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 2015  ottobre 28 Mercoledì calendario

Giuseppe Cruciani, il conduttore de La Zanzara, incontra per caso in un hotel di Milano Tavecchio e Giraudo che discutono. Nasce così un piccolo caso

Metti Carlo Tavecchio e Antonio Giraudo in un noto albergo di Milano, seduti uno di fronte all’altro a chiacchierare sorseggiando un caffè. A pochi metri di distanza Giuseppe Cruciani, conduttore de La Zanzara, annota tutto, fa qualche scatto e spiattella lo scoop su Dagospia. Scoppia il caso perché l’uno è il presidente della Federazione, l’altro è l’ex amministratore delegato della Juventus, radiato per Calciopoli. E perché, secondo quanto ricostruito da Cruciani, si sarebbe parlato anche del contenzioso giudiziario tra il club bianconero e la Figc: da quattro anni ormai è depositata al Tar una richiesta di risarcimento della Juventus da 444 milioni, proprio in questi giorni i legali di via Allegri stanno approfondendo i contorni della controffensiva. Cosa si sarebbero detti Giraudo e Tavecchio? «Tavecchio, da quello che ho sentito – riporta Cruciani – vorrebbe chiudere la vicenda con un “pari e patta”. A quel punto Giraudo ha detto: “Col cavolo, noi andiamo avanti”». La conversazione è scivolata su altri temi, dal team manager della Nazionale Gabriele Oriali all’attuale governance in Lega («il sistema Galliani-Bogarelli – le parole di Giraudo riportate dal giornalista – ha pisciato in testa alla dignità delle squadre italiane»), ma è chiaro che Calciopoli resta un argomento infiammabile, da maneggiare con estrema delicatezza.
Le parti in causa, prontamente interpellate, smontano dietrologie e sospetti. La Federazione fa sapere che si è trattato di un incontro casuale tra due persone che non si vedevano da quasi dieci anni, che si è parlato di tutto, pure di calcio, ma non c’è stata alcuna trattativa su Calciopoli, anche perché tutto è avvenuto alla luce del sole, in un hotel in centro a Milano, non in un luogo riservato ma nella hall. La Juventus fa notare come sia agli atti che Giraudo non abbia più niente a che fare con il club sotto tutti i punti di vista. Giraudo, giusto per chiudere il cerchio, si trincera dietro un «no comment». Quella andata in scena ieri, quindi, non è stata l’ultima puntata della “trattativa” che più o meno velatamente la Figc e la Juve stanno portando avanti da un bel po’? Entrambi i soggetti sono d’accordo su un punto: a parlarsi su questo argomento sono direttamente Tavecchio e Agnelli, che peraltro si sono incrociati quattro volte nell’ultimo mese.
RUOLO Gli interessati ridimensionano la portata dell’incontro, ma il polverone è stato sollevato anche sui social attorno alla domanda delle domande: Giraudo, che ormai vive a Londra dove si occupa di affari immobiliari, parlava a titolo personale o per conto di qualcuno? La Juve è stata categorica: dopo Calciopoli non esiste più alcun legame. Val la pena ricordare che Giraudo incrociò gli Agnelli ancor prima della squadra bianconera: fu la sua abilità nel rilanciare Sestriere a fargli conquistare la fiducia della Famiglia, in particolare di Umberto, papà di Andrea. Certo, Tavecchio non pare essere sfiorato da dubbi dopo il caffè preso con l’ex a.d. bianconero: è vero che il codice di giustizia sportiva non vieta contatti con soggetti inibiti (salvo che per le trattative di mercato), ma l’incontro solleva problemi di opportunità politica.
E quel «pari e patta» che sarebbe stato pronunciato da Tavecchio? Il numero uno federale non ha mai nascosto la sua posizione: la Figc è pronta a rinunciare a chiedere i danni se la Juve farà altrettanto, gradisce insomma una soluzione bonaria per pacificare tutto l’ambiente. Ultimamente tra Tavecchio e Agnelli c’è stato un avvicinamento, anche per la sintonia sulla riforma dei campionati, sebbene la Juve chieda anche le seconde squadre, indigeste alla Lega Pro che sostenne l’elezione di Tavecchio. All’assemblea degli azionisti, comunque, il presidente bianconero ha detto che su Calciopoli le rivendicazioni della Juve non sono mutate: alla fine prevarrà la realpolitik, con le elezioni in Lega e Figc in programma tra un anno, o il bisogno di assecondare la sete di rivincita di un’intera tifoseria?