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 2015  novembre 01 Domenica calendario

Cronostoria degli ultimi venti giorni di Marino: dall’affaire degli scontrini all’addio al campidoglio

Le Moleskine sono già chiuse nello scatolone. Pronte ad essere riaperte e a diventare la traccia del libro di memorie che Ignazio Marino ha intenzione di pubblicare a breve. Lì, su quelle agendine nere, in questi due anni e mezzo il sindaco ha appuntato incontri, conversazioni, telefonate. Comprese quelle che hanno accompagnato gli ultimi 20 giorni, quelli della riflessione – chiusa venerdì con “l’accoltellamento” dei 26 consiglieri – sul suo addio al Campidoglio.
 
7 ottobre
L’affare scontrini e quel no a S. Egidio
Da quasi due settimane i giornali lo tallonano sulle cene pagate con la carta di credito del Comune: non tutte sono correttamente giustificate, alcuni presunti commensali lo smentiscono. Una, in particolare: quella che Marino avrebbe fatto a ottobre del 2013 con alcuni rappresentanti della comunità di Sant’Egidio. “Non ci ha mai pagato nulla”, si smarcano loro. Ma in Campidoglio ricordano che con i laici guidati da Andrea Riccardi, la giunta Marino non è stata tenera: insieme all’assessore Rita Cutini, espressione diretta della Comunità, quattro mesi fa fu allontanata dalle stanze di Roma Capitale anche una pattuglia di collaboratori. E monsignor Paglia in persona chiamò Marino per lamentarsene. Sarà lo stesso monsignore, si noti bene, che dopo la trasferta a Filadelfia a seguito del Papa scaricò il sindaco in diretta radio in una finta telefonata con Matteo Renzi. Eppure, ricordano ancora in Campidoglio, esistono delle foto – mai diffuse – in cui oltreoceano il sindaco e il prelato si abbracciano sereni.
 
8 ottobre
La fuga dei renziani e il discorso allo staff
Il Pd, il partito che lo ha eletto ma con cui ormai è ai ferri corti, gli intima di lasciare. Matteo Renzi è stato categorico con il commissario Orfini: “O se ne va lui o te ne vai te”. I tre assessori “renziani” abbandonano di prima mattina. Lui regge fino alle 19.45, poi crolla: “Mi dimetto, ma ho 20 giorni per ripensarci”. Riunisce nella sua stanza lo staff, una quarantina di persone tra assessori e collaboratori: “Ovunque finirete, portate avanti quello che abbiamo cominciato insieme”.
 
9 ottobre
La campagna on line e le lacrime per la piazza
Il blogger Francesco Luna scrive un post intitolato: “Perché il sindaco Marino è sotto attacco e perché bisogna assolutamente difenderlo”. Viene condiviso da 94 mila persone. I sostenitori si danno appuntamento per domenica in piazza. Arriveranno in 500. Marino confessa: “Ho pianto”.
 
10 ottobre
La caccia ai mandanti e il no al “nemico” Fazio
All’incontro con i presidenti dei municipi romani, il sindaco avanza un dubbio: “Non capisco il motivo di questa aggressione che ho subìto, ma lo capirò. Devo capire, voglio capire”. Da giorni non parla con Matteo Orfini, il commissario del Pd che lo aveva sempre difeso da Renzi. La rottura definitiva la apprende via Facebook: “Ho fatto di tutto per aiutare il sindaco – scrive Orfini – ma non è bastato: una serie infinita di errori hanno definitivamente compromesso la sua credibilità”. Attorno il vuoto si allarga. E Marino annulla l’ospitata da Fazio: preferisce non esporsi.
 
11 ottobre
La lettera di Vallini e le 50 mila firme
Il vicario del Papa a Roma, il cardinale Agostino Vallini scrive una “Lettera alla città”. Invoca “una scossa” per la Capitale. Su change.org, intanto, la petizione “Marino resisti” tocca le 50 mila firme.
 
15 ottobre
L’allarme di Sabella e i fondi per il Giubileo
L’assessore alla Legalità, il magistrato Alfonso Sabella in un’intervista a Oggi dice: “Difficilmente credo alle cospirazioni, ma sono troppe le cose che non tornano. L’azione portata avanti dal sindaco in questi anni è stata sgradita a molti”. A palazzo Chigi, nel frattempo, sbloccano all’improvviso i fondi per il Giubileo che erano attesi da mesi: 500 mila euro pronti per l’Anno Santo.
 
16 ottobre
I pazzi democratici e il consiglio di Bettini
Sul Foglio, Goffredo Bettini – l’inventore della candidatura Marino nel 2013 – accusa: c’è un “surplus di veleno” contro chi ha vinto primarie ed elezioni. “Sono sicuramente pazzo, forse è pazzo Marino. Ma, in ogni caso, siamo dei pazzi democratici” scrive. Ricorda che gli consigliò di dimettersi dopo Mafia Capitale, per poi ricandidarsi. Non lo ascoltò.
 
19 ottobre
Il colloquio in Procura e la chiamata a re Giorgio
Marino si presenta spontaneamente in Procura per dare la sua versione sugli scontrini. Ne esce “ringalluzzito”. Si è convinto che anche se dovesse essere indagato, la faccenda si chiuderà presto, a suo favore. L’avviso di garanzia arriverà una settimana dopo. Marino non ne parlerà con nessuno (“Me lo ha imposto l’avvocato”, dirà ad assessori e collaboratori sconcertati dal suo silenzio). La notizia diventerà nota, dalle colonne di Repubblica, il giorno dopo il ritiro delle dimissioni. E servirà a convincere i consiglieri comunali dubbiosi. Quel giorno, da “persona informata dei fatti”, Marino sente l’ex presidente Napolitano, con cui ha da sempre rapporti cordiali.
 
20 ottobre
Gli avvocati in Comune e la sconfitta di Orfini
Marino si presenta in Campidoglio con i suoi legali per spiegare ancora l’affare scontrini. Affida a Facebook una nota in inglese: lo fa spesso, ma stavolta serve soprattutto a chiarire anche all’estero (dove potrebbe tornare a lavorare) come sono andate le cose. Orfini nel frattempo ha riunito i 19 consiglieri comunali dem. Confessa che l’immagine del sindaco “scortato” dagli avvocati i gli ha fatto quasi “schifo” e chiede firme in bianco per sfiduciare Marino. Non le ottiene.
 
21 ottobre
Il pranzo con Ezio Mauro e l’intervista
Il sindaco incontra il direttore di Repubblica. Accetta di concedere un’intervista, in cui annuncia una possibile candidatura alle primarie del Pd.
 
25 ottobre
La folla sotto al balcone e la chiamata a Bersani
Tra le due e le tremila persone si presentano in Campidoglio di domenica, a mezzogiorno. Lui scende in piazza e scandisce: “Non vi deluderò”. Poi sente l’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani per chiedere il suo parere. Lui dice: “Fai quello che senti, ma attento a non trasformare il tuo in un caso nazionale”.
 
28 ottobre
Cena a casa Causi Il (non) patto delle sarde
Da giorni Marino chiede un colloquio con i big del partito: Renzi è in Sudamerica, Lotti e Boschi lo schivano. Ottiene solo un incontro con Orfini. Si vedono a cena, a casa dell’assessore Causi. Si discute di tre diverse proposte di mediazione. Ma lo Chardonnay e le sarde non bastano. Ognuno rimane sulle proprie posizioni.
 
29 ottobre
Il passo indietro e il partito della Nazione
Marino ritira le dimissioni dopo che il Pd ha avviato la raccolta firme (anche tra le opposizioni) per sciogliere il Consiglio. A fine giunta un assessore scandisce: “A farti fuori è il partito della Nazione”.
 
31 ottobre
L’addio al Campidoglio e il mistero degli sms
L’ultima serata da sindaco la passa davanti ai tg: soddisfatto, perché “è stato chiaro che mi hanno accoltellato”. La mattina dopo gira per la città e fa sapere: “Mi hanno telefonato e scritto leader del Pd”. In tanti smentiscono, secchi.