Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  ottobre 30 Venerdì calendario

Ottima salute per la radio, che secondo uno studio rimane (dopo la tv) il secondo mezzo di comunicazione più usato dagli italiani (ben l’84% della popolazione sopra i 14 anni). Grazie alla sua flessibilità di accesso è popolarissima anche tra i più giovani, che ne fruiscono soprattutto sui nuovi dispositivi

In auto o con lo smartphone, in diretta streaming, dal sito web o in podcast. Volendo anche accendendo la Tv.
Resiliente, capace di entrare in sintonia con le nuove tecnologie, le più diverse fasce di età e i tempi della routine quotidiana, la radio resta – dopo la televisione – il mezzo di comunicazione utilizzato di più dagli italiani (84% della popolazione sopra i 14 anni). Ma è soprattutto il più amato dai giovani che ne fruiscono sì, ma quasi esclusivamente attraverso i nuovi device, gli smartphone, gli Ipad e “partecipano” alle community radiofoniche attraverso facebook e twitter.
Identikit e frequenza dei vecchi e dei nuovi radioascoltatori sono al centro dell’indagine “Come afferrare Proteo: la prima ricerca di base sulla radio” a cura di Gfk Eurisko e Ipsos presentata ieri mattina a Milano nella sede de Il Sole 24Ore.
Si tratta, ha affermato Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, «dei risultati della prima ricerca di base sulla radio, per cercare di capire chi, con che frequenza, perché e attraverso quali strumenti ascolta, appunto, la radio».
Resta altissima la percentuale di chi si classifica un “ascoltatore” (84% della popolazione totale, che comprende il tradizionale gap di genere, 88% gli uomini e 80% le donne).
In un giorno medio gli ascoltatori sfiornano i 35 milioni (+500mila in 3 anni) e la radio è giudicata il mezzo più credibile (54%), prima di stampa (50%), Tv (49%) e Internet (46%).
Ma a sorprendere è la popolarità tra i giovani e giovanissimi. La ascoltano il 92% dei teenagers (14-17 anni) e dei ragazzi tra 18 e 24 anni. Categorie che, nel 50% dei casi, negli ultimi 3 anni, sostengono di aver aumentato il tempo trascorso all’ascolto.
L’ascolto della radio coincide con la fruizione della musica online e anzi si rafforza. Il 90% di chi consuma musica digitale (circa un quarto della popolazione) ascolta anche la radio.
Ma come avviene l’ascolto?
Vince l’autoradio (79%), seguita da radio tradizionale (46%), cellulari e Smartphone (13%), Tv (10%), radio digitali (2%) e lettori mp3 (1%).
«In realtà – ha spiegato Nora Schmidt, di Ipsos – i nuovi device mostrano di aver favorito la creazione di nuove modalità di contatto e relazione con il pubblico, che si affiancano a quelle tradizionali: il 20% utilizza dispositivi classici e nuovi e la durata media di ascolto è di 149 minuti al giorno, che diventano 182 tra coloro che utilizzano entrambe le tipologie di dispositivo».
La radio, insomma, diventa sempre più personal media grazie alla flessibilità di accesso garantita dai dispositivi mobili, essenziali per i target giovanili: il 28% dei 14-17enni, il 20% dei 18-24enni e il 15% dei 25-34enni ascolta la radio tramite tablet e smartphone.
«La relazione digitale con gli ascoltatori è poliedrica – ha concluso Giorgio Nicastro di Gfk Eurisko –. I siti web diventano piattaforme aggiuntive di ascolto (l’8% della popolazione li visita e il 4% lo fa per ascoltare le radio in streaming). I social media sono il nuovo volto della tradizionale community radiofonica. Il 14% della popolazione visita le pagine Facebook delle radio o dei programmi e l’11% è amico di una radio su Facebook».