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 2015  ottobre 31 Sabato calendario

Quando nel cervello arriva un nuovo ricordo, i neuroni devono "fargli spazio": queste le conclusioni di un affascinante studio pubblicato su "Science"

Per quanto possa sembrare strano, noi non conosciamo ancora quasi niente su dove e come sono conservati i nostri ricordi, che costituiscono per noi un patrimonio inestimabile. Sappiamo che prima si fissano per breve tempo in un organo chiamato ippocampo, dove durano per secondi o minuti. Una parte di quelli si fissano poi per sempre o quasi, e costituiscono il tesoro delle nostre conoscenze. È di questo secondo tipo di ricordi, detti a lungo termine, che non conosciamo la sede e il meccanismo di immagazzinamento, anche se tutti siamo conviti che ciò avvenga nella nostra corteccia cerebrale e consista essenzialmente nell’allacciamento di nuovi contatti, detti «sinapsi» fra una specifica cellula nervosa, neurone, e tutte le altre. Ma come si formano questi nuovi contatti nervosi? Forse cominciamo a capirlo. La rivista Science pubblica una notizia estremamente interessante, ripresa da una comunicazione al Congresso Mondiale di Neuroscienze in corso negli Stati Uniti. I neuroni sono normalmente circondati da una fitta rete di molecole, prevalentemente proteine e zuccheri, che fu già notata alla fine dell’Ottocento dal nostro Camillo Golgi, ma di cui ignoravamo assolutamente la funzione, al punto di ritenerla un fenomeno irrilevante. Ebbene, si osserva oggi che intorno a una cellula nervosa che sta fissando un ricordo si viene a creare una sorta di buco in questa fitta rete. Il neurone che sta per immagazzinare un ricordo, attraverso la formazione di nuovi contatti, si viene a trovare rela-tivamente libero dalla rete di proteine e zuccheri che lo circondava fino a un attimo prima, e che continua a circon-dare tutti gli altri neuroni! La notizia appare clamorosa per l’importanza dell’argomento e per l’abbondanza delle indicazioni sperimentali, seppure indi-rette, che appaiono sostenerla. Intanto la rete di proteine e zuccheri che circonda i neuroni, detta Pnn, che sta per perineneuronal network, è piuttosto stabile, 180 minuti in media, che rappresenta un’eternità per un topo, l’animale nel quale sono condotti gli esperimenti in oggetto, mentre per esempio le proteine che si trovano all’interno dei singoli neuroni vengono sostituite ogni poche ore. L’evidenza più diretta viene dalle osservazioni micro-scopiche: intorno al neurone che si pre-sume stia per immagazzinare un ricordo a lungo termine si osserva una tempora-nea rarefazione della rete Pnn, un vero e proprio buco. Se si impedisce la forma-zione di un buco, si pregiudica l’appren-dimento del ricordo in oggetto, mentre se si distrugge un buco già formato, si cancella il corrispondente ricordo, per esempio negativo. Altera-zioni della rete si osservano in alcuni pazienti schizofrenici. La formazione dei buchi è rallentata nei problemi di apprendi-mento e esaltata nella creazione di ricordi allucinatori indotti dall’uso di certe droghe. Se tutto questo verrà confermato, si tratterà di un enorme avanzamento della conoscenza e di un indubitabile aiuto nel trattamento dei problemi della memoria, tanto ridotta che esasperata.