MilanoFinanza, 31 ottobre 2015
Rugby, un torneo che vale 3 miliardi di euro
Una finale da sogno per un torneo che sta battendo tutti i record in termini economici. L’ottava Coppa del Mondo di rugby va in archivio sabato 31 ottobre con la finalissima tra Australia e Nuova Zelanda allo stadio di Twickenham, il tempio inglese della palla ovale. Wallabies e All Blacks sono probabilmente le scuole rugbistiche più importanti del pianeta (peraltro divise da una fierissima rivalità) e, sembrerà strano, è la prima volta che tale derby rappresenta la conclusione della massima competizione mondiale.
Non a caso l’audience mondiale è paragonabile a quella di una finale dei Mondiali di calcio o del Super Bowl di football americano. Finalissima a parte, è stata comunque un’edizione da record della Coppa del Mondo di rugby, caratterizzata da numeri mai raggiunti prima, nonostante il fatto che i padroni di casa dell’Inghilterra (molto accreditati all’inizio della competizione) siano stati eliminati già nella fase a gironi provocando una sorta di dramma nazionale. Gli stadi sono risultati pieni mediamente addirittura al 97%, secondo quanto indicato da Stephen Brown, manager della World Cup 2015. Le ore di immagini televisivi trasmesse in tutto il mondo sono state 23 mila (contro le 15 mila dell’edizione del 2011), con 209 Paesi collegati grazie al lavoro di 100 broadcaster ufficiali, che hanno raggiunto 700 milioni di case. Basti pensare che in Giappone (Paese che ospiterà la prossima edizione nel 2019) sono stati 25 milioni gli spettatori che hanno assistito al match in cui la nazionale nipponica ha battuto Samoa. Per l’intera manifestazione si stima un totale di 2,2 miliardi di telespettatori, valutazione che pone questo torneo al quinto posto tra i Mondiali più visti di sempre (in tutti gli sport) alle spalle delle quattro edizioni dei Mondiali di calcio disputate tra il 2002 e il 2014.
Oltre a questi numeri, è stato anche infranto il record dei biglietti venduti. Nonostante il prezzo medio sia stato il più alto della storia della competizione (104 sterline a match), è stato scavalcato il muro dei 2,35 milioni di biglietti staccati, contro i 2,25 di Francia 2007, edizione che deteneva il record precedente. E poi ci sono i dati del successo online: 120 milioni di persone che ha fatto almeno una volta click sui profili social del Mondiale, 2 milioni di download della app ufficiale e 60 milioni di views dei video trasmessi. Secondo un report redatto da Ernst&Young, l’impatto economico del torneo dovrebbe registrare un contributo all’economia britannica compreso tra 1,7 e 2,2 miliardi di sterline (tra 2,6 e 3 miliardi di euro al cambio attuale) considerando non solo l’impatto diretto ma anche quello indiretto (ovvero quello relativo alle imprese coinvolte a vario titolo nella manifestazione) e quello indotto (per via dei maggiori consumi legati all’incremento dei posti di lavoro). In questo quadro non sorprende che siano numerose le società che hanno annusato il business della palla ovale. In prima fila ovviamente ci sono i brand tecnici, come Adidas, Under Armour e Canterbury o Asics e Nike. Ma sono sempre di più le imprese industriali che legano i loro nomi alle varie nazionali. Mastercard, per esempio, ha ingaggiato una vecchia gloria come il neozelandese Jonah Lomu (uno dei più grandi rugbisti di tutti i tempi) per uno spot in cui si cimenta nell’haka (la danza tipica del popolo Maori che gli All Blacks mettono in scena prima di ogni match) nel pieno centro di Londra. E la lista degli sponsor delle nazionali inglese o francese comprende marchi del gotha dell’imprenditoria internazionale, come Bmw, Société Générale, Orange o Natwest.
Anche in Italia il movimento sta crescendo, soprattutto da quando, nel 2000, la squadra azzurra gioca nel Sei Nazioni (la nostra nazionale in questo Mondiale è uscita nella fase a gironi, ma il terzo posto nel gruppo ha assicurato la qualificazione al prossimo torneo). Non a caso anche l’Italia ha sponsor di prim’ordine, quali Adidas (partner tecnico), Cariparma ed Edison. La società energetica milanese (controllata dalla francese Edf) sostiene la nazionale dal 2007 e quest’anno ha deciso di rafforzare il proprio impegno diventando sponsor di maglia. Invece Cariparma-Crédit Agricole ha annunciato il prolungamento sino al 2016 dell’accordo di main sponsorship con la nazionale di Parisse e compagni.