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 2015  ottobre 29 Giovedì calendario

Noi europei siamo il 7% della popolazione mondiale, produciamo il 25% del Pil e consumiamo il 50% del welfare

Lo confesso, sono innamorato dei numeri e delle parole, ho verso di loro un grande rispetto. Spesso mi chiedo fino a quando gli uni e gli altri non si «ribelleranno» a noi umani, visto che li usiamo in modo così volgare e sciagurato? Ho letto, confermato da un’amica tedesca, che la signora Merkel tiene in borsetta un biglietto con scritti a mano tre numeri (7-25-50), quando non ne può più di ascoltare le sofisticate analisi degli «indebitati perenni» (tipo i Premier del Sud Europa), o si stufa dei fastidiosi economisti che tutto sanno e nulla prevedono (modello Krugman), lo tira fuori e lo spiega: noi europei siamo il 7% della popolazione, produciamo il 25% del Pil, consumiamo il 50% del welfare. Modo elegante per dire che viviamo molto al di sopra delle nostre possibilità (ci crediamo tutti Oscar Wilde?), continuando così andremo allegramente verso il default economico (quello morale l’abbiamo già raggiunto). Quei tre numeri dicono tutto, noi non facciamo nulla anzi, con le nostre chiacchiere consolatorie, diamo la colpa a qualcun altro e facciamo nuovi debiti, l’unico mestiere in cui eccelliamo. Divertente il siparietto mensile dei numeri sull’economia: il Governo esulta, l’Inps chiosa, l’Istat precisa.
A forza di essere manipolati in continuazione, un giorno o l’altro i «numeri» si ribelleranno. Cosa succederà?
Prendiamo la parola «censura». Un tempo i colti su questo termine si dividevano in tre categorie: a) i liberali, contrari alla censura, senza «se», però con un «ma», il rispetto della Legge; b) i fascisti e i comunisti la praticavano massicciamente, sostenendo che era una difesa contro le forze oscure della reazione, e ci credevano pure; c) i liberal (stanno evolvendo verso il punto b), oggi sostengono che la censura non deve esistere, salvo quella politicamente corretta, tipo quella praticata da Nyt e da Bbc, da applicarsi però ai soli musulmani. Alcune chicche in proposito. La mitica Bbc trova locuzioni incomprensibili per spacciarci l’Isis come un curioso Stato che sta soffrendo per un’infanzia disagiata, e non come una versione moderna del Nazismo. Idem, per i jaidisti non Isis ma anti Assad, tagliagole come quelli dell’Isis ma che gli Usa curiosamente foraggiano. Idem con l’Iran teocratico che nazista lo è dichiaratamente, ma curiosamente bisogna fingere che non lo sia.
Ancora più volgare il New York Times. Il direttore Dean Baquet si giustifica (ovviamente seccatissimo) di aver avuto comportamenti diversi nei riguardi dell’Islam e della religione cattolica. Il motivo per cui aveva «censurato» la copertina di Charlie Hedbo era «per non offendere i musulmani» (sic!). Ricordate? In copertina, si vedeva un Maometto con una lacrimuccia e un cartello «Je suis Charlie». Ci spiega invece che è libertà di stampa (sic!) pubblicare il quadro di un americano intitolato «Eggs Benedict» in cui il volto del Papa Emerito Benedetto XVI è costruito da 17 mila preservativi-lego di vari colori. Poi, lo stesso Nyt ne ha pubblicato un altro «La Santa Vergine Maria», dove la Madonna è ricoperta di feci e di genitali, così alla rifusa, come succede nei container multiuso.Visto che noi non reagiamo, la parola «censura» avrà almeno lei il coraggio di ribellarsi a questi laidi anglosassoni colti?
Prendiamo la parola «crescita», nell’accezione economica. Da quando alcuni l’hanno messa in contrapposizione ad «austerità» ha avuto un’esplosione, ci hanno scritto libri, articoli, si sono costruite carriere politiche. I birbanti danno un significato negativo alla parola austerità», infatti nessun politico occidentale farà mai una politica di austerità, ne parlano, sfarfalleggiano, ma nulla più. Pensano che fare debiti da accollare ai nostri nipoti sia una genialata, e un bonzo assiso su una torre nulla fa se non produrre cartaccia.
La domanda che mi pongo è questa. Noi consideriamo numeri e parole alla stregua di nostre protesi comunicative, le manipoliamo in continuazione, le violentiamo, gli diamo significati nei quali loro non si riconoscono. Mi chiedo, essendo anch’essi soggetti del creato, fino a quando numeri e parole accetteranno questo andazzo, quando diranno «basta!» e si rivolteranno? Leggendo gli scritti di uno dei pochi che se ne intendeva sul serio (Lev Trockij), si evince che è molto difficile innescare una rivoluzione, ma quando parte nessuno la può più fermare. Che bello se ci fosse una rivoluzione, spietata e cruenta, fatta da eserciti di numeri e di parole che marciano contro di noi umani, indegni.