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 2015  ottobre 28 Mercoledì calendario

Le auto elettriche sono il futuro, ma il presente appartiene ancora agli idrocarburi. Anche dopo il caso Volkswagen è irrealistico che si realizzi in tempi brevi il sogno di Elon Musk, fondatore di Tesla. Già oggi, però, in Norvegia ogni cinque automobili vendute una è elettrica

“La vicenda Volkswagen dimostra che abbiamo raggiunto il limite di quello che è possibile ottenere con il gasolio e la benzina”.
Elon Musk, il fondatore del marchio californiano di auto elettriche Tesla, non ha dubbi: lo scandalo dei diesel Volkswagen – 11 milioni di Tdi su cui è stato montato un software per truccare i test sulle emissioni – dimostra che l’era dei motori a scoppio è finita. “Per migliorare ancora, hanno dovuto barare”, ha detto il 44enne americano. “La miglior cosa che può portare questa vicenda è la decisione di abbandonare il trasporto basato sul petrolio”.
L’opinione di Musk è di parte, visto che sta investendo miliardi di dollari in una serie di attività legate alle auto elettriche. Dieci miliardi solo in Nevada, in una “Gigafactory” di batterie, che nel 2020 dovrebbe produrre con la Panasonic 50 GWh l’anno di batterie agli ioni di litio, cioè più di quelle richieste oggi a livello mondiale dall’intera industria automobilistica. Qualche altro miliardo in prodotto: una nuova Suv elettrica a 7 posti con scenografiche porte posteriori “ad ala di falco” – la Model X – si aggiunge alla berlina sportiva Model S da oltre 400 km di autonomia; a questi due modelli dagli 80.000 euro in su, si affiancherà nel giro di tre anni la più piccola e abbordabile Model III.
Tutti equipaggiati con il meglio dell’elettronica: è stata rilasciata in questi giorni la versione 7.0 del software di bordo della Model S, che garantisce funzioni avanzate di autopilot, l’embrione della guida completamente autonoma promessa per fine decennio. Il proprietario della Tesla sta anche spendendo montagne di soldi per installare in America e in Europa una rete di caricatori veloci Supercharger (8 anche in Italia) che “fanno il pieno” di corrente in meno di mezz’ora, gratis per i clienti Tesla. Per Musk l’avvento della mobilità elettrica è una certezza. Anzi, una missione: per favorire chiunque si inserisca nel mercato – solo ai progetti automobilistici dei vicini della Apple ha riservato qualche frecciata – ha liberato dal segreto industriale molti dei suoi brevetti.
Gli analisti, però, non sono d’accordo con il numero uno della Tesla. Sebbene il colpo inferto all’immagine del diesel sia notevole, è ancora vero che oggi le auto a gasolio sono la soluzione più semplice ed economica per contenere le emissioni di CO2.
E se anche i consumatori dimostrassero sfiducia nei confronti dei diesel, a trarne vantaggio nel breve termine sarebbero le auto a benzina e ibride. Lo spostamento verso le elettriche sarà molto lento, e spinto da una concomitanza di fattori: le auto tradizionali diventeranno sempre più costose per soddisfare le normative antinquinamento, il prezzo delle batterie scenderà, nel frattempo la rete di ricarica diventerà capillare, alle elettriche a batterie si aggiungeranno quelle a idrogeno. Oggi, il “miracolo della Norvegia”, dove un acquirente su 5 esce dal concessionario a bordo di un’auto con la spina, si realizza solo perché nel Paese i combustibili fossili sono cari, l’elettricità è a buon mercato e gli incentivi non sono solo pecuniari ma d’utilizzo, con parcheggi gratis e accesso libero alle corsie preferenziali.
Nel secondo trimestre 2015, l’ultimo di cui siano disponibili i dati, in Europa le elettriche sono cresciute del 53% rispetto allo stesso periodo del 2014, le ibride plug-in del 23%.
Unendo le due categorie sotto la definizione di “auto elettrificate”, si contano circa 80.000 immatricolazioni, che però sono poca cosa sui 3,6 milioni di auto vendute in aprile, maggio e giugno. Secondo gli analisti di Ihs Global Insight, le previsioni sulle vendite di auto elettriche si sono sempre rivelate troppo ottimistiche, ma la direzione è quella, tanto che “non è più questione di ‘se’, ma di ‘quando’ il mercato dei veicoli ‘elettrificati’ diventerà robusto”.
I costruttori lo sanno, come dimostra il numero crescente di modelli in vendita e le tante concept car mostrate ai Saloni. La stessa Volkswagen, dopo lo scandalo, ha deciso di dare un’accelerata sulle auto “zero emissioni allo scarico”: pur decidendo di tagliare gli investimenti di un miliardo di euro l’anno, il gruppo ha annunciato una nuova piattaforma elettrica utilizzabile su auto e veicoli commerciali di tutti i marchi del gruppo, e persino che l’ammiraglia Phaeton nella prossima versione sarà soltanto a batteria.
I numeri delle elettriche per ora sono talmente esigui (nel 2014, 58 mila unità su 13 milioni di auto immatricolate in Europa) che chi produce milioni di macchine l’anno le considera un business marginale o una nicchia in cui mantenere una presenza in prospettiva futura. Discorso diverso per la Tesla, che sulle poche decine di migliaia di elettriche che vende ogni anno si gioca il tutto per tutto. Nel mondo ideale di Elon Musk, ciascuno ha in casa un impianto fotovoltaico (li installa lui con la sua azienda SolarCity), un’elegante batteria appesa al muro per stoccare l’energia solare (le vende sempre lui, si chiamano Powerwall) e una Tesla parcheggiata in giardino. Quello di Musk è un sogno tanto pazzo quanto affascinante: convertire l’intero fabbisogno energetico mondiale al solare. “Non è impossibile”, ha detto presentando le Powerwall, “abbiamo già fatto cose altrettanto grandi, è qualcosa nel potere dell’umanità”.

Claire Bal

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Ci sali e hai l’identica sensazione provata quando per la prima volta hai preso in mano un Iphone. Vista da vicino, anzi da dentro, la Tesla ti appare come qualcosa di diverso, qualcosa di avanti, qualcosa che ancora non c’è. E invece è lì. Con la sua linea affusolata, i suoi 700 cavalli e i 500 chilometri di autonomia. Con un’accelerazione è straordinaria – poco più di 3 secondi per andare da 0 a 100 – e una coppia impressionante. Nino Monteleone, il collega di Piazzapulita che la guida, si diverte a spingere a fondo il piede per farti sentire lo stomaco in gola, poi frena e affonda di nuovo. L’effetto è quello delle montagne russe. Ma serve bene per dimostrare tutta la potenza che si può avere a disposizione. Nel silenzio più assoluto.
L’auto, spiega Nino, è sempre connessa a Internet. Di tanto in tanto arriva sul telefonino del proprietario un sms che annuncia un aggiornamento del software: potenza in più, qualche decimo di secondo in meno sui primi 400 metri, l’introduzione dell’autopilota che ti permetterà di stare al volante più o meno come se si fosse alla cloche di un Boeing. Certo, la Tesla per ora costa. Tanto. Il modello più economico viaggia intorno ai 100mila euro. Ma tra due anni ci saranno in vendita vetture da 40mila euro. I super-caricatori presenti in Italia si moltiplicheranno e soprattutto l’autonomia delle batterie salirà a 1000 chilometri. Nino, che ha preso l’auto in prestito in Veneto, si è fermato ad Arezzo per fare in 50 minuti il pieno. Gratis perché le ricariche sono comprese nel prezzo di acquisto. Il vero proprietario della Tesla si è fatto invece installare a casa una presa a 380 volt e 3 ampere che permette in una notte di essere di nuovo a piena autonomia. Vengono di nuovo in mente i primi Iphone. Quelli del 2007. Rivoluzionari, ma con quel brutto vizio di lasciarti scarico sul più bello. Sembrava il problema dei problemi. E invece nel giro di tre anni la Nokia è finita in ginocchio.
Peter Gomez