la Repubblica, 30 ottobre 2015
Una città laica come Madrid può continuare ad allestire il presepe nella sede del Comune? Polemiche a non finire
MADRID. I madrileni potranno visitare anche quest’anno il presepe nel Palacio de Cibeles, sede del municipio? Basta il dubbio – ancora la decisione non è definitiva – per scatenare la polemica. La nuova amministrazione di sinistra, guidata da Manuela Carmena, considera che non tutti i cittadini si identifichino con la rappresentazione della nascita di Gesù, un simbolo indiscutibilmente religioso. Il Comune non è «patrimonio esclusivo» dei cattolici, per questo si starebbero studiando soluzioni alternative.
Poco importa che negli ultimi anni il presepe sia stato motivo di grande richiamo durante le feste natalizie: quasi 50mila visitatori lo scorso anno per quello napoletano del XVIII secolo, proprietà dei duchi di Cardona, grande successo anche nel 2013 per l’opera dello scultore Francisco Salzillo. Ma il record assoluto è stato stabilito nel 2013, con un altro presepe napoletano: circa centomila cittadini in coda per poterlo ammirare.
Fonti della giunta comunale negano che esista qualsiasi volontà di realizzare una crociata laicista. Anzi, lo stesso sindaco, attraverso il suo account Twitter, si è affrettata a diffondere un cinguettio tranquillizzante: «Questo Natale sarà per tutti e tutte. Chiaro che ci saranno presepi, cavalcate e altre tradizioni. A metà novembre offriremo i dettagli».
Marcia indietro o confusione? Non è chiaro se esistano pareri discordanti all’interno della coalizione sostenuta da Podemos. La giunta sta prendendo in considerazione la possibilità di rivedere la dislocazione delle iniziative pubbliche in occasione delle festività, anche con l’obiettivo di decongestionare in parte il centro storico, impraticabile da metà dicembre all’Epifania per l’enorme afflusso di gente. Così potrebbe essere ad esempio trasferito il presepe allestito di solito nella Plaza Mayor, già affollatissima per la presenza delle tradizionali bancarelle natalizie. Altri presepi verranno forse installati in quartieri popolari o in periferia, dove si svolgeranno anche sfilate dei Re Magi alternative a quella imponente (fino a un milione di partecipanti) che la sera del 5 gennaio invade le vie del centro. Resta il dubbio sul presepe in municipio. E tanto basta per scatenare l’ira dell’opposizione. Il Partito Popolare (che ha governato il Comune per un quarto di secolo prima del recente cambio della guardia) definisce questa eventualità come «ridicola e assurda», perché costituirebbe «un attacco alla fede di una maggioranza di madrileni». La portavoce di Ciudadanos critica quello che ritiene «un ulteriore esempio della politica proibizionistica» della giunta attuale.
Madrid non è la prima città dove si sia acceso un confronto di questo tipo. In Italia sono decine i Comuni che ospitano il presepe all’interno delle installazioni municipali, ma non è raro che un cambio di amministrazione segni anche una rottura con la tradizione. A Milano, ad esempio, la destra non perde occasione per denunciare «l’allergia di Pisapia» per il presepe, che da anni non viene più installato nel cortile di Palazzo Marino. Anzi, lo scorso anno si era anche diffusa la voce di un divieto comunale per la realizzazione di presepi nelle scuole, cosa che poi è stata nettamente smentita dalla giunta municipale.
E in Francia, la battaglia per la rappresentazione della natività è finita davanti a un tribunale amministrativo, quello di Montpellier. Che alla fine ha respinto il ricorso della Ligue des droits de l’homme per la «violazione del principio di laicità», dando ragione al combattivo sindaco di Béziers, l’ex segretario generale di Reporters sans Frontières Robert Ménard. Che promette, per il prossimo Natale, un presepe ancora più grande.