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 2015  ottobre 30 Venerdì calendario

Marino e il Campidoglio, più che una tragicommedia è un Muppet Show. Per fortuna di Orfini, però, tra qualche ora il sipario è destinato a calare, per mano dell’opposizione. Peccato...

C’era una giovane donna con un cartello al collo «Marino, resisti!» ieri davanti alla sede del Nazareno dove Matteo Orfini e i 19 consiglieri comunali del Pd di Roma stavano guardandosi negli occhi come pugili suonati incapaci di prendere decisioni. Nel corso del pomeriggio sono arrivate altre due anziane signore a sostenere timidamente la protesta. Qualcuno di più si è affacciato nei giorni scorsi in piazza del Campidoglio domenica scorsa. Chi dice 500 sostenitori, chi azzarda mille. I fedelissimi di Orfini e Matteo Renzi sostengono che gran parte appartenessero ai circoli Pd sciolti dopo Mafia Capitale. Non abbiamo elementi. Con il beneficio dell’inventario, nessun altro a Roma è oggi disposto a spendere una buona parola sul sindaco protagonista da mesi di una tragicommedia che davvero non ha precedenti. Nessuno è arrivato al capolinea così isolato da chiunque, perfino sul piano umano. Tutto quel che è accaduto – dalle incertezze dopo Mafia Capitale, all’estate avanti e indietro con l’America passando per i ceffoni di Papa Francesco e arrivando alle mille gaffe dello scontrino-gate, ha segnato i tempi di uno straordinario Muppet show dove anche la fisiognomica ha avuto la sua parte. Straordinaria quella del sindaco-pupazzo, ma assai competitiva anche quella del commissario straordinario del Pd romano, Orfini. Fra i due è stata una gara di guitti all’ultimo respiro, e alla fine non si è nemmeno capito chi fosse riuscito a sbagliarne di più. La tragicommedia porta sicuramente la firma del piccolo D’Alema che si è convertito per strada folgorato dall’apparizione di Renzi. Però al suo braccetto Marino è riuscito a combinarne così tante che alla fine le regole classiche della politica sono venute meno. Se invece di Marino ci fosse stato qualunque altro primo cittadino in grado di fare meno gaffe e combinare meno disastri, ieri avremmo celebrato la fine della carriera politica di Orfini. Uno che ha fatto scudo al sindaco di Roma anche di fronte a Renzi, ha convinto il premier che si trattava di un cavallo di razza, e che ne aveva saldamente in mano le redini, lo ha difeso a spada tratta anche di fronte all’evidenza contraria, poi l’ha mollato senza avere nemmeno un perché (gli scontrini? Ridicolo. Due terzi della classe dirigente del Pd è nei guai per quello e non accade nulla), ha assicurato il lieto fine, è andato a cena con lui sicuro di averlo ricondotto alla ragionevolezza, e poi si è trovato spiazzato dalle dimissioni revocate. In quell’istante ci si sarebbe immaginati le dimissioni di Orfini contemporanee all’auto-rielezione di Marino. E invece nulla. Perchè le castagne del fuoco al Pd le toglieranno le opposizioni. Contro Marino, Renzi & c hanno le armi spuntate. Se lo sfiduciano, lui continua lo stesso. Per fare decadere il consiglio comunale e mandare tutti a casa non bastano i 19 recalcitranti consiglieri eletti nel Pd. Così ci penseranno Alfio Marchini e Giorgia Meloni, e forse chissà pure il Movimento 5 stelle: si dimetteranno tutti anche loro perché non possono nemmeno immaginare di passare come quelli che hanno salvato Marino, il sindaco più incapace che abbiano mai visto. Non se la sentirebbero di guardare in faccia i romani al solo sospetto. Una fortuna per Orfini. Un dispiacere per chi osservava quasi divertito da lontano: qualche ora ed è destinato a calare il sipario sul Muppet show...