Il Messaggero, 1 novembre 2015
«La difesa di Palenzona ha messo in evidenza l’insussistenza dei reati ipotizzati dalla Procura di Firenze». Il Riesame boccia i pm nel caso Unicredit
Per il Tribunale del Riesame quel decreto di perquisizione è da”cassare”. Quasi tutto, o almeno in riferimento alle gravissime accuse ipotizzate dai pm di Firenze per Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit, iscritto sul registro degli indagati per associazione a delinquere aggravata dall’avere favorito la mafia. I pm contestano a Palenzona di avere favorito con un piano di rientro del debito «aggiustato» l’imprenditore trapanese Andrea Bulgarella, considerato vicino al boss Matteo Messina Denaro ed esposto con Unicredit per 60 milioni di euro. «Le fattispecie di reato ipotizzato – si legge tuttavia nell’ordinanza del Riesame – appaiono tutt’altro che ben delineate nel decreto impugnato, concretandosi esse nella mera enunciazione, nei termini indicati, della tipologia dei reati con la semplice indicazione degli articoli di legge». I giudici sottolinenano che i rapporti tra Bulgarella e i clan non sono dimostrati e aggiungono che il piano di rientro, al momento della cessazione delle attività di intercettazione, non era stato approvato. Lo stesso Tribunale ha invece confermato i sequestri relativi alla contestazione di appropriazione indebita nei confronti di Bulgarella avvenuta, per i pm, in concorso con Vincenzo Littara, ex dg della Banca Cascina Credito Cooperativo.
LA MAFIA
Secondo le indagini dei carabinieri del Ros, Bulgarella, tramite le sue società, avrebbe investito in Toscana ingenti capitali accumulati grazie ai vantaggi ottenuti dai rapporti con il clan di Matteo Messina Denaro. Contesta però il Riesame: «Non risulta attraverso puntuali accertamenti bancari e patrimoniali espletati» che gli investimenti di Bulgarella siano stati possibili «attraverso l’impiego di capitali di provenienza illecita». E i giudici stigmatizzano come, al contrario, nel corso degli anni sia divenuta sempre più consistente l’esposizione bancaria delle aziende di Bulgarella. «È evidentemente poco plausibile – scrivono sempre i giudici – supporre che, chi possa disporre di ingenti capitali di illecita provenienza, invece di utilizzarli per immetterli nel circuito delle attività lecite, faccia ricorso al credito bancario e ai conseguenti rilevanti oneri». Non basterebbe del resto, sostengono ancora i giudici, far discendere «una presunzione di provenienza illecita delle disponibilità economiche solo dal fatto che Bulgarella è originario del trapanese, zona d’influenza della cosca di Matteo Messina Denaro».