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 2015  ottobre 27 Martedì calendario

Gipi fa letteratura attraverso il disegno di un gioco di carte che si chiama Bruti

Gianni Pacinotti, in arte Gipi, ama sorprenderci. Anni e anni in cui ha raccontato storie crude e bellissime, romanzi grafici di formazione sul passaggio da adolescenze inquiete all’età adulta. Oppure, come nel bellissimo “Unastoria” candidato al Premio Strega, a raccontare in parallelo la guerra vera e quella interiore, con un sofisticatissimo gioco di acquarello tra pagine di vuoti e pagine pienissime. E poi, oggi, un gioco. Un gioco di carte. Un gioco di ruolo, di quelli che anche gli amanti del fumetto d’autore guardano con sospetto. Intitolato “Bruti”, e realizzato grazie a un crowfunding lanciato alcuni mesi fa sul web. Il risultato è un’avventura in stile medioevale fantasy, che riproduce combattimenti all’arma bianca. E in cui i disegni delle quasi duecento carte, che Gipi presenta dopodomani a Lucca Comics and Games (29 ottobre-primo novembre), sono all’altezza dell’autore. Così come il volume che raccoglie schizzi e disegni preparatori.
 
Quando le è venuta l’idea di fare un gioco?
«Ci sto lavorando da almeno tre anni: mentre realizzavo Unastoria, parallelamente per distrarmi mi dedicavo a questo».
Però ha un passato da giocatore.
«Sì. Quando avevo diciannove anni ho scoperto il mondo dei giochi di ruolo e sono impazzito. Ho iniziato con uno che si chiamava Advanced Squad Leader e sono entrato in fissa. Mi piaceva molto anche la parte matematica che c’era dentro: dovevo calcolare il coefficiente di penetrazione di una pallottola sparata da un certo...».
Cose da nerd.
«Lo sono sempre stato e lo sono ancora».
Poi ha scoperto “Dungeons & Dragons”.
«Con quello sono entrato in un altro mondo. E ho giocato sempre e solo da master. Il master è colui che sulla base di alcune indicazione scritte praticamente si inventa tutto lo scenario».
Quanto tempo dedicava a immaginare altri mondi?
«Moltissimo. Per un periodo facevo solo qualche lavoretto e quindi disegnavo mappe, creavo continenti e trame sempre nuove. Inoltre devi anche saper come improvvisare perché i giocatori non è detto che seguano la trama che tu ti sei preparato: possono sorprenderti e tu devi essere pronto a inventarti situazioni nuove al momento».
Poi cos’è successo?
«Avevo trovato lavoro in un’agenzia pubblicitaria e l’allora direttore mi umiliò. Mi disse: “Ma certo che tu dalla realtà vuoi solo scappare...” In pratica mi diede del vigliacco e quella cosa mi ferì moltissimo perché era una persona intelligente che stimavo. Questa sua affermazione mi diede una bella scossa. Iniziai a raccontare la realtà, la mia realtà, quella di Largo Duca D’Aosta a Pisa, quella che si può leggere ne La mia vita disegnata male e in molte altre storie».
Lì niente draghi...
«E soprattutto niente avventure eroiche, solo noi adolescenti come tanti che cercavamo di darci un senso costruendoci la nostra epica personale, fatta di cose anche assurde o deliranti».
Perché ha intitolato il gioco “Bruti”?
«Perché sono personaggi piuttosto cruenti».
Per realizzarlo è stato fatto un crowfunding, andato oltre le previsioni.
«Dovevamo tirar su almeno venticinquemila euro, siamo arrivati quasi a settantamila. È stata un’esperienza molto formativa, che responsabilizza moltissimo: sono i tuoi stessi lettori i tuoi “padroni”. Non puoi deluderli».
Quali erano i premi in palio?
«Sostanzialmente i disegni originali che hanno portato alla realizzazione del gioco».
E così ora il gioco è diventato realtà.
«Sarà disponibile a Lucca Comics a partire da giovedì 29, poi sul nostro sito Brutishop a prezzi più bassi, poi verrà dato a un di- stributore. A Lucca ci saranno anche una mostra e un librone intitolato Come lo feci, un librone di schizzi e disegni. E un manuale di istruzioni con venti tavole disegnate che sono un trailer del gioco e un prequel per il fumetto che verrà».
Lei è uno degli artisti che ha contribuito a portare il graphic novel a livello di letteratura. Come pensa reagiranno i suoi lettori più sofisticati?
«Mi diverte molto l’idea che due anni fa ero candidato allo Strega e quest’anno chi viene a Lucca mi troverà al Padiglione dei giochi, quello più nerd di tutti. Forse non piacerà molto alla parte più radical chic dei miei lettori».
Non le fa paura questo?
«No. Passati i cinquant’anni rivendico il diritto di fare qualsiasi cosa mi passi per la testa. Voglio fare cose che mi rendono felice».