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 2015  ottobre 31 Sabato calendario

Telecom, se prima era la compagnia tlc iberica presieduta da Cesar Alierta a dettare legge nonostante la presenza nel capitale del nocciolo duro di soci italiani, ora la voce grossa possono farli i francesi

Provate ad avvicinarvi a France Télécom, British Telecom, Deutsche Telecom, alla spagnola Telefonica o alla più piccola Swisscom. Verreste respinti al mittenti, pagando pure dazio. Ecco perché tutti si concentrano su Telecom Italia, da un lato perché è una public company a tutti gli effetti, dall’altro perché il debito di 27 miliardi, che si confronta con una capitalizzazione di borsa di 17,1 miliardi, la rende più attaccabile.
E se prima era la compagnia tlc iberica presieduta da Cesar Alierta a dettare legge nonostante la presenza nel capitale del nocciolo duro di soci italiani (Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Generali e i Benetton) riuniti in Telco, ora la voce grossa possono farli i francesi, a partire da Vivendi che ha un solido 20% (ma nessun consigliere ancora nel board) e l’ultimo arrivato, Xavier Niel. Mr Iliad-Free Mobile e Le Monde di blitz in blitz è già salito al 15% potenziale (tra opzioni e derivati) e, secondo indiscrezioni di mercato raccolte da MF-Milano Finanza si aggiungerebbe a consolidare la presenza nel capitale di Telecom, arrivando al 19%.
Mosse tutte da decifrare perché il protagonista indiscusso di queste ultime ore non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali né fatto filtrare alcunché. Tanto che pure la stampa transalpina si interroga sull’investimento che a questo punto vale 2,5-2,6 miliardi di euro (a fronte di un patrimonio personale di 8,2 miliardi di dollari).
La Consob vigila da giorni a 360 gradi sull’operato dell’imprenditore francese (compagno di Delphine Arnault e proprietario tra le altre attività di una serie di peep-show a Parigi, e non solo), ma ha acceso un faro anche sull’altro socio della compagnia telefonica italiana, il gruppo Vivendi di Vincent Bolloré. Ciò perché come riferito venerdì 30 da www.milanofinanza.it, ci si attende una contromossa del primo azionista di Telecom. E secondo rumor provenienti dalle sale operative, la società che fa riferimento al finanziere bretone (secondo azionista di Mediobanca), sarebbe pronta a rispondere al blitz di Niel e portarsi a ridosso della soglia dell’opa, al 24,9%.
Non è da escludere, anche se mancano conferme in questo senso, che la Consob possa presto convocare i due nuovi soci transalpini di Telecom e cercare di capire se esiste una sorta di patto occulto teso a scalare il gruppo di tlc e prenderne di concerto il controllo. In questo senso è scesa in campo anche l’Antitrust che chiede chiarimenti sia alla società presieduta da Giuseppe Recchi e guidata dall’amministratore delegato Marco Patuano e pure allo stesso Niel, affiancato nell’operazione di acquisizione dei pacchetti di azioni dell’ex monopolista di Stato dalle banche Morgan Stanley, Credit Suisse e Merrill Lynch-BofA e dall’advisor Lazard.
L’authority presieduta da Giovanni Pitruzzella intende chiedere al proprietario di Iliad lumi sulla partecipazione che fa riferimento al veicolo Rock Investment, in particolare gli atti del board che hanno deciso e portato all’acquisto della quota potenziale del 15%, la composizione del gruppo e i settori e le attività dove opera, con particolare riferimento al comparto delle telecomunicazione: Niel controlla anche Orange Swiss e Monaco Telecom, oltre che appunto Iliad-FreeMobile.
Inoltre chiederà a Telecom chi ha partecipazioni sopra il 2%, i verbali delle assemblee degli ultimi tre anni ed eventuali patti parasociali. E vista la dimensione di natura comunitaria dell’operazione, l’ipotesi di intervento dell’Antitrust italiano è fatto di concerto con gli organismi europei.
Anche perché è plausibile che Telecom finisca presto per essere uno dei soggetti attivi del risiko del settore tlc che partirà in Europa, visto che, come ha predetto lo scorso giugno Vittorio Colao, il gran capo del colosso mondiale Vodafone, a tendere resteranno solo quattro operatori. E siccome il suo gruppo sarà uno di questi protagonisti, assieme a Deutsche Telecom, Telefonica e Orange, ecco che tutti gli altri competitor finiranno per essere delle prede. E tra queste, inevitabilmente, ci sarà l’operatore italiano. Che, però, potrebbe diventare ancora un soggetto chiave nella grande guerra delle telecomunicazioni se si aggregherà a un altro gruppo. Come, per l’appunto, Vivendi o la Iliad di Niel. Anche se va detto che visti i pesi in campo – il gruppo di Bolloré capitalizza quasi 30 miliardi, mentre l’altro operatore francese solo 11,2 miliardi – è probabile che l’uno, Niel, vada a traino dell’altro, Vivendi per l’appunto.
È questo, infatti, il nodo da sciogliere, la domanda che ci si pone in Italia e in Francia da alcuni giorni: i due azionisti che potenzialmente sommano oggi il 35% di Telecom e a tendere forse addirittura il 43,9% – salvo che nel frattempo l’azienda guidata da Capuano non definisca la conversione delle azioni di risparmio – come se la stanno giocando? Sono alleati in nome della madrepatria o si stanno sfidando per arrivare al redde rationem in assemblea? Parte della stampa transalpina, a partire da Le Figaro, opta per la sfida tra Niel, che può contare sul sostegno dell’amico e co-investitore Matthieu Pigasse, vicepresidente di Lazard (banca per la quale lavorò alla ristrutturazione del debito pubblico della Grecia), e Bolloré che ama invece lavorare e investire da solo, da vero finanziere. Sposando questa tesi c’è chi sostiene che il proprietario di Iliad sia pronto a scommettere sul rialzo del titolo Telecom, soprattutto in attesa del via libera governativo al piano per la banda ultra-larga, e prendere poi profitto intascando una ricca plusvalenza. Un’altra corrente di pensiero avvicina Niel a Orange che ha propositi di grandezza e che come ha detto Colao mesi fa sarà certamente uno dei protagonisti del risiko continentale.
Ma se invece si segue un’altra pista si arriva alla conclusione che il giovane e agguerrito nuovo socio della società italiana possa agire a fianco di Bolloré. Anche perché, si fa notare in questo senso, difficilmente due imprenditori francesi si muovono su linee discordanti quando vanno a investire in un altro mercato europeo. Se fosse vera quest’ultima ricostruzione vorrebbe dire che tra i due soci di Telecom esiste un patto, che per ora sarebbe occulto. «Non vedo nessun carattere ostile», ha dichiarato ieri in questo senso il ministro francese dell’Economia, Emmanuel Macron, che ha poi lodato «il dinamismo degli imprenditori francesi e il loro spirito di conquista». E alla domanda se fosse stato contattato dal governo italiano, il ministro ha risposto: «No, su questo tema il mio omologo italiano non mi ha telefonato. Non si tratta di compagnie pubbliche, ma di investitori privati. Quando un imprenditore privato investe in Francia raramente chiamo i miei omologhi stranieri».
Detto ciò, è arcinota la voglia di Bolloré di giocarsela fino in fondo per diventare uno dei leader del Vecchio Continente nel campo dei media e delle tlc. Al punto che da tempo si dice che il suo sbarco in Telecom sia finalizzato esclusivamente alla creazione di un polo che comprenda anche Mediaset e Mediaset Premium, approdando così anche in Spagna, dove c’è un altro grande attore attento al risiko. La Telefonica di Alierta che, in casa, se la gioca da monopolista non solo nella telefonia ma pure nella tv a pagamento, necessita di contenuti (quelli che può fornire Vivendi) e di nuovi alleati per fronteggiare l’avanzata di Vodafone e le mire espansionistiche mai sopite di Rupert Murdoch che con 21st Century Fox domina la scena della pay satellitare in Inghilterra, Germania e Italia. Un processo quello della convergenza media-tlc ormai inevitabile anche per l’arrivo sul mercato dei nuovi operatori in streaming – quella Netflix che negli Usa fa proseliti e cerca di farsi largo in Europa – o dei player digitali quali Apple, Amazon o Google-Youtube. Soggetti sempre più globali, all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e creativo e, soprattutto, ricchi e liquidi che hanno e stanno cambiando la storia delle mercato della comunicazione allargata. Un mondo nel quale Niel, guarda caso, ci si trova a meraviglia avendo sparigliato le carte a suo tempo in Francia.