la Repubblica, 30 ottobre 2015
Anna Baglio, la presidente dell’assemblea capitolina, piange
ROMA. Piange la presidente dell’assemblea Valeria Baglio: lei è uno dei 19 pd costretta a dimettersi contro il suo sindaco.
Presidente, perché avete deciso di non assecondare Marino e non convocare il consiglio?
«Dopo una lunga e tormentata discussione, il gruppo ha stabilito che l’unica strada fossero le nostre dimissioni. Ecco perché provo una profonda tristezza, adesso: non solo per le modalità che ci costringono a una decisione così straziante, almeno per me, ma perché questa storia si conclude nel peggiore dei modi».
Ma perché negare questo ultimo palcoscenico al sindaco?
«Non parlerei di palcoscenico, ma di confronto in aula, una soluzione che io auspicavo perché resto convinta che il dialogo sia un valore da preservare, sempre. Ci sarebbe stato, se Marino non avesse ritirato le dimissioni. Solo dopo, noi consiglieri del Pd insieme a Orfini, quindi al partito nazionale, siamo arrivati a questa scelta tanto sofferta. Purtroppo non ci sono più le condizioni».
Quindi è colpa dello strappo del sindaco?
«Da parte sua c’è stata un’accelerazione che mi ha spiegato così, quando l’ho chiamato per sapere se fosse vero: siccome le agenzie sostenevano che noi stavamo per dimetterci, lui ha deciso di giocare d’anticipo. Però, ripeto: per me passare dall’aula sarebbe stata comunque la soluzione migliore, pure per rispetto degli elettori».
Ma vi siete divisi sui nomi dei consiglieri di opposizione con cui condividere le dimissioni?
«Io stessa ho detto che, anche per la mia storia, avrei avuto difficoltà a firmare con chi non ha aiutato Roma. Però mi rendo conto che, al punto in cui siamo, bisogna affrontare la situazione, dare alla città la scossa che serve per risollevarsi».
Forse se Renzi avesse parlato con Marino, la storia sarebbe stata diversa?
«Fino all’ultimo ho sperato che ci fosse un dialogo. Io non ho mai chiuso la porta, il sindaco è un uomo del Pd, fa parte della direzione nazionale, ma forse non mi sono noti fatti e circostanze che hanno imposto questo muro contro muro».
Ha anche lei qualcosa da rimproverare a Orfini?
«Non ho nulla da rimproverare. Certo noi gli avevamo chiesto di non arrivare a questo punto, che ci avrebbe messo in difficoltà. Non so se si poteva fare di più, ma così è lacerante».