Libero, 29 ottobre 2015
Breve storia di William Henry Seward, che comprò l’Alaska dallo zar
William Henry Seward nacque nella cittadina di Florida, Stato di New York, il 16 maggio 1801. Di famiglia agiata, nel 1824 si laureò in legge ed esercitò la professione di avvocato e di agente immobiliare. Interessato alla politica, si iscrisse nel 1830 al Partito Whig e nel 1838 partecipò alle elezioni del suo Stato, assumendo la carica di governatore per quattro anni, dal 1° gennaio 1839 al 31 dicembre 1842. Nel 1849 divenne senatore nelle fila dei neorepubblicani e nel 1855 vinse le primarie del suo partito divenendo l’antagonista del democratico James Buchanan alle elezioni presidenziali del 1856, venendo peraltro sconfitto. Battuto ancora tre anni dopo, stavolta nelle primarie repubblicane a vantaggio di Abraham Lincoln, alla vittoria di quest’ultimo venne chiamato a ricoprire la carica di segretario di Stato. Ferito leggermente durante l’attentato al presidente Lincoln il 14 aprile 1865, con l’insediamento del vicepresidente Andrew Johnson, Seward venne riconfermato nella carica.
Nell’autunno dello stesso anno, William ebbe il primo incontro con l’ambasciatore russo a Washington, Eduard Andreevic Stekl’, ormai noto negli Usa come barone Eduard de Stoeckl. Il motivo era semplice: acquistare dalla Russia l’intero territorio dell’Alaska, oltre un milione e mezzo di km quadrati, prevalentemente disabitati e ricoperti dal ghiaccio. Stoeckl era un simpatico filibustiere. Figlio di un diplomatico austriaco di stanza a Istanbul e di mamma italiana (Maria Pisani), nel 1850, a 46 anni, arrivò negli Stati Uniti con il titolo di «chargè d’affaires» per conto della Russia. Tre anni dopo ne divenne ambasciatore e sposò una ragazza americana di ottima famiglia, Elise Howard. Amico di tutti e di nessuno, convinse Seward circa l’opportunità dell’acquisto in modo da evitare l’ulteriore espansione della Gran Bretagna sul territorio canadese. Va detto che all’epoca i rapporti anglo-americani erano pessimi, poiché il Regno Unito aveva chiaramente parteggiato per una vittoria sudista nella Guerra di Secessione.
Le trattative, laboriose oltre ogni immaginazione, si conclusero il 30 aprile 1867 con l’impegno americano a versare 7 milioni e 200 mila dollari nelle magre casse dell’Impero dello zar Alessandro II. Appresa la notizia, l’opinione pubblica americana si scagliò contro Seward, prendendolo in giro ma anche preoccupandosi per l’insano affare. L’Alaska fu definita «Ice Slab» (lastra di ghiaccio) e Seward stesso chiamato «mad» (folle) da cui il detto «Seward Madness» (la follia di Seward). Nella polemica non venne escluso ovviamente il presidente Johnson e l’influente quotidiano New York Tribune ci andò giù pesante scrivendo che gli Usa avevano comprato uno «zoo di orsi polari per divertire il presidente».
Pochi anni dopo ci si accorse invece che quel territorio, per niente sfruttato, aveva un sottosuolo pieno di materie prime dal valore complessivo inestimabile. Seward morì il 10 ottobre 1872, senza poter vedere la lungimiranza del suo acquisto.