il Fatto Quotidiano, 28 ottobre 2015
Che succede in Grecia? Da quando obbedisce ai creditori, la situazione finanziaria di Atene è in netto miglioramento. Per Tsipras, poi, è una pacchia: consegnatosi mani e piedi alla Troika, ha persino accettato che sia l’Ue a scrivergli tutte le riforme strutturali. E senza nemmeno perdere l’adorazione della "gauche caviar" d’Europa
Dove eravamo rimasti? S’intende con la Grecia, quel Paese che la scorsa estate ha tenuto compagnia al pubblico europeo con la sua appassionante telenovela piena di colpi di scena. Da lontano, si sa, la realtà non disturba più di tanto: quelli di sinistra/sinistra sono tornati a dire che Tsipras è il migliore dei leader possibili; quelli di destra (tipo il Pd) dicono la stessa cosa perché la dice Renzi; Obama è contento perché Tsipras ha obbedito agli ordini; gli altri se ne fregano.
Bene, ma cosa succede in Grecia? Beh, intanto da quando il governo ha cominciato a obbedire ai creditori i tassi sul debito si sono abbassati molto (la benevolenza di Draghi conta qualcosa, chiedere a Monti per conferma). E le banche, a cui la Bce non dava liquidità perché erano messe male? Un miracolo: ieri s’è saputo che saranno ricapitalizzate entro il 2015 e che lo stato dei bilanci è migliore del previsto. E Tsipras? Tsipras fa ancora sognare la gauche caviar dei meglio centri storici d’Europa: governare, però, non è che governi molto. Lunedì, per dire, ha firmato un protocollo con l’Ue: ora saranno gli esperti del “Servizio di sostegno alle riforme strutturali” di Bruxelles a scrivergli le leggi.
Quali? Quisquilie: politica fiscale, riforme di sanità, welfare e lavoro, cornice di gestione della spesa pubblica o dei crediti deteriorati delle banche… Questa Troika, d’altronde, non è schizzinosa: non gli interessa come la chiamano o se il governo è di destra o di sinistra, basta che alla fine vincano i creditori.