la Repubblica, 30 ottobre 2015
Berlusconi compra la Fondazione Einaudi e chiude la sede di piazza San Lorenzo in Lucina a Roma
ROMA. Quarantacinquemila euro. Questa volta l’affare non è un’azienda ma la Fondazione Einaudi. Silvio Berlusconi ne ha acquisito la maggioranza scatenando la reazione e la battaglia legale degli eredi. L’ex premier diviene primo azionista assieme a cinque altri imprenditori che versano 30 mila euro ciascuno: l’ex presidente Eni Paolo Scaroni, il presidente Telecom Giuseppe Recchi, il presidente dei costruttori Claudio De Albertis, l’attuale deputato di Scelta Civica Alberto Bombassei e Massimo Blasoni. Per un totale di circa 200 mila euro passa a loro l’istituzione da Giovanni Malagodi nel 1962. Nei progetti dell’ex Cavaliere sarebbe il nuovo think tank del pensiero liberale, magari fucina di “talent” da lanciare in politica. Ecco, appunto. Roberto Einaudi, presidente onorario e rappresentante della famiglia, contesta la legittimità dell’operazione che si è conclusa mercoledì con l’assemblea dei “conferenti” che ha eletto il nuovo cda col pesante nome di Berlusconi appunto primo azionista. La minaccia della famiglia Einaudi è di aprire un contenzioso legale: «Meglio la liquidazione che fare della Fondazione lo strumento di un soggetto politico» sostiene il liberale Valerio Zanone, anche lui presidente onorario. Berlusconi intanto ieri pomeriggio ha incontrato i coordinatori regionali di Fi e a loro ha raccontato che chiude i battenti entro pochi giorni la sede del partito di piazza San Lorenzo in Lucina. Troppi i 60 mila euro mensili di affitto. E un taglio è previsto anche sul personale, sui 40 dipendenti già in cassa integrazione al 50 per cento. Ripartono le cene di autofinanziamento e le manifestazioni in ogni regione: ai dirigenti locali l’ex premier avrebbe chiesto di procurargli anche incontri coi vescovi. Prima di dire sì al la manifestazione leghista dell’8 a Bologna vuole concordare de visu con Salvini i dettagli (già ieri una prima telefonata).