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 2015  ottobre 29 Giovedì calendario

Svezia, uomini che odiano i rifugiati. Cronache da Stoccolma, dove vanno a fuoco le strutture d’accoglienza

Alloggi per rifugiati dati alle fiamme una notte dopo l’altra, dalla Svezia meridionale fino all’hinterland della Capitale. Devastate scuole adibite a centri d’emergenza per minori non accompagnati tra Oskarshamn, Ljungby (provincia di Småland) Munkedal (nella regione Västra Götaland), Lund, fino ad Ärla, appena fuori dalla città di Eskilstuna. Gli ultimi la notte scorsa, a Danderyd, lussuosa zona residenziale a nord di Stoccolma, e a Skåne, dove locali che la polizia aveva scelto come alloggi d’emergenza per i rifugiati, sono stati incendiati da una bomba carta. Un fenomeno che si sta diffondendo con velocità allarmante, al punto che il Consiglio per la Migrazione svedese ha disposto ora la segretezza dei luoghi designati, mentre la polizia ha fatto appello ai cittadini affinché si facciano avanti testimoni per indicare i responsabili degli attentati.
Roghi di varia entità che fortunatamente finora non hanno fatto vittime; in comune hanno l’origine dolosa e la devastazione degli spazi, di cui c’è già una grave carenza. Contemporaneamente l’Ue ha disposto l’evacuazione del campo profughi illegale di Malmö, per le condizioni igienico-ambientali inqualificabili. Nonostante questo, non sono mancate le proteste dei rifugiati, che preferivano il campo al nulla. Il Consiglio per la Migrazione della Svezia, che oggi conta circa 9,6 milioni di abitanti, calcola di dover rispondere a 190.000 richieste di asilo entro l’anno, mentre per il prossimo prevede saranno almeno 170.000. Il costo dell’operazione è stimato intorno agli 8 miliardi di euro, circa 3 miliardi in più delle previsioni e ha richiesto l’intervento di aziende private per la costruzione di case, con l’annesso spettro della speculazione. Attualmente mancano 4.500 alloggi per i rifugiati, mentre 300 mila sono temporanei, a malapena rispondenti agli standard accettati per le emergenze umanitarie. Siriani e afghani sono i più numerosi nel Paese, che l’anno prossimo stanzierà per i nuovi insediamenti più che per la Difesa. “Non è una situazione sostenibile per la Svezia” dichiarano il ministro per la Migrazione Morgan Johansson e la collega delle Finanze Magdalena Andersson, che ancora una volta si appellano ad una maggiore collaborazione di tutti gli Stati Ue. Compresi i ricchi vicini scandinavi, che finora hanno legiferato per blindare i propri confini e avviato una propaganda a favore di una permanenza dei rifugiati, ed in particolari dei minori non accompagnati, in Svezia. Svezia che giocoforza barcolla su più fronti. Non riuscendo a fornire un tetto adeguato e tutti, numerose periferie sono diventate una sorta di “deposito di umani”, in cui resistere in condizioni estreme.
I Comuni che accolgono non riescono a curare adeguatamente i traumatizzati in fuga dalla guerra. L’altra grande sfida poi, riguarda il primo cruciale passo per l’integrazione: la scuola. Solo quest’anno, 70.000 nuovi iscritti. Mancano circa 5.800 insegnanti e in alcune cittadine il numero di alunni stranieri intrappolati in barriere linguistiche, superano gli studenti autoctoni in ogni ordine e grado dell’istruzione. E nel caos generale, diventa facile entrare in Svezia senza chiedere asilo, senza farsi identificare, per poi diventare manovalanza per la criminalità.