Corriere della Sera, 31 ottobre 2015
Telecom, gli altri soci francesi di Vivendi: «Noi giochiamo per conto nostro, e il nostro impegno nel gruppo è serio. Nessun accordo con Niel»
«Siamo rimasti sorpresi quando abbiamo saputo che Niel aveva costruito una posizione su Telecom Italia. È stata davvero una sorpresa, ma questo non cambia in alcun modo i piani di Vivendi». Arnaud de Puyfontaine non sembra preoccupato. Stupito sì, per l’incursione di Xavier Niel in Telecom Italia. Un francese che insidia un altro francese. Ma il ceo di Vivendi, che del gruppo telefonico è il primo azionista, resta concentrato e ribadisce di aver preso «un impegno di lungo periodo, vogliamo seguire e sostenere Telecom».
Sicuro che l’arrivo di Niel non cambia nulla per voi?
«Siamo investitori di lungo periodo e non abbiamo fatto quello che abbiamo fatto per conto di altri. Vogliamo ribadirlo ai soci, al management, al governo italiano che Vivendi è in Telecom per sostenere i suoi piani sulla banda larga e perché crediamo fortemente nella collaborazione tra compagnie telefoniche e media. Vogliamo essere parte dello sviluppo di Telecom e dell’Italia. Quello che sta succedendo non cambia la nostra visione e l’impegno su Telecom».
Quella di Niel è una mossa ostile?
«Preferisco non commentare, ma non vedo ostilità. Telecom Italia è un grande gruppo e la nostra mossa può aver innescato una nuova consapevolezza su questa azienda e altre persone hanno deciso di diventarne azionisti. È quello che penso».
Intende parlare con Niel?
«Non è previsto alcun incontro».
Vivendi è al 20% in Telecom, Niel al 15% ma qualcuno dice che avrebbe il 19%. Comprerete ancora?
«Siamo investitori di lungo periodo. Mai dire mai. Vediamo cosa succederà in futuro».
Vivendi è pronta a difendere Telecom da una scalata?
«Non vedo questo rischio, ma siamo davvero molto aperti. In Vivendi siamo incoraggiati dalla qualità della discussione e Vincent Bolloré tiene molto alla relazione che abbiamo costruito con tutti gli stakeholder di Telecom: governo italiano, dipendenti e management. Qualunque cosa possa accadere, come soci daremo il nostro contributo a sostegno di Telecom, un magnifico gruppo».
Ha parlato con Palazzo Chigi nelle ultime ore?
«Abbiamo colloqui periodici con il governo e discussioni in corso con diversi esponenti dell’esecutivo che hanno un interesse a costruire una buona relazione con Vivendi».
Anche con la Cassa depositi e prestiti avete un dialogo?
«Vogliamo avere un buon rapporto con la Cdp, capiamo la visione del governo e considero i vertici della Cassa degli importanti attori del mercato».
Vivendi ha il 20% di Telecom ma è fuori dal consiglio. Ora chiederete di entrare?
«C’è un’assemblea programmata per la primavera del 2017 per il rinnovo del board e non intendiamo muoverci in anticipo. Se il board chiederà a Vivendi la disponibilità a far entrare i suoi rappresentanti ci penseremo. Abbiamo un approccio amichevole, non forziamo nulla».
Ha già parlato con Recchi e Patuano dopo l’arrivo di Niel?
«Sì, abbiamo parlato e continuiamo a farlo. Come socio di Telecom ho chiesto informazioni sulla situazione. L’arrivo di un nuovo azionista riguarda la società ma si tratta comunque di una situazione che andrà chiarita, a cominciare dal modo in cui Niel ha costruito la sua posizione con i derivati».
Vivendi ha relazioni con Niel?
«Nessuna relazione speciale. In Francia c’è una grande mercato della pay-tv, che gli spettatori vedono attraverso dei set-top-box, e con Free, come con altri, abbiamo un accordo commerciale per vendere la nostra offerta sui loro set-top-box».
Quindi nulla che possa riguardare Telecom?
«Confermo nel modo più assoluto che Vivendi non ha agito di concerto con Niel».
In chiave di consolidamento europeo potrebbe interessarvi una spartizione di Telecom?
«Non siamo un operatore di telecomunicazioni. Credo che ogni compagnia debba fare al meglio il proprio lavoro sul mercato domestico. Noi siamo focalizzati su Te lecom e non abbiamo secondi fini».
Cosa farà adesso Vivendi?
«Proseguiremo nelle discussioni, faremo i passi giusti e, come dicono gli inglesi, “we will walk the talk” (faremo quello che abbiamo detto, ndr ). Siamo investitori di lungo periodo, azionisti con mentalità positiva che intendono sostenere la strategia di Telecom ed essere percepiti come elemento positivo per il mercato. Il nostro prossimo passo sarà quello di mantenere questo slancio e prepararci per il futuro».
Vincent Bollorè la pensa allo stesso modo?
«Come ceo di Vivendi, di cui Vincent Bolloré è presidente, quando ci esprimiamo lo facciamo con una sola voce, a nome di Vivendi e di tutti i suoi azionisti».