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 2015  ottobre 27 Martedì calendario

La favolosa Roma che precede il Sessantotto

Ben vengano documentari come «Swinging Roma», ritratto di una città che tra la fine degli anni 50 e i primi anni 60 seppe ospitare artisti e intellettuali provenienti da ogni parte del mondo come nessun altro luogo in Europa e divenne, insieme con New York, il luogo ideale in cui sperimentare, osare ed esporre le proprie opere.
Ben vengano i documentari di Andrea Bettinetti, che ci permettono di riflettere e anche di discutere su momento irripetibile della scena italiana quando gli artisti si chiamavano Mario Schifano, Pino Pascali, Jannis Kounellis, Mimmo Rotella, Gianfranco Baruchello (a lui siamo tutti debitori di un’opera rivoluzionaria come «La verifica incerta», blob prima di «Blob»), Franco Angeli, Fabio Mauri e tanti altri. Quando a dirigere la Galleria Nazionale d’Arte Moderna c’era Palma Bucarelli che nel 1958 espone Pollock e l’anno successivo «Il grande sacco» di Alberto Burri.
«Swinging Roma», prodotto da Good Day Films per Sky Arte, procede tra filmati d’epoca e interviste, tra cui Kounellis, Giosetta Fioroni, Milton Gendel, Nanni Balestrini, Achille Bonito Oliva, Raffaele La Capria, Agnese De Donato, Baruchello, Fabio Sargentini, Achille Mauri, Marina Ripa di Meana e tanti altri. In quest’accumulo, spesso si smarrisce la strada: tutto era bello, tutto era fantastico, tutto era stupefacente (ne sa qualcosa Schifano) ma il filo narrativo si spezza volentieri e non ci aiuta a uscire dal labirinto.
Per fortuna c’è la De Donato, titolare della mitica libreria «Ferro di Cavallo» di via di Ripetta 67, l’unica capace di tracciare i caratteri psicologici degli artisti frequentatori del suo spazio: «Erano tutti poveri… leggevano, rubavano libri e bevevano soprattutto». Tra i tanti temi che «Swinging Roma» evoca, il più importante è affrontato solo di sfuggita. Il ’68 è stato l’inizio di una nuova era o la pietra tombale ideologica di una stagione piena di slancio, di creatività e dei soldi del boom economico?