Corriere della Sera, 31 ottobre 2015
«Avere quaranta anni significa guardare al futuro, non al passato». Intervista a Kate Winslet
«Quando ero una ragazza, tutti, anche gli amici, mi chiamavano Rose per via del mio personaggio in Titanic. Mai avrei pensato che i miei primi quarant’anni mi avrebbero portato tante soddisfazioni», dice Kate Winslet. Per lei il Festival di Londra (dove ha presentato Jobs accanto a Michael Fassbender) è stato un successo pari a quello di Toronto dove ha scherzato dando lezioni di haute couture: in The Dressmaker interpreta infatti Tilly, aspirante stilista ritornata da Parigi in cerca di rivalse nel villaggio australiano che l’aveva accusata ingiustamente di atti criminali.
La diva è orgogliosa dei suoi 40 anni compiuti lo scorso 5 ottobre e attraversa un periodo felice anche nella vita privata dopo il suo matrimonio con il musicista Ned Rocknroll dal quale ha avuto il terzo figlio Bear. Dopo Mia (dal regista Tim Threapleton) e Joe (da Sam Mendes).
La sua sembra una vita movimentata, proprio come quella della sua bizzarra Tilly...
«Ho sempre condotto una esistenza normale e poco importa che qualcuno ironizzi sul fatto che ho avuto tre bambini da uomini diversi. Il ruolo di madre è il baricentro della mia quotidianità. I miei figli sono sempre stati e cresciuti con me. Lontani da Hollywood, nella mia Inghilterra dove sto benissimo. Non è necessario vivere negli Usa per lavorare, è meglio stare altrove, con i propri bagagli e la cultura d’origine».
Una carriera consacrata anche dall’Oscar per «The Reader»...
«E ora mi aspetta un film sulla modella di Vogue, Elizabeth Lee Miller. Mi piacciono molto le biografie, Lee è stata una grande donna, ha collaborato con Picasso e Man Ray, ha raccontato con le sue foto e i suoi reportage le atrocità della Seconda guerra mondiale».
Come concilia gli impegni cinematografici con la vita privata?
«Cancello l’attrice quando sto con i miei due piccoli e con la primogenita, che, non posso crederci, è una signorina di quindici anni. Vivere con un musicista è stimolante perché chi fa musica è un artista, noi attori non sempre lo siamo al servizio del regista».
Cancella anche la vera Winslet quando sceglie un ruolo?
«Sempre: entro in un personaggio, nella sua anima e fisicità. Il cinema mi offre identità che nulla hanno a che fare con me stessa».
In «Jobs» è irriconoscibile. Ci racconti il suo personaggio Joanna Hoffman.
«Ho lavorato bene con Michael Fassbender, un attore che prediligo, e con l’appassionato regista Danny Boyle. Il film mi piace anche perché analizza un rapporto di amicizia e collaborazione, senza altri interessi, tra un uomo e una donna. Joanna credeva nella complessa personalità di Steve. La famiglia di Jobs non ci ha aiutato, è assente nel film la figura di sua moglie».
In «The Dressmaker» invece lei conquista un uomo più giovane, dà lezioni alle bigotte del villaggio…
«Però, poi, le ho tutte di fronte alla mia porta per avere un abito… Come me, questa donna degli anni 50 è in anticipo sui tempi con la sua autonomia, la sua indifferenza ai pettegolezzi. Sì, la moda mi piace, ma non eccedo accettando contratti che mi tramutano in un poster. Prima di scegliere un vestito per un tappeto rosso metto un bello smalto sulle unghie e poi, a volte, scelgo una mezza taglia in più».
Ormai le capita di recitare con attori senza la sua esperienza…
«Come Liam Hemsworth... Anche nella vita mi capita di avere amici nati anni dopo di me».
Tra i divi delle nuove generazioni chi predilige?
«Ammiro molto Carey Mulligan, abbiamo attrici e attori inglesi bravissimi, sono fiera che stiano a Londra e abbiano conquistato in massa Hollywood».
Era il ‘97 quando nel mondo esplose il fenomeno «Titanic». Si sente con DiCaprio?
«Resto amica di Leo e gli dico sempre che dovrebbe crearsi una famiglia. Mi piacerebbe ritrovarlo sul set, ma ha scelto di non interpretare Jobs. Prima o poi accadrà. Avere quaranta anni significa guardare al futuro non al passato».