Corriere della Sera, 27 ottobre 2015
Papa Francesco riceve gli zingari, li difende a spada tratta e poi li attacca
Papa Francesco ha ricevuto ieri un pellegrinaggio di zingari e li ha difesi ma li ha anche strigliati: e questo pelo e contropelo non si era mai visto in zona papale. Erano gitani, cioè rom e sinti, e li ha difesi a spada tratta, com’è suo costume, dicendo che è necessario «voltare pagina» e farla finita con il pregiudizio che li emargina, ma ha pure chiesto loro di cambiare: «Avete questa responsabilità, è anche compito vostro». Non è restato sul vago riguardo ai cambiamenti: li ha invitati a «evitare falsità, truffe, imbrogli, liti». Li ha chiamati «cari amici», ma gliel’ha cantata chiara: «Non date ai mezzi di comunicazione e all’opinione pubblica occasioni per parlare male di voi». Li ha scongiurati di integrarsi «adempiendo ai vostri doveri», «rispettando le leggi», mandando a scuola i figli: «I vostri figli hanno il diritto di andare a scuola, non impediteglielo». Ovviamente Bergoglio – come già Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – le ha cantate chiare anche alla società: «È arrivato il tempo di sradicare pregiudizi secolari che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo e della xenofobia». Ma il valore aggiunto delle parole del Papa argentino è in quell’averli presi di petto, i suoi ospiti gitani. In genere chi vuole integrare gli zingari li difende e chi non li vuole li critica: gran cosa un Papa che li difende tanto quanto li critica