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 2015  ottobre 30 Venerdì calendario

Marino è indagato per truffa allo Stato

ROMA Truffa aggravata ai danni dello Stato. È l’accusa per Ignazio Marino nell’inchiesta sulla «Image onlus», fondata nel 2005 dal chirurgo dem per portare aiuti sanitari in Honduras e Congo: il nome del sindaco è iscritto sul registro degli indagati da alcuni mesi fa ma la notizia, seppure non ufficialmente confermata dal Palazzo di giustizia, è trapelata ieri, innescata da una sorta di autogol del difensore. «Ho appreso ieri (mercoledì, ndr) di questa richiesta di archiviazione che ritenevo scontata perché il mio assistito non c’entrava nulla con questa vicenda, non era neppure il presidente della onlus. Era una storia chiusa», ha detto il professor Enzo Musco a metà pomeriggio, precisando poi «di averlo appreso dall’entourage del primo cittadino». Pochi minuti e le agenzie hanno diffuso la smentita della Procura sulla richiesta di archiviazione che, di fatto, diventava così la conferma che Marino è effettivamente indagato.
Una novità, al termine dell’ennesima, convulsa giornata politica, che apre nuovi scenari nella crisi del Campidoglio. Dunque è sulla «Image onlus» che Marino si ritrova indagato mentre per il «caso scontrini» finora sarebbe stato ascoltato solo come testimone: sotto accusa sono finiti due contratti di consulenza (due dei quali, secondo l’accusa, falsi) che avrebbero garantito alla «Image» sgravi fiscali in base alla legge Biagi. Il pm Pantaleo Polifemo ha iscritto sul registro degli indagati anche tre collaboratori del sindaco. In base alle verifiche del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza guidato da Cosimo De Gesù, a firmare i contratti di consulenza dal 31 marzo al 31 dicembre 2012 era stato proprio Marino, all’epoca presidente e legale rappresentante della onlus. Ma due di quei tre accordi di lavoro sono – sempre per l’accusa – «fantasma», sottoscritti da persone inesistenti. Dalle indagini è emerso che l’unica consulenza veramente in atto era quella con Carlo Pignatelli: per raggiungere un compenso di 900 euro al mese (il totale del contratto sarebbe stato di 5 mila euro lordi) «per l’assistenza e la manutenzione di servizi informatici in sede centrale e per progetti in essere» sarebbe stato retribuito con tre assegni. Uno intestato a lui e gli altri a persone mai viste, Marco Serra e Franco Briani. Circostanza confermata da Rosa Garofalo (un’altra dipendente) e dallo stesso Pignatelli, indagato per possesso e fabbricazione di documenti falsi e, in concorso con altri, per truffa ai danni dello Stato.
Sulla vicenda il senatore di Ncd Andrea Augello aveva presentato un’interrogazione. E sempre mercoledì, dal ministero del Lavoro, è arrivata la risposta, inviata per conoscenza anche a Palazzo Chigi: «La Procura di Roma ha contestato ai quattro indagati, a vario titolo, ciascuno nelle rispettive qualifiche, i reati di...». Con un’ulteriore aggiunta, che smentirebbe la tesi di Marino («Ho presentato io la querela»): «Si segnala – ha scritto il sottosegretario Massimo Cassano – che il ministero della Giustizia ha reso noto che l’attività di indagine ha avuto origine non da una querela ma da una segnalazione trasmessa dalla polizia giudiziaria».