ItaliaOggi, 29 ottobre 2015
Suburra è un flop al botteghino. Costato 7 milioni di euro, finora ne ha incassati poco più di 3,5
Qualcuno credeva che il caos al comune di Roma con le vicende legate agli scontrini e al «mi dimetto-no, non mi dimetto» del sindaco Ignazio Marino, o le polemiche per i funerali show dei Casamonica avrebbero tirato la volata al botteghino del film Suburra di Stefano Sollima, dedicato a Mafia capitale.
Una pellicola di cui, poi, si era parlato ovunque, dalla tv ai giornali, al web e alla radio, per settimane, con ospitate degli attori come se piovessero.
Ed era arrivata pure la ciliegina sulla torta di Netflix, il colosso mondiale dello streaming, con l’annuncio dell’intesa per produrre e distribuire la nuova serie tratta dal film. Suburra è arrivato in sala il 14 ottobre. E, finora, ha incassato poco più di 3,5 milioni di euro. Rispetto alle premesse, si può tranquillamente parlare di un sonoro flop sul mercato tricolore, tenuto conto che solo i costi produttivi sono stati di circa 7 milioni.
Tanto per dire, Acab, il primo film di Stefano Sollima, uscito nel 2012 senza particolari operazioni di comunicazione e marketing, aveva chiuso con un box office di 3 milioni.
Insomma, la Capitale d’Italia è sotto attacco ormai da molti mesi, le cronache, spesso, sono andate oltre ogni fantasia, e un film, anche ben girato, sugli intrecci di potere, malavita, corruzione, spaccio, strozzinaggio, pizzo, non è stato percepito come prodotto che valesse la pena di essere visto.
Non come Inside Out, il cartoon della Pixar che in pochi giorni ha stracciato ogni record, con un box office di 24,5 mln di euro, superiore a qualunque altra pellicola della scorsa stagione 2014-2015 (Cinquanta sfumature di grigio si era infatti fermato a 19,5 mln), ma neppure come Hotel Transylvania 2, già a 8 milioni, o The Martian di Ridley Scott (a 6,7 mln di euro in Italia, e a 166 mln di dollari negli Usa).
Siamo a livelli di Padri e figlie di Gabriele Muccino (3,1 mln), una pellicola passata via un po’ nell’indifferenza per un regista che, in questa dicotomia tra Hollywood e Italia, e dopo il boom de La ricerca della felicità, sembra non ritrovarsi più.
Certo, sarebbe sbagliato giudicare Suburra solo per il suo botteghino italiano (dove potrebbe collocarsi attorno alla 40esima posizione assoluta per la stagione 2015-2016). Il film è infatti stato pensato anche per il mercato mondiale, ed è già stato venduto in tantissimi paesi. Passerà in sala, poi ci saranno lo streaming, e le finestre televisive, in pay e in chiaro. Insomma, una molteplicità di fonti di ricavi che faranno sicuramente guadagnare soldi ai produttori di Cattleya.
Resta il fatto che un certo tipo di prodotto, alla Romanzo Criminale-La serie o alla Gomorra-La serie, diventa di culto e ha grandi impatti su pubblici di nicchia, mentre si va regolarmente a schiantare quando messo di fronte alla platea generalista del cinema o della tv (vedi Gomorra-La serie nei suoi passaggi su Rai Tre, o In Treatment su La7).