ItaliaOggi, 31 ottobre 2015
Birra, hamburger, maionese, ketchup, caffè e ciambelle. Il menù di Jorge Paulo Lemann, il brasiliano che si compra tutto quello che è invenduto
L’hanno soprannominato l’orco brasiliano per quella sua fame di marchi dell’agroalimentare che continua a comprare senza limiti. Jorge Paulo Lemann, 76 anni, brasiliano di Rio de Janeiro trasferitosi in Svizzera a Zurigo dal 1999, un passato da campione di tennis e studi di finanza ad Harvard che l’hanno portato a lavorare nel mondo delle banche, oggi è azionista principale della società leader del settore della birra, Ab InBev (Budweiser, Corona, Stella Artois, Beck’s).
Conta una fortuna personale stimata di 19,2 miliardi di euro, al 26° posto nella classifica di Forbes degli uomini più ricchi del pianeta. Ora, ha messo in cantiere la più grande acquisizione di tutti i tempi nel settore delle bionde: il matrimonio fra la Ab Inbev, guidata dal suo «figlio spirituale», il manager brasiliano Carlos Brito, 55 anni, e l’inglese Sab Miller, il secondo produttore mondiale della birra (Miller, Aguila, Peroni, Pilsner, Urquell) che darà vita al primo polo mondiale della birra. Un’operazione da 96 miliardi di euro. Dopo quattro rifiuti, il 13 ottobre, Sab Miller ha accettato l’offerta di Lemann che è stata depositata nei giorni scorsi. Del resto, Lemann è un fondista che sfianca l’avversario, nello sport come negli affari. Il miliardario carioca, molto discreto, un asceta filiforme che non ama i riflettori, spostato due volte, quattro figli, è molto disciplinato e ogni mattina, all’alba, gioca a tennis dove rilancia la palla con pazienza, metodo e disciplina. E non gli piace perdere.
La sua carriera di uomo d’affari prende il volo nel 1998 quando vendette a Credit Suisse per 675 milioni di dollari (613 milioni di euro) la società «G» del suo fondo di investimento 3G creato nel 2004, che gli dette anche l’occasione di incontrare i suoi due futuri soci, Marcel Telles e Beto Sicupira. Con Lemann furono soprannominati «i tre moschettieri» alla ricerca di nuovi terreni di investimento nell’industria (a cominciare dalla birra brasiliana Brahma) dove sperimentare complicate architetture finanziarie facendo ricorso all’indebitamento e a pratiche aggressive di gestione. In un decennio, dopo aver messo 90 miliardi di euro sul tavolo, ha fatto della sua società Ab Inbev la leader mondiale del settore della birra, collezionando marchi. Ad ogni acquisizione il copione si ripete: le imprese si raddrizzano, i profitti decollano grazie alle cure drastiche somministrate dai suoi manager piazzati nei posti chiave. Lui, Lemann, rimane nell’ombra tanto che il grande pubblico non sa neppure chi sia. Ha fatto della propria riservatezza la sua migliore protezione. Amico del vecchio presidente del Brasile Fernando Henrique Cardoso, del partito brasiliano della socialdemocrazia, con il suo basso profilo è riuscito a sedurre l’uomo più ricco del mondo, l’americano Warren Buffett, e a coinvolgerlo nell’acquisizione di Kraft a marzo di quest’anno, pilotata dal proprio fondo di private equity 3G Capital che dal 2013 aveva già nel proprio portafoglio il ketchup di Heinz. La fusione tra Kraft e Heinz ha dato il via alla nascita del quinto maggiore gruppo alimentare al mondo. Nel 2010 Lemann aveva realizzato il suo sogno americano acquisendo la catena di fast-food Burger King, alla quale cui ha aggiunto nel 2014 quella canadese di caffetterie e ciambelle Tim Hortons.