Corriere della Sera, 31 ottobre 2015
Tra rock e moda. Intervista ad Alessandra Facchinetti, stilista di Tod’s
Oggi ai tacchi preferisce il mocassino. Alla gonna svolazzante un paio di jeans. E alle bluse di chiffon una camicia bianca. Alessandra Facchinetti non è più quella di ieri e con ogni probabilità non sarà la stessa domani. La sua banda di giovani donne con personalità ora suona «il» Tod’s. Un ritmo nuovo per lei e per la griffe: video e immagini, a puntate, per raccontare le storie di quindici ragazze con personalità, un po’ Rolling Stone e un po’ Florence Machine: Langley Fox Hemingway (illustratrice e modella), Quentin Jones (film maker, illustratrice), Chelsea Tyler (artista e musicista), Tea Falco (artista e attrice), Mae Lapres (modella), Lizzy Jagger (modella e attrice), Polly Morgan (artista), Louise Gummer (modella), Giulia e Camilla Venturini (creative), Antonine Peduzzi (designer), Julia Restoin Roitfeld (modella e art director), Cora Corre (modella, studentessa), Chloe Norgaard (modella) e Sonia Sieff (fotografa).
In molti se lo chiedevano: come mai la primogenita di Roby Facchinetti dei mitici Pooh non ha mai affrontato il tema musica&moda?
«Non è successo. Poi qualche mese fa ne parlai con Diego Della Valle ed è scattata la scintilla – risponde Alessandra Facchinetti —. Ho capito che poteva essere l’occasione per raccontare di un mondo che conosco bene, quello on the road, fatto di tour e notti che terminavano sempre con lo stesso interrogatorio di papà: quale è la canzone che vi è piaciuta di più?».
Viva il rock, abbasso il perbenismo, allora?
«Non è una storia rock, ma un atteggiamento rock che è nell’aria. Legarlo a Tod’s è stata una bella sfida. Ho lavorato sulla chitarra, mi sono divertita a ripescare vecchie immagini, poster, con l’idea di stampare le foto come manifesti da concerto. Ho ironizzato con il linguaggio nostro fatto di artigianato e pezzi senza tempo. Classici, sicuramente. Ma perché, la musica non lo è?».
Una bella svolta.
«Dalla tradizione verso qualcosa di più trasversale, a contatto più diretto con la strada ma sempre in armonia con i codici del gommino».
Lei usa spesso le parole tribù e personalità, non è un controsenso?
«La band come idea di aggregazione, tribù e poi le ragazze ognuna con la propria personalità. Così ho chiesto loro di portare sul set le cose che amano del loro guardaroba. E una volta al lavoro ho dato loro la possibilità di scegliere gli abbinamenti che fosse anche solo la Wave (la nuova borsa di stagione, già fra l’altro scelta, neanche a farlo apposta, da molte celeb della musica ndr ) nel colore o del pellame o delle dimensioni (tre in tutto) che più sentivano loro. O i mocassini. Ho poi mescolato pezzi di questa stagione ma anche delle passate per sottolineare il senza tempo di certi oggetti della tradizione Tod’s. È stato un esperimento molto interessante perché l’amalgama di mondi apparentemente diversi ha portato a immagini e look molto contemporanei. E veri. Abbiamo perfino evitato i ritocchi in post produzione!»,
Perché questa esigenza di «verità» ora?
«Perché noi parliamo sempre di realtà, ma restiamo in un sistema dove tendiamo a costruire altro. C’era bisogno di interrompere quell’equilibrio dissonante. Certo con Tod’s è stato più facile perché non è una griffe modaiola ma un marchio riconoscibile da sempre per i suoi codici, che siano il gommino o la borsa selleria, e che si mantengono tali anche se indossati da donne culture, storie, personalità diverse».
Cosa l’ha colpita di questa nuova generazione di ragazze?
«L’istinto».
Lei parla sempre anche di percezione. Che nella moda è?
«Più che guardare gli abiti, l’atteggiamento delle persone. Lo stile di vita. Sono diventata più fisica e intima. Mi piace osservare l’atteggiamento, il come si portano le cose. È un discorso personale. E di emozioni».
Le piace il caos creativo che regna ora?
«È come se ognuno avesse deciso di rinchiudersi nel proprio mondo, per non farsi influenzare da nulla e da nessuno. Forse prima ci guardavamo troppo l’uno con l’altro. Oggi ci si concentra sui propri codici, sul proprio mondo, e si fa quel che si crede sia più giusto per se stessi. Come stiamo facendo da noi in Tod’s. E per farlo possiamo usare anche linguaggi di rottura».
Lei pronuncia spesso la parola «romantica», mai sexy e sensuale e femminile.
«In passato citavo spesso la femminilità ma adesso non la sento più come termine».
La femminilità oggi cos’è?
«Semplicemente una camicia un po’ più aperta, un jeans e un mocassino. La sintesi più facile tra il maschile e il femminile».
Niente più tacchi?
«Da mattina a sera flat. Lo trovo più moderno, naturale e disinvolto».
Moderno oggi invece è?
«Non seguire la moda. Libere interpretazioni che sono forme di distinzione. Mix di messaggi. Come quelli della nostra band».
All’ultimo concerto dei Pooh ci sarà?
«In prima fila». In mocassini, naturalmente.