Corriere della Sera, 31 ottobre 2015
Inter-Roma, prove di scudetto. Le sfide parallele di Mancini e di Garcia
Mancini ha ben chiaro qual è, cos’è e quanto vale l’Inter. La Roma non è l’esame di maturità per il diploma d’alta quota dei nerazzurri. «Non è una gara decisiva, un po’ d’autostima l’abbiamo. Però non c’è consapevolezza al 100 per cento delle nostre possibilità e una vittoria potrebbe regalarcela».
Il tecnico cerca certezze, non tutto nell’Inter funziona. La miglior difesa del campionato con appena 7 reti incassate dovrà reggere l’urto dell’attacco giallorosso, il più prolifico della serie A, andato a segno 25 volte: due reti e mezzo a partita. È proprio il reparto offensivo a preoccupare Mancini e non è da escludere un turno di riposo per il capitano Mauro Icardi, tornato al gol (su gentile concessione di Ljajic) martedì sera a Bologna. L’argentino, appena tre centri, è un caso e soprattutto non si intende con Jovetic. «Sono in difficoltà è vero, ma non giocano insieme da tanto». E segnano troppo poco, come l’Inter che solo alla seconda giornata contro il Carpi è riuscita a realizzare due reti. Icardi si è difeso, «in fondo ho fatto tre gol su quattro palloni che mi sono arrivati». Mancini però la vede diversamente, magari lo dice con il sorriso, ma lo dice. «Icardi, come tutti gli attaccanti in genere, tende a trovare scuse per giustificare un periodo senza reti. Lo facevo anch’io. Una volta arrivano pochi palloni, un’altra non sono i movimenti giusti o le situazioni adatte». Quando è stato a disposizione, il bomber è sempre andato in campo, ma il dubbio di scombinare i piani e lasciarlo a sedere stasera contro la Roma è fortissimo.
L’intesa con Jovetic non c’è e Mancini di alternative ne ha. Prima tra tutte Ljajic, partner più gradito a Jo-Jo. Nella loro ultima stagione a Firenze chiusero con 24 reti. «A Bologna Ljajic è stato tra i migliori. Altruista sul gol, ha appoggiato a Icardi un pallone che molti attaccanti avrebbero calciato, cercando di segnare. Bravo in copertura quando siamo rimasti in dieci per l’espulsione di Melo».
Mancini non è certo tipo da farsi intimorire, ma decidere di lasciare fuori l’ex capocannoniere e capitano dell’Inter in una sfida importante come quella con la Roma è una scelta zavorrata da mille dubbi. Eppure il tarlo c’è, perché Icardi o no, al tecnico importa solo «essere lì a fine novembre quando avremo giocato con tutte le grandi, anche con il Napoli».
Contro la Roma, cui Mancini invidia Dzeko («è l’uomo più pericoloso e finirà in doppia cifra»), l’Inter potrà fare la sua partita d’attesa, migliorando l’approccio: «Non facciamo apposta a buttare il primo tempo. Questa sarà una gara logica, non possiamo pensare solo a difenderci. Alla Roma non si può concedere campo, ma non partiamo svantaggiati, loro vanno bene, ma anche noi».
Davanti il ballottaggio Icardi-Ljajic, in mezzo l’assenza dello squalificato Melo dovrebbe indurre l’allenatore (espulso anche lui a Bologna, ma se l’è cavata con una diffida) ad affidarsi ancora a Kondogbia. Il francese, mai brillante fin qui, con Medel dovrà essere la diga contro il centrocampo più forte della serie A. Se regge, l’Inter nella notte di Halloween dovrà gettare la maschera e candidarsi ufficialmente allo scudetto.
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Rudi Garcia, un anno fa, fu spellato vivo per aver detto che la sua Roma avrebbe vinto lo scudetto. I giallorossi uscivano dall’arbitraggio di Rocchi, che, versione di parte ma non del tutto falsa, convalidò tre gol irregolari su tre alla Juventus nello scontro diretto. Era anche un tentativo di sollevare l’umore di un gruppo che – la sintesi fu di Francesco Totti – pensava «tanto non ci faranno mai vincere».
In ogni caso, dopo quella esperienza, la scaramanzia ha preso il posto della psicologia e ieri Garcia ha mantenuto il basso profilo che, in questa stagione, si è imposto come regola di vita. Gli chiedono: chi è la favorita per lo scudetto? Risponde: «Non sono bravo in questo gioco, vedremo alla fine della stagione. Meglio Napoli o Inter? Non so rispondere. Sono due buone squadre, ma non dimentico le altre che sono in alto in classifica e nemmeno la Juventus».
Da francese «romanizzato», però, accetta di confrontare la sua esperienza precedente con quella che ha trovato qui, dove il calcio ha mille sfumature, anche sociali, e Inter-Roma o Milan-Roma sono anche la partita della città che si sente capitale morale ed economica e quella che, in fondo, si sente capitale del mondo per la sua storia millenaria: «In Francia non esiste una cosa simile. Da noi è Parigi sopra a tutti, ma anche tutti contro Parigi. A volte in modo carino, a volte meno. È vero, Milano è una potenza economica, ma noi ci occupiamo solo di calcio e vogliamo portare in alto i colori della Roma e di Roma perché conosciamo il prestigio di questa città. Se nel nostro piccolo potremo dare ancora più luce a una città che non ne ha bisogno, saremo contenti».
Daniele De Rossi si è allenato con il gruppo, è stato convocato, è partito con la squadra per Milano e oggi dovrebbe essere in campo. Farà un ultimo provino nel pomeriggio, ma vuole esserci. Dalla sua presenza dipende molto. Con DDR in campo è probabile rivedere la squadra che ha battuto la Fiorentina in trasferta: Florenzi terzino, Salah e Gervinho nel tridente con Dzeko ma pronti a dare una grande mano anche in fase difensiva. Senza DDR, invece, Florenzi potrebbe avanzare, lasciando il posto in difesa a uno tra Maicon («Può benissimo giocare due gare di fila – ha detto Garcia —, il problema è farne tante consecutive») e Torosidis.
Se l’Inter ha il problema di non concedere punizioni a Pjanic (ne ha segnate 4 delle ultime 8), la Roma ha quello dei saltatori nerazzurri sui corner. Mancini può schierare una batteria aerea mostruosa: Santon, Miranda, Juan Jesus, Kondogbia, Perisic e Icardi; Jovetic e Guarin sono comunque un metro e 83. De Rossi è fondamentale anche per dare una mano a Manolas, Ruediger e Dzeko sulle palle alte.
La differenza reti dice Roma +13 e Inter +3, ma la classifica è chiara: i punti di distacco sono solo due. L’Inter vince se finisce 1-0 e la Roma se si segna di più? «I numeri dicono così, l’Inter è ben organizzata, prende pochi gol e le basta farne uno per trasformarlo in 3 punti. Ma noi abbiamo le nostre certezze e giocheremo come sempre. Per vincere».