MF, 30 ottobre 2015
Viagra e Botox presto insieme? Pfizer e Allergan potrebbero unirsi e dar vita al gruppo più grande del mondo. Una fusione da 330 miliardi di dollari
L’ondata di m&a che ha investito il mondo pharma (nel 2015 sono stati annunciati accordi a livello globale per un totale di 850 miliardi di dollari) potrebbe proseguire. Due giganti del settore, il produttore del Botox Allergan, con sede in Irlanda, e l’americana Pfizer sono in trattativa per una possibile fusione che darebbe vita al gruppo più grande del mondo, con capitalizzazione di mercato di circa 330 miliardi di dollari.
Entrambe le società hanno confermato di avere avviato «trattative preliminari amichevoli», ma chiudere non sarà semplice. «Non c’è certezza che le discussioni portino a un’intesa né che si trovi un accordo sui termini dell’operazione», ha commentato in una nota Allergan. «Non è stato siglato un accordo e non è certo che le discussioni portino a un’intesa o ad accordi sui termini dell’operazione», ha fatto eco Pfizer.
Nel frattempo l’apertura delle trattative ha fatto bene al titolo Allergan, che nelle prime fasi della seduta di ieri a Wall Street guadagnava più dell’8%, per una capitalizzazione che è salita a 122 miliardi, così come potrebbe salire l’ammontare dell’assegno che Pfizer dovrà staccare. Proprio quest’ultimo fattore ha penalizzato il titolo del gruppo americano, che ha aperto in flessione del 2% circa per una capitalizzazione di poco più di 213 miliardi.
A Pfizer l’accordo fa gola, anzitutto perché Allergan ha sede in Irlanda e dunque gode di un regime fiscale significativamente più vantaggioso di quello americano (Allergan ha pagato un’aliquota del 4,8% l’anno scorso, contro il 25,5% di Pfizer).
Pfizer potrebbe sfruttare la cosiddetta tax inversion, ossia lo spostamento del domicilio fiscale all’estero tramite l’acquisizione di una società straniera, una pratica invisa dal governo americano. È dunque possibile immaginare problemi in fase di approvazione di un eventuale accordo da parte delle autorità di regolamentazione.
Secondo gli osservatori ci potrebbero essere anche altri problemi, innanzitutto sul prezzo: l’amministratore delegato di Pfizer, Ian Read, ha già messo le mani avanti e parlato di un calo dei prezzi delle azioni delle compagnie farmaceutiche rivali. Altri punti di disaccordo potrebbero essere la quantità di licenziamenti e stabilimenti da chiudere, il destino del numero uno di Allergan, Brent Saunders e, più in generale, la composizione della squadra manageriale della società che uscirebbe dalla fusione.
Poco chiari per il momento i dettagli di un eventuale accordo, ma è dato per scontato che sarebbe una delle fusioni maggiori dell’anno, se non la più grande, superando quella da 104 miliardi di dollari nel settore della birra tra Anheuser-Busch InBev e la rivale SabMiller. Pfizer di recente è stata molto attiva sul fronte delle acquisizioni: ha rilevato Hospira per 16 miliardi di dollari e l’anno scorso aveva cercato, senza successo, di comprare AstraZeneca nell’ambito di un accordo che avrebbe valutato il gruppo britannico a circa 120 miliardi di dollari.