Il Sole 24 Ore, 30 ottobre 2015
Se gli ultimi dati sull’economia statunitense sono complessivamente positivi, il merito è di «una collaborazione tra esecutivo e Banca centrale che negli Stati Uniti non ha lasciato tutto il peso del superamento della Grande recessione sulle spalle della sola politica monetaria»
Se non fosse stato per la maggiore riduzione delle scorte dal 2011, la più grande economia del mondo sarebbe cresciuta del 3 per cento. Invece, l’economia americana è cresciuta “solo” dell’1,5% nel terzo trimestre dell’anno rispetto al trimestre precedente annualizzato, un’andatura più che dimezzata rispetto al precedente 3,9 per cento.
È un segnale d’allarme a cui la Casa Bianca e i suoi consiglieri economici devono guardare con apprensione? Non pare proprio. I consumi interni, che rappresentano il 70% dell’attività economica complessiva di beni e servizi, hanno mantenuto il passo, lievitando del 3,2%, sostenuti dai buoni livelli degli occupati e dagli incrementi dei redditi. Mentre l’export, frenato anche da un dollaro più forte e gagliardo, e gli investimenti, sia pubblici che privati, hanno segnato il passo.
L’occupazione ha registrato una leggera frenata, ma non desta preoccupazione soprattutto se guardata con ottica europea perché i 142mila posti di lavoro creati a settembre sono comunque un buon segnale. Anche i prezzi non corrono come dovrebbero verso l’obiettivo del 2%, ma l’inflazione, determinata nei rilevamenti dall’indice della spesa per i consumi personali, ha registrato una velocità di crociera non disprezzabile con un incremento dell’1,2%. Sostanzialmente si vede, nelle alterne vicende e oscillazioni del Pil tra un trimestre e l’altro, un trend positivo di crescita. Sono i frutti di una buona cooperazione tra la politica fiscale espansiva decisa dell’amministrazione Obama che non ha imboccato la via dell’austerità come invece fatto in Europa e della politica monetaria: Obama non ha lasciato sola la Fed, che pure non ha esitato a usare tutti i mezzi a disposizione compresi quelli non convenzionali. Una collaborazione tra esecutivo e Banca centrale che negli Stati Uniti non ha lasciato tutto il peso del superamento della Grande recessione sulle spalle della sola politica monetaria.