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 2015  novembre 01 Domenica calendario

La Francia di Vichy

Leggendo il bellissimo libro di Irène Némirovsky, Suite francese, mi è sorto un dubbio su quello che fu realmente la Francia di Vichy durante la guerra. Potrei conoscere il suo parere?
Franco Federici
barbutibenny@yahoo.com

Caro Federici,
Vi furono nella Francia di Vichy e fra i suoi maggiori esponenti almeno due correnti. La prima, più moderata e pragmatica, pensava che la Germania avrebbe vinto la guerra e che la Francia avrebbe conservato, almeno in parte, il suo antico status europeo soltanto se avesse saputo trovare formule di convivenza con il vincitore. La seconda apparteneva a quella parte della società francese che attribuiva la sconfitta ai vizi e alle colpe di una repubblica rissosamente parlamentare, teatro di scandali affaristici, laica, blasfema e massonica. Molti intellettuali pensavano che soltanto un regime autoritario d’ispirazione fascista e nazista avrebbe curato i suoi mali. Entrambe queste correnti erano convinte che il rischio maggiore per la Francia e l’Europa fosse il contagio bolscevico e che soltanto la Germania avesse i mezzi per estirpare il male.
Fra queste due correnti vi erano divergenze che sarebbero diventate, col tempo, sempre più palesi. Ma il prestigio nazionale del maresciallo Pétain le persuase, per almeno due anni, a lavorare insieme. La collaborazione divenne più difficile grazie alla evoluzione della guerra. L’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, nel giugno 1941, liberò i comunisti francesi dalla condizione equivoca in cui avevano vissuto sino a quel momento. Non più costretti a tenere conto dei rapporti d’amicizia che il Patto Molotov-Ribbentrop dell’agosto 1939 aveva creato fra il Reich e l’Urss, poterono schierarsi risolutamente contro l’occupante. Cominciarono allora gli attentati, i boicottaggi, le operazioni di guerriglia e, naturalmente, le rappresaglie tedesche: un meccanismo che ebbe l’effetto di ingrossare gradualmente le file della Resistenza.
La Germania intanto cominciava a registrare in Russia e in Africa del Nord le sue prime sconfitte. Stalingrado ed El Alamein persuasero parecchi collaboratori di Vichy a staccarsi dal regime per riporre le loro speranze nelle Forze francesi libere del generale de Gaulle. Nel campo filo tedesco accadeva esattamente l’opposto. Ormai legati alla sorte del regime, i più accaniti collaborazionisti si battevano anche e soprattutto per se stessi. Si costituì una Divisione Charlemagne, composta da volontari che combatterono sul fronte russo e più tardi a Berlino durante gli ultimi giorni del Reich. Nacque il 30 gennaio 1943 una Milice française che aveva per compito principale la caccia ai resistenti. Nell’ultima fase del regime di Vichy si combatté in Francia una guerra civile, simile per molti aspetti a quella che si combatteva negli stessi mesi in Italia.