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 2015  ottobre 30 Venerdì calendario

L’imbottigliamento, il cibo in scatola e il resto. Sono tutte risposte alla domanda: come far mangiare un esercito?

«L’esercito cammina non sulle sue gambe ma sul suo stomaco» diceva Napoleone. O, almeno, glielo hanno fatto dire. In realtà Napoleone del cibo dato ai soldati si preoccupava poco. A darsi molto da fare nell’era moderna è stato, invece, il Pentagono che investe massicciamente sulla ricerca di cibi trattati capaci di durare più a lungo, di resistere agli sbalzi di temperatura e di risultare gustosi per le truppe.
   Sforzi più che comprensibili da parte di un esercito che deve alimentare centinaia di migliaia di soldati, spesso in condizioni estreme. Più discutibile la tendenza a trasferire le innovazioni studiate per le razioni militari ai cibi che troviamo nei supermercati: dall’intera gamma dei prodotti in scatola a tutte le carni «ristrutturate», ai cracker, alle barrette energetiche, a snack popolari negli Usa e anche in Europa come i «Cheeto» e i «Goldfish», buona parte dei cibi industriali ha una derivazione militare.
In questi giorni provoca scalpore il monito dell’Oms sui rischi connessi all’abuso di carni e, soprattutto, di insaccati. Non molto di nuovo: dei pericoli si sapeva, il consumo eccessivo va evitato, ma, soprattutto, dovremmo imparare a chiederci come un cibo è stato preparato, con quali sostanze chimiche è stato trattato.
   Senza scandalizzarsi e senza demonizzare nessuno: guerre ed esigenze militari hanno sempre stimolato l’innovazione tecnologica. Internet nasce come rete di comunicazione militare, la ricerca sulle auto elettriche all’inizio l’ha promossa il Pentagono. Nulla di strano se è successo anche per il cibo. E Anastacia Marx de Salcedo, nutrizionista che ha dedicato un libro, Combart-Ready Kitchen, a questo fenomeno, riconosce che dall’imbottigliamento all’uso delle lattine (iniziato durante la Guerra Civile americana), spesso i militari hanno fatto progredire l’alimentazione in modo positivo.
   È tutta questione di circostanze e di misura: formaggi disidratati, cibi compressi per uccidere i batteri, buste di plastica sotto vuoto hanno senso per i militari e sono serviti a sfamare popolazioni sopravvissute a cataclismi, carestie, grazie agli aiuti arrivati sotto forma d razioni militari. Ma hanno meno senso per il cittadino medio bisognoso di cibi freschi. Per le industrie, che non vogliono spendere troppo in ricerca, però, la tentazione di usare le innovazioni militari è forte.