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 2015  ottobre 28 Mercoledì calendario

Descalzi a Gerusalemme per discutere del gasdotto che porterà il metano nell’Europa del Sud attraverso l’Italia. L’alleanza con al Sisi

Il ceo di Eni, Claudio Descalzi, è in arrivo a Gerusalemme per discutere con il premier Benjamin Netanyahu l’esportazione del gas naturale israeliano in Europa passando attraverso l’Egitto di Abdel Fattah Al-Sisi. «La visita di Eni testimonia l’interesse delle compagnie internazionali per le nostre risorse» afferma il ministro dell’Energia israeiano, Yuval Steinitz, secondo il quale «è possibile una stretta cooperazione fra Israele, Egitto, Cipro, Giordania e forse, in futuro, Grecia e Turchia».
Il progetto a cui Descalzi sta lavorando è quello che lui stesso ha descritto a «Politico»: «Possiamo creare un hub nel Mediterraneo Orientale capace di ricevere gas naturale da varie nazioni del Medio Oriente e portarlo in Europa del Sud, in Italia e Spagna». È un orizzonte reso possibile dalla recente scoperta da parte di Eni dal mega-giacimento egiziano Zohr – stimato in 850 miliardi di metri cubi – che però nei prossimi dieci anni verrà sfruttato soprattutto per il fabbisogno del mercato interno del Cairo. Da qui il tassello israeliano del progetto ovvero la possibilità di esportare dallo Stato ebraico in Egitto il gas naturale prodotto nei giacimenti di Leviathan e Tamar grazie a un gasdotto sottomarino capace di raggiungere gli stabilimenti di liquefazione a Damietta, in Egitto, della spagnola Union Fenosa – controllata da Eni – per esportare da qui, via mare, verso l’Italia e dunque l’Europa continentale.
È un progetto che nasce sulla base dell’intesa fra Netanyahu e il presidente del Consiglio Matteo Renzi – cementata durante l’incontro a Firenze – di cooperare nello sviluppo dell’energia e ha bisogno, per realizzarsi, dell’autorizzazione governativa israeliana a esportare il gas prodotto a Leviathan e Tamar dal consorzio guidato dai texani di Noble Energy e dagli israeliani di Delek. Di questo si parlerà nel colloquio fra Descalzi e Netanyahu in un’atmosfera segnata da «interessi coincidenti – osserva una fonte diplomatica – perché Eni vuole esportare in Europa il gas dei giacimenti israeliani e ciprioti mentre Israele ha due rotte facili per l’esportazione, l’Egitto e la Turchia, ma con Ankara i rapporti restano delicati mentre con il Cairo sono solidi».
Una fonte israeliana aggiunge a I24News: «Per Gerusalemme sarebbe un sogno disporre di un gasdotto capace di esportare verso l’Europa e avrebbe geograficamente senso farlo attraverso l’Italia» in ragione delle difficoltà tecniche inerenti alla realizzazione di un percorso alternativo sottomarino attraverso i fondali di Cipro e Grecia. Restano tuttavia da sciogliere i nodi dei regolamenti del mercato del gas israeliano. La situazione al momento è in fase di stallo in attesa delle imminenti dimissioni del ministro dell’Economia Arye Deri destinate a mettere nelle mani del premier l’autorità per varare le normative mancanti.
Una volta superato tale scoglio, toccherà al team del premier intervenire per favorire un’intesa fra il consorzio texano-israeliano ed Eni, facendo valere il ruolo del governo nell’assegnazione delle licenze di esportazione. Non si tratta di passaggi facili e Netanyahu li illustrerà a Descalzi. Ma il ministro Steinitz è ottimista, scommettendo sull’«impatto del mercato globale dell’energia» per superare i rimanenti ostacoli.
In parallelo al progetto di Eni sull’hub del Mediterraneo Orientale si muove un’altra azienda italiana, Edison, interessata allo sviluppo dei giacimenti israeliani minori – Karish e Tanin – puntando a guadagnare quote importanti del mercato interno.