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 2015  ottobre 28 Mercoledì calendario

Il rigore di Visconti, la debolezza di Dante e la morte politica di Platini. Frasi scelte da Paolo Siepi

Scandalo Fifa: secondo Le Monde, Platini è «politicamente morto». E senza neanche aver mai fatto il sindaco. Gianni Macheda.
Allarme dell’Oms: «Le carni essiccate provocano il cancro». Panico fra le olgettine. Spinoza. Il Fatto.
Avanti popolo / alla riscossa / la carne rossa / tionferà. Jena, la Stampa.
Nel primo biennio di questa legislatura i cambi di casacca sono già 300, come gli eroi riuniti attorno a Carlo Pisacane. Loro erano giovani e forti, e sono morti. Questi appaiono vecchiotti e deboli di spirito, ma sono vivi e vispi. Le loro truppe intruppano più di nuovi dieci fanti al mese, marciando a passo d’oca verso un solo approdo: la maggioranza di governo. Michele Ainis. L’Espresso.
Nel suo ultimo libro, c’è Veltroni bambino che vede gli alunni della scuola tedesca di Roma ed è sconvolto al pensiero che quei biondini «con i quali mi capitava di comprare il Ciocorì al bar, fossero eredi di tanta umana perfidia». Chi altro potrebbe, in un solo giro di frase, tenere insieme Adolf Eichmann e le barrette di riso soffiato? E perché, a pensarci, i pargoli ariani non preferivano il Biancorì? Guido Vitiello. Il Foglio.
Nessun filosofo può essere preso da solo perché un cocktail di idee val meglio di un sistema. Luigi Serravalli. Diario.
Renzi ha cominciato con il falso in bilancio. Con Berlusconi, era un reato finto, punibile a querela del falsificatore: come dire un furto punibile a querela del ladro. Poi c’erano le soglie di punibilità che garantivano un’impunità crescente con la ricchezza dell’impresa; maggiore il patrimonio sociale, più alta la soglia: come dire che una srl titolare di un negozio di salumeria era punibile per un falso da 100 mila euro; mentre per acchiappare Mediaset serviva un falso da un milione o giù di lì. Il Pd ne aveva fatto una questione d’onore: appena arriviamo noi, riformiamo il falso in bilancio. In effetti l’hanno riformato: non è più perseguibile a querela, non c’è n’è bisogno, le valutazioni false non sono punibili. Siccome tutte le poste di un bilancio sono frutto di valutazioni tranne la cassa (quanti soldi ci sono in cassaforte), hanno costruito la legge perfetta: prevede un reato impossibile. Bruno Tinti. il Fatto.
Vogliamo ridare all’Italia una parte di quello che prendiamo. Perciò scegliamo fornitori italiani e anche i nostri dirigenti lo sono. E creiamo mille posti di lavoro l’anno. Petrini queste cose le sa? Roberto Masi, amministratore delegato di McDonald’s Italia. (Dario Di Vico). Corsera.
Una svolta, per la Biennale e per Venezia, è stato il secondo mandato alla presidenza, appunto, della Biennale, di Paolo Baratta. Parli con i veneziani di cultura e ne sussurrano il nome come di una divinità lagunare. In politica si guarda bene di entrare, anche se nessuno osa dire che non sia un uomo influente. Ma oggi la Biennale è l’unica istituzione culturale al mondo che organizza eventi di portata globale in tre campi diversi, arte, cinema e architettura, e ha trasformato Venezia nella «piattaforma mondiale del contemporaneo». Maurizio Crippa. Il Foglio.
È passato un secolo e mezzo. Il poeta Lamartine, allora capo del governo provvisorio della Repubblica francese, parlava di popoli e Stati d’Italia, della loro «diversità». Appena dopo le Cinque Giornate, Alessandro Manzoni gli rispondeva con una lettera del 6 aprile 1848, ora conservata in autografo alla Braidense di Milano: «Non c’è più differenza (il n’y a plus de différence) tra l’uomo delle Alpi e quello di Palermo che tra l’uomo delle rive del Reno e quello dei Pirenei...». Non c’è più differenza? Alberto Ronchey, Fin di secolo in fax minore. Garzanti, 1995.
Mia mamma mi ha naturalmente trasmesso l’idea che lei si faceva del Bene e del Male. Lei non aveva alcuno spirito religioso. I suoi valori erano laici. Essi si chiamavano: Giustizia, Libertà, Dignità, Compassione, Coraggio. Con le maiuscole. Là era il Bene. Il Male era il contrario. Questa concezione non era astratta. È nella quotidianità della vita che lei praticava spontaneamente il Bene contro il Male. Françoise Giroud, Leçons particulières. Fayard, 1990.
Delio Cantimori, storico, fu il mio maestro e di Carlo Ginzburg. Ma non solo di noi due. C’era anche Adriano Sofri. Attendevamo i suoi seminari con religioso timore. Non era neppure sessantenne. Ma sembrava già un vecchio con il pizzo e gli occhiali. Cappello in testa, cravatta nera da anarchico. Giacca a mezza gamba. Scendeva dalla carrozza del fiaccheraio con due borse cariche di libri e lentamente si avviava verso l’aula. Pochi gli studenti. Un anno – dopo aver abbandonato il Pci – decise di fare un seminario su Nietzsche e alla fine annunciò che avrebbe messo ai voti due possibili corsi: uno dedicato al modo in cui lavorava Marx e l’altro su di un trattato scritto in latino e dedicato all’istituzione del cardinalato. Inaspettatamente prevalse quest’ultimo. Ricordo che Adriano Sofri rinunciò al seminario. Suppongo ci fosse in quel momento, per Sofri, un interesse più per Marx che per i principi della Chiesa. Adriano Prosperi, storico (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Luchino Visconti era severo, più che burbero. Ma gli devo tutto. Il suo rigore era necessità morale. All’inizio, per Luchino, preparavo il bollettino tecnico e segnalavo le incongruenze al suo aiuto, Zeffirelli. La terra trema rivelava una Sicilia di frontiera. Arcaica, brada, verghiana. Quando il dialetto si faceva aspro, Visconti non capiva. Bisognava tradurre. Per assonanza meridionalista, il compito toccava a me. Francesco Rosi, regista (Malcom Pagani e Fabrizio Corallo). il Fatto.
Dante non era solo un gigante letterario. Era anche un uomo debole, tormentato e perseguitato dalla sorte. È soprattutto così che ce lo racconta Marco Santagata nei suoi libri. Ha curato per i Meridiani Mondadori, l’opera omnia di Dante. Il poeta fiorentino era un giovane colpito da crisi epilettiche, un politico ingenuo e sconfitto, condannato a morte dai suoi stessi concittadini, vissuto per quasi vent’anni in esilio, povertà e disonore. Ha scritto un maestoso poema per ristabilire in terzine, sulla pagina, quella giustizia che nel mondo gli era mancata. Alfonso Berardinelli, critico letterario. Il Foglio.
Voglio presentare un Referendum per mandar via da Linea Notte Maurizio Mannoni. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.
Il vero iracondo si arrabbia anche quando ha torto. Roberto Gervaso. Il Messaggero.