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 2015  novembre 02 Lunedì calendario

Il caso Tavecchio nasce nel sottobosco della Lega Pro (ex serie C)

La modalità non è nuova: un registratore non visto, una chiacchierata informale e il caos è servito. Carlo Tavecchio casca ancora, stavolta non su una buccia di banana come nelle ore del voto per la presidenza della Figc quattordici mesi fa (ricordate l’affondo razzista?), ma il botto è lo stesso. Due, però, sono le differenze sullo sfondo del clamoroso autogol di Tavecchio, la prima racconta che la registrazione rubata non è avvenuta via telefono, ma faccia a faccia (l’incontro in questione si è consumato negli uffici della federazione): la seconda di una tempistica al rallentatore se è vero che il direttore del sito SoccerLife ha azionato il pulsante del suo telefonino per catturare e custodire le frasi del numero uno del calcio italiano a giugno, quasi cinque mesi fa.
Incertezza politica
Come mai Tavecchio non riesce a stare lontano da certe, condannabili, riflessioni? Ma, allo stesso tempo, perchè il nostro pallone è sempre più ostaggio di registratori, frasi rubate e video non ufficiali? Tavecchio, in più di un anno di presidenza, evidentemente, non è ancora riuscito a dare un peso a certe affermazioni, a unire forma e sostanza, ma le sue sbandate (non solo le sue per la verità) non possono essere slegate dal contesto storico in cui maturano. I veleni del calcio italiano trovano terreno fertile in un’incertezza politica che parte dal basso, in quella che era la ex C1, ora Lega Pro. È là che occorre guardare per capire le ultime, pericolose, svolte; in un mondo dove non è più una novità leggere di protagonisti che azionano i registratori tenendoli nelle giacche o sotto al tavolo. Dei programmi non c’è traccia, contano le poltrone e tutti i mezzi, leciti e no, per occuparle.
Fifa-gate all’italiana
C’è il rischio di finire dentro ad un enorme Fifa-gate all’italiana? Di certo c’è che la Lega Pro è bacino di voti determinante per spostare gli equilibri elettorali, ancora di più oggi che Tavecchio ha annunciato ufficialmente la propria ricandidatura per le elezioni del gennaio del 2017 dando la stura alla conta delle fazioni in campo e delle guerre già cominciate.
L’ex C1 pesa il 17 per cento nell’urna e mettere le mani su questa fetta di consenso è diventato il punto di partenza per chi, fra più di un anno, vorrà sedersi sulla poltrona più alta della Figc. Votano i presidenti dei club, dice il regolamento. E, in queste ore, i presidenti dei club di Lega Pro giocano partite diverse fra loro in attesa dell’elezione per il gran capo di categoria messa in agenda per il 22 dicembre. Che ruolo può avere Tavecchio in questo quadro? Tavecchio è stato eletto l’11 agosto del 2014 grazie anche al peso nell’urna dell’ex C1 e la registrazione con le sue offese sbuca proprio in campagna elettorale. Quando, guarda caso, il commissario straordinario della Lega Pro Tommaso Miele in regime di proroga è impegnato a presentare il bilancio, già bocciato e rivisto. Dopo la nuova e ingombrante gaffe, Tavecchio potrebbe perdere di potere nella battaglia per scegliere il vertice della Lega. Silenziatore per il presidente federale? Qualcuno ci spera, magari gli stessi che hanno farcito la polpetta.