la Repubblica, 27 ottobre 2015
La Borsa italiana è la peggiore del mondo (dopo quella greca): in dieci anni ha perso un quarto del suo valore
MILANO. Peggio ha fatto solo Atene. E ci mancherebbe, con quello che è successo in Grecia negli ultimi anni. Considerando i cugini “unafacciaunarazza” fuori categoria per essere stati a un passo dal fallimento, Borsa Italiana può aggiudicarsi così il nuovo record mondiale di listino meno attraente del mondo. Secondo quanto emerge da una ricerca dell’Ufficio studi di Mediobanca, Piazza Affari è l’unica Borsa – tra le 23 principali del mondo prese in considerazione dagli analisti di Piazzetta Cuccia – a poter vantare un bilancio negativo dal 2004 a oggi.
Sulla scorta dei risultati al 16 ottobre scorso, nell’ultimo decennio Piazza Affari ha messo a segno un meno 24,8 per cento, con un rendimento medio annuo negativo pari al meno 2,6 per cento. Giusto per fare un paragone e capire cosa è accaduto nel decennio appena trascorso, i listini che sono andati meglio appartengono ai paesi emergenti: Shanghai su tutti quanti, nonostante la caduta degli ultimi tre mesi, con un più 316 per cento complessivo e un più 14 per cento medio annuo. A seguire, troviamo la Borsa di Giakarta (più 12,9 per cento), Mumbai (più 11,2 per cento), Città del Messico (più 10 per cento).
Nelle economie occidentali, hanno brillato il Nasdaq (più 168 per cento complessivo), il Nyse (più 71 per cento), mentre sono stati più contenuti i guadagni di Londra (39 per cento), Parigi (37 per cento), Tokyo (34 per cento).
Passo del gambero per Borsa Italiana anche alla voce “capitalizzazione”: se quest’anno ha recuperato un paio di posizioni approfittando dei rovesci economici di Russia e Brasile ed è ora diciottesima, è anche vero che nel 2004 era undicesima su ventitre piazze finanziarie. Ma le azioni valgono non solo per la loro quotazione ma anche per i dividendi distribuiti: in questo caso, il rendimento annuo medio con l’aggiunta delle cedole è stato dell’1,5 per cento. Tuttavia non c’è da festeggiare, perché anche in questo caso vincerebbe l’investitore prudente, visto che il rendimento dei Bot nello stesso periodo è stato del 2,1 per cento.