28 ottobre 2015
Juncker concede flessibilità all’Italia • Il mezzogiorno torna a crescere • L’allarme su carni e prosciutti mette a rischio 180 mila posti di lavoro • Corona torna a casa • Gli scacchi entrano a scuola
Flessibilità Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, riapre la porta ad una possibile flessibilità sui conti pubblici per tenere in considerazione i costi dell’emergenza rifugiati che alcuni Paesi, tra cui l’Italia, stanno sostenendo. Mentre ancora i bilanci nazionali sono all’esame di Bruxelles, sembrava che questa ipotesi avesse poche possibilità di essere accolta. Invece ieri Juncker, parlando davanti al Parlamento europeo, ha confermato che la Commissione giudicherà «caso per caso», tenendo conto delle spese documentate e certificate, se concedere margini più ampli di scostamento dai conti pubblici. «Se un Paese fa uno sforzo straordinario per un obiettivo condiviso, ci deve essere un’interpretazione conforme a questo sforzo. Ma i Paesi che non fanno sforzi straordinari e che non dimostreranno di essere coinvolti da queste politiche non potranno beneficiare di un’interpretazione più flessibile del Patto», ha spiegato il capo dell’esecutivo Ue. Che ha anche rivolto un implicito rimprovero ad alcune capitali: «Anche tra i grandi paesi c’è chi non fa sforzi sufficienti». Finora solo l’Italia, l’Austria e il Belgio hanno fatto esplicita richiesta di poter beneficiare di un certo margine di manovra sui conti pubblici per fare fronte ai costi dell’emergenza rifugiati. Anche la Slovenia e la Grecia, tra i membri della zona euro, potrebbero usufruire della flessibilità di Bruxelles. La Germania invece, che pure ha accolto la maggior parte dei richiedenti asilo arrivati nella Ue, per ora non ha avanzato nessuna richiesta in questo senso (Bonanni, Rep).
Mezzogiorno Nel 2015 il Mezzogiorno torna a crescere. Solo dello 0,1% contro il +1,1% del resto d’Italia, ma almeno - certifica la Svimez nel rapporto presentato ieri alla Camera - si interrompe una caduta che durava da sette anni. Tra il 2008 ed il 2014 il Sud ha perso il 13% del suo prodotto contro il 7,4% del Centro Nord. L’industria ha perso ben 35 punti, il doppio del Nord e quasi il 60% degli investimenti. Durante la crisi l’Italia ha perso 811.430 posti di lavoro, di questi quasi 600mila (71%) riguardano il Sud. Dove lavora appena un giovane su 4 e solo una donna su 5, ovvero meno della metà della media europea. Sono scesi i redditi e si è impennata la povertà: se nel Centro Nord un abitante su 2 si colloca nella fascia di reddito più alto, al Sud ben il 61,7% della popolazione è collocato nella fascia dei redditi più bassi. Con un abitante su 3 che si trova a rischio povertà contro una media di 1 su 10 del Nord. In questo modo la crisi incide anche sulla dinamica demografica: circa 1,7 milioni di persone sono emigrate al Nord, per il 70% giovani, compresi 200 mila laureati. Devastante l’impatto sui nuovi nati il cui tasso ha toccato il livello più basso dall’Unità d’Italia (Baroni, Sta).
Carne 1 Secondo il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, «i falsi allarmi lanciati sulla carne mettono a rischio 180 mila posti di lavoro in un settore chiave del made in Italy a tavola, che vale da solo 32 miliardi, un quinto dell’intero agroalimentare nazionale». Se si declinano questi numeri a livello regionali in Piemonte, almeno secondo la Coldiretti, sarebbero a rischio 15 mila posti di lavoro e altri diecimila in Toscana. E questo nonostante «le carni Made in Italy sono più sane, perché magre, non trattate con ormoni, a differenza di quelle americane, e ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione “Doc” che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali». L’Italia, in effetti, ha il primato europeo di salumi che hanno ottenuto la denominazione d’origine o l’indicazione geografica: quaranta (Tropeano, Sta).
Carne 2 Dopo l’allarme Oms sul rischio- cancro le vendite di carne rossa, come racconta Gian Paolo Angelotti, presidente di Assomacellai, «sono crollate del 20%» (Livini, Rep).
Corona Fabrizio Corona può lasciare la comunità di don Mazzi dopo i primi 4 mesi di affidamento passati a curarsi dalla dipendenza dalla cocaina. In comunità, scrive il giudice di sorveglianza Giovanna Di Rosa, Corona ha seguito positivamente un percorso «orientato al cambiamento del suo stile di vita», ha rispettato gli impegni ed ha avviato una «rimeditazione» su se stesso, anche se non l’ha ancora conclusa. Dopo tre anni può tornare a casa per la prima volta, ma ha ancora un personalità troppo fragile per non essere monitorato costantemente, come avviene per tutti coloro che sono nella sua situazione, scrive il giudice ricordando di Corona il passato «stile di vita, l’uso della cocaina in una ricerca del successo e in un mondo di elevata competitività, la pregressa percezione di un sé grandioso alimentato anche da abusi di alcol e psicofarmaci». Ma il suo reinserimento nella società non può non passare anche attraverso un «congruo ritorno all’attività lavorativa», a patto che rispetti un lungo elenco di rigide regole di comportamento che dovranno «evitare le sollecitazioni che hanno nel passato alimentato la commissione dei reati». Per questo Corona dovrà continuare a incontrare lo psicoterapeuta e a fare volontariato evitando le «sollecitazioni mediatiche» legate alla sua notorietà. Come? Restando a casa la notte, non uscendo dalla Lombardia e non usando i social network. Non potrà avere rapporti con la stampa senza l’autorizzazione del giudice e dovrà lavorare nell’agenzia Atena che si occupa di eventi e promozioni (Guastella, Cds).
Scacchi 1 Il ministero dell’Istruzione ha deciso di promuovere un progetto pubblico-privato per far entrare gradualmente gli scacchi nelle aule italiane. Il nuovo progetto stima 350 scuole medie coinvolte in questo anno scolastico — bisogna trovare i docenti adatti e gli studenti intenzionati — , ma nell’arco di due stagioni «il nostro esperimento diventerà un riferimento in tutto il mondo». Ne è convinto Carlo Stellati, Ceo di Premium Chess, la società di giochi online che a giugno ha presentato l’idea insieme alla Federazione scacchistica italiana. Il progetto “Scacchi a scuola” prevede che ogni studente minorenne possa collegarsi — previa autorizzazione dell’istituto di riferimento e dei genitori — a una piattaforma online e iniziare a sfidare compagni di banco o sconosciuti coetanei lontani. L’accesso è gratuito, ci si potrà sfidare la mattina in classe — se nel Progetto formativo della singola scuola è previsto — o il pomeriggio da casa. I docenti che daranno la loro disponibilità potranno diventare formatori o più semplicemente certificare il grado di crescita dei ragazzi scacchisti. Avranno crediti formativi per questo. Solo in una seconda fase i minorenni più appassionati e capaci potranno essere presi in consegna dai formatori professionisti della Federazione (Zunino, Rep).
Scacchi 2 Vari studi hanno dimostrato che gli scacchi aprono la mente e consolidano il carattere, consentono di prevedere un risultato in un tempo definito e insegnano a riconoscere la sconfitta. In più i ragazzi che li praticano migliorano il rendimento del 17 per cento, soprattutto in matematica (ibidem).
(a cura di Roberta Mercuri)