconsapevole con la scusa di un regalo. I servizi russi ed egiziani staranno in queste ore scrutinando il passato di chi era a bordo, dall’equipaggio ai turisti, esaminando le loro storie e le ramificazioni private (amici, famiglia, contatti...).
L’avaria
La storia di questo Airbus, con un precedente incidente che aveva danneggiato la parte posteriore in modo serio, insieme agli interrogativi sull’affidabilità della compagnia e alle lamentele del co-pilota sulle condizioni dei motori (anche se la fonte della notizia è indiretta) lasciano spazio alla possibilità che si sia trattato di un’avaria, un problema che ha segnato la sorte del velivolo e degli oltre 200 a bordo.
Infine va considerato un duplice aspetto. Quello che non sappiamo e la sorpresa. Ancora oggi non c’è risposta all’enigma del 777 della Malaysia Airlines: vicenda umana e tecnica che riempie d’angoscia. Ossia i misteri possono restare tali. O, invece, rivelare quello che non ti aspetti. La scelta folle e suicida dell’ufficiale ai comandi del jet Germanwing lanciato contro un fianco di una montagna è l’invito a non escludere mai nulla.