la Repubblica, 31 ottobre 2015
Roma chiama Milano: Renzi nomina a sorpresa nuovo commissario per la Capitale il prefetto ambrosiano Francesco Paolo Tronca. Una staffetta tra Expo e Giubileo
Due telefonate per scegliere subito il commissario ed evitare nuovi colpi di scena che in Campidoglio non sono mancati. «Ho chiamato Gabrielli e Cantone. Abbiamo pensato insieme che fosse l’uomo giusto al posto giusto», racconta Matteo Renzi annunciando il dopo Marino. Un colpo di spugna immediato, una stagione da mandare in archivio al più presto. Sui titoli di coda, il premier si dice contento anche per il risultato portato a casa dal presidente del Pd Matteo Orfini: «Le firme ci sono tutte, come aveva detto lui», è il suo riconoscimento.
Francesco Paolo Tronca lascia la prefettura di Milano e si trasferisce a Roma impugnando il testimone di un’ideale staffetta tra Expo e Giubileo. «Tronca ha fatto benissimo all’Esposizione. Ricordiamoci dove siamo partiti. Sembrava che ogni giorno dovesse essere funestato da una tangente e un’inchiesta. Bene, è stato un successo clamoroso», ripete il premier. La decisione ha quindi l’obiettivo di replicare il buon esito della manifestazione milanese e di tacitare o perlomeno di rendere inefficace la futura campagna dei 5stelle che secondo tutti i sondaggi a Roma sono largamente in testa a Roma e possono conquistare il Campidoglio con un Pd ridotto, oggi, ai minimi termini. Ecco perchè giusto ieri Renzi posta su Facebook una celebrazione dei successi milanesi aggiungendo l’attacco a Grillo: «E pensare che lui profetizzava il disastro e sponsorizzava l’annullamento di Expo». Adesso Renzi dice che la nomina di Tronca è «solo il primo segnale del dream team per la Capitale di cui avevo parlato». Perchè la scommessa è riuscire, con l’Anno Santo, a fare il bis di Milano: in termini di immagine e di efficienza.
Tronca è nato a Palermo 63 anni fa ma vive da tempo al Nord. La decisione è caduta su di lui proprio per un’idea legata all’Expo. Dei due anni e poco più di esperienza milanese resta infatti l’iniziativa che probabilmente l’ha portato a Roma: il cosiddetto “Modello Milano”. Insieme con il suo staff, Tronca ha messo a punto le cosiddette «interdittive antimafia dell’Expo». Nel suo quartier generale in corso Monforte confluivano i dati raccolti nei cantieri da una squadra mista, di tecnici e investigatori, e venivano analizzati. Il risultato è che circa settanta aziende hanno smesso di lavorare con gli appalti pubblici sulla base di un semplice concetto: «Io Stato scelgo con chi lavorare e se tra i soci dell’azienda, tra i frequentatori dei cantieri, tra gli operai c’è qualche cosa che non mi convince, perché ci sono pregiudicati, o per disordine nei conti, ti estrometto ». Concetto duro, che ha portato a vari ricorsi, vinti però dalla prefettura.
Lo scambio d’informazioni istituzionali tra il prefetto e il procuratore e con le forze dell’ordine, ha funzionato dando vita a un evento lontano dalle cronache giudiziarie, che ha avuto un’eco mondiale avvalorando, secondo Renzi, la sua convinzione: se in Italia si vuole cambiare, si può. Tronca allora, per usare le parole di Cantone, sarebbe «l’anticorpo » di Milano che serve a vaccinare il Giubileo di Roma, e non solo il Giubileo.
Funzionario di poche parole, appassionato di diritto pubblico e storia medievale, Tronca ha fatto sentire la sua presenza durante qualsiasi emergenza, ha avuto contrasti con il sindaco Giuliano Pisapia sulla trascrizione dei matrimoni omosessuali. Alla prima della Scala s’è fatto notare per un fatto inconsueto. Lui e la moglie, a fine rappresentazione, non hanno mai mancato di andare a San Vittore, dove vengono organizzate le dirette video per portare «il centro» e l’arte dentro una periferia della periferia com’è un istituto di pena: mischiati a detenuti e agenti, i Tronca mangiavano il cibo preparato nelle cucine delle celle, e solo alla fine tornavano ai party del dopo teatro.
Il commissario, scelto anche con Orfini e con il ministro dell’Interno Alfano, avrà il compito di far calmare le acque della politica, traghettare la città fuo- ri dalle difficoltà, gestire l’Anno santo. Ma il Pd, se vuole avere qualche chance di recuperare, non può fermarsi. In molte città che vanno al voto in primavera sono già fissate le date delle primarie: in alcune è il 7 febbraio, ma in altre è addirittura il 13 dicembre. Non c’è molto tempo. A Palazzo Chigi escludono la candidatura di ministri del governo Renzi. Vale per Marianna Madia, Paolo Gentiloni e anche per Beatrice Lorenzin. La suggestione di una corsa di Alfio Marchini (esclusa da Orfini) che abbracci un arco che va dai dem al centrodestra ex berlusconiano è legata solo alle due firme decisive messe ieri sotto la lettera collettiva dei consiglieri dimissionari. Ma Renzi non ci crede, anzi sa già che Marchini sarà il candidato del centrodestra, magari maldigerito dai partiti di quel campo, «però anche se non ha un filo, la destra si ricompatterà per farci male», dice il premier. Si potrebbe puntare a un candidato civico di sinistra come Alfonso Sabella, a oggi il nome preferito di Orfini. Di sicuro Sabella è nel dream team dei subcommissari (ovvero gli assessori di Tronca) insieme con altre due certezze: il presidente del Coni Giovanni Malagò e l’ex Expo Marco Rettighieri, al quale verrà affidata la grana dei trasporti pubblici.