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 2015  ottobre 31 Sabato calendario

Disoccupazione in calo, consumi in crescita: buone notizie per il nostro Paese dall’Istat. Mattarella: «L’Italia non è un malato incurabile»

Le famiglie italiane sconfiggono (per ora) la crisi cinese e dei paesi emergenti. I consumi interni – specie quelli di beni durevoli come auto ed elettrodomestici – continuano a trainare la ripresa dell’economia e, sommati a Jobs Act e decontribuzione sulle nuove assunzioni, limano un altro decimale alla disoccupazione. A settembre il tasso è sceso all’11,8%, lo 0,1% in meno del mese precedente e cala anche quella tra i giovani. Si tratta del terzo calo consecutivo e del livello più basso da gennaio 2013. «Il Jobs Act funziona», ha twittato il premier Matteo Renzi. I dati ha ammesso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella «sono incoraggianti anche se bisogna essere cauti». Aggiungendo: «L’Italia non è un malato incurabile».
Le cifre di settembre fotografano in effetti un quadro ancora in chiaroscuro: il miglioramento si spiega con il calo delle persone che cercano un lavoro (53 mila in meno), mentre gli occupati sono 36 mila in meno di agosto. Nei primi nove mesi dell’anno però il bilancio è ampiamento positivo con 200mila posti in più e 90mila disoccupati in meno. «Merito in parte di Job Acts e decontribuzioni visto che la ripresa iniziata a gennaio, come accade sempre, farà sentire davvero i suoi effetti sul mercato del lavoro solo sei-nove mesi dopo l’avvio», spiega Francesco Daveri, professore di Economia alla Cattolica di Piacenza.
L’Italia può comunque tirare un sospiro di sollievo. «Il Pil – l’ha ribadito ieri il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan – va meglio delle stime». Il timore che le fibrillazioni di Pechino e dei Brics potessero soffocare sul nascere i timidi germogli di rilancio dell’economia non si è finora concretizzato. Anzi. Persino la Banca d’Italia – di solito prudentissima – ha ammesso che la crescita di quest’anno potrebbe essere «lievemente» superiore allo 0,7% previsto fino ad oggi. Rimaniamo a cifre da prefisso telefonico e il progresso è «moderato», come sottolinea l’Istat. «Ma il fatto che a sostenere il segno più siano le famiglie permette di guardare con ottimismo al futuro», dice Gregorio De Felice, capo economista di Intesa SanPaolo.
Il barometro nelle case degli italiani sta tornando verso il sereno più rapidamente dei numeri delle statistiche. La fiducia è ai massimi dal 2003, il numero di persone che tagliano le spese alimentari per far quadrare il bilancio è sceso dal 62% al 56%. «I consumi sono saliti in sei mesi dello 0,6%, il primo passo avanti dal 2010 – conferma De Felice -A spingerli è l’aumento del reddito disponibile dell’1%, legato in parte agli 80 euro». I portafo- gli si stanno riaprendo soprattutto per quegli acquisti rinviati per anni tanto che le vendite di beni durevoli sono in aumento del 9,2%, trainate soprattutto da quattroruote ed energia «come accade sempre a inizio del ciclo», spiega Daveri.
I tassi ai minimi storici grazie alla politica monetaria accomodante di Mario Draghi hanno regalato un sorriso persino al mercato immobiliare, crollato senza rete negli ultimi sei anni. I prezzi, per ora, sono ancora in calo con un – 3,5% medio per il paese da inizio anno. Il numero delle compravendite è però in deciso aumento (+8%) e i mutui concessi a settembre dalle banche sono balzati del 92%. A guadagnare sui rendimenti dei titoli di stato finiti sotto zero sono pure le casse dello stato: la bolletta per gli interessi sul debito pubblico è scesa dagli 84 miliardi del 2012 ai 69 che dovremo sborsare quest’anno, con un risparmio di 15 miliardi.
Il vero tallone d’Achille della ripresa, almeno fino a questo momento, è la prudenza con cui si stanno muovendo le imprese, scottate da un lungo periodo di crisi in cui la produttività è calata del 25%. Nessuno vuol fare il passo più lungo della gamba. E gli investimenti secondo le stime di Intesa San Paolo, cresceranno quest’anno solo dell’1%. Una spiegazione però c’è: molti impianti escono dalla crisi con un utilizzo delle loro potenzialità molto ridotto. E gli imprenditori puntano per ora a far funzionare le macchine a pieno regime prima di avventurarsi in rinnovi e migliorie. Magari sfruttando le agevolazioni previste nella prossima legge di stabilità. Stesso discorso per le assunzioni. In questo primo squarcio di sereno, molte aziende stanno approfittando dell’aumento degli ordinativi per far rientrare i dipendenti in cassa integrazione o dalle formule di solidarietà prima di cavalcare l’onda delle decontribuzione per i neo-assunti. Il mercato del resto cresce per l’industria ancora a strappi. L’export è balzato del 5% a giugno, poi ha iniziato a segnare il passo causa frenata cinese. E oggi a correre sono soprattutto le vendite verso gli Usa. Se, come sembra stia avvenendo, la situazione a Pechino si stabilizzasse, anche la manifattura potrebbe iniziare presto a dare un contributo più consistente alla “ripartenza” dell’Italia.