ItaliaOggi, 24 ottobre 2015
Dall’ora legale che non c’è mai stata, ai giorni che passano piano piano ma ci travolgono lo stesso. Frasi scelte da Paolo Siepi
Stanotte finisce l’ora legale. Se mai è cominciata. Gianni Macheda.
Il presunto medico curante ha il nome di un terremoto, l’amministratore della clinica si chiama Madonna. Non poteva che nascere un Papagate. Il rompispread. Mf.
Salvini: «Gli italiani dovrebbero tenere un libro sul comodino, non una pistola». Come deterrente, con lui, funziona. Spinoza. Il Fatto.
Lo dico con amarezza, ma lo dico. La politica estera si può fare solo come la faceva Andreotti. All’epoca, l’alleanza con l’America era obbligatoria, però ha saputo aprirsi al mondo arabo e ancora oggi godiamo di qualche frutto di questa politica. E poi per essere un politico in Italia deve pure essere un po’ criminale. Lui e De Gasperi erano politici. Anche il fascismo ha fatto una grande politica estera e interna. Per esempio con l’Iri, e poi le bonifiche. Anche il puntare sull’agricoltura è una cosa attualissima e non per Expo. L’agricoltura ridiventerà essenziale perché la prima cosa è il cibo. Mussolini sbagliò ad allearsi con Hitler e lì furono grandi gli inglesi che resistettero. Poi queste scelte si pagano, ma non è stato il male assoluto. C’è chi dice che solo Fini (nel senso di Gianfranco) può dire certe cose. Questa posizione invece è demagogica. Bisogna saper fare un discorso obiettivo su tutte le dittature: il fascismo è stato la dittatura più morbida e, soprattutto, bisogna cominciare a tener presente che ci sono dittature che hanno avuto un senso dello stato e un progetto, così come ci sono state e ci sono democrazie che non li hanno avuti o non li hanno. Massimo Fini, scrittore. il Giornale.
L’organizzazione di partito era, nel dopoguerra, una formazione che viveva nella separatezza: centralismo democratico, disciplina di partito anche nelle istituzioni, giustizia domestica (il lecito e l’illecito era sanzionato in casa), selezione del personale politico per fedeltà al partito, riservatezza assoluta nella raccolta delle risorse. Questo era il modello di tutti i partiti grandi e piccoli di sinistra, destra e centro. Rino Formica (Silvia Truzzi). Il Fatto.
Soprattutto nell’Italia d’oggi la figura del «borghese comunista» è forse la più diffusa nel mondo intellettuale. In questo senso è stato proprio Togliatti a fare scuola quale capostipite dei «borghesi comunisti» italiani. Viene da una famiglia timorata, che lo chiama Palmiro perché è nato la domenica delle Palme, la zia è suora salesiana. A vent’anni va ripetendo agli amici che non farà mai politica perché trova repulsione a parlare in pubblico alla gente. E ai colleghi d’università non nasconde di essere liberista, secondo la migliore tradizione della borghesia torinese. Ma, ahimè è iscritto a Filosofia. E Platone è in agguato. Armando Plebe, Tornerà il comunismo?. Piemme, 1994.
Nel mio mondo ho creato tante cose a tavolino. Anche le vittorie dell’Isola dei famosi. Io facevo partecipare miei artisti come Walter Nudo e poi compravo i centralini per farli vincere. Magari investivo 50 mila euro ma poi se Walter vinceva, io, con gli sponsor, chiudevo contratti da un milione di euro, era un investimento. Lele Mora. (Selvaggia Lucarelli). Il Fatto.
Non penso proprio di tornare alla Scala. E poi che cosa vuol dire che Muti è tornato alla Scala? Sì, è tornato alla Scala, ha fatto il suo concertino e se ne è andato. Che senso ha? Hanno senso invece i 19 anni che ho fatto alla Scala. Riccardo Muti, direttore d’orchestra. Agenzie.
Il 5 novembre partirà il processo per Mafia Capitale: si terrà nell’aula bunker di Rebibbia, ogni settimana, 4 udienze e imputati in videoconferenza, cioè non presenti fisicamente in aula. Agli avvocati la cosa non piace per niente e la Camera Penale di Roma ha indetto uno sciopero di 4 giorni, 9, 10, 11 e 12 novembre. Motivazioni auliche e meno auliche. Tra le prime la preoccupazione per «un micidiale esperimento in vitro (?) del nuovo modello di processo penale» che trasformerebbe «il processo in un rituale vuoto» funzionale a «dimostrare l’inutilità della difesa» in violazione del principio «solennemente enunciato dall’art. 24 della Costituzione». Tra le seconde, «un calendario parossistico che impedirebbe la partecipazione degli avvocati di fiducia e lo studio delle carte processuali»; e la videoconferenza, «che di fatto impedisce uno scambio reale e costante tra l’avvocato e il suo assistito». Il «nuovo modello di processo penale» non è nuovo per niente. I processi NoTav a Torino si sono celebrati nell’aula bunker delle Vallette; e tanti altri prima di loro. Il problema infatti non è tanto la sicurezza (che per i mafiosi di Mafia Capitale, alcuni detenuti in regime di 41 bis, si pone certamente) quanto l’impossibilità di ospitare decine di imputati (per Mafia Capitale sono più di 50), un numero almeno doppio di avvocati e un numero difficilmente quantificabile di giornalisti e pubblico nelle aule di un normale Tribunale. Solo il controllo degli accessi lo paralizzerebbe. Bruno Tinti. il Fatto.
L’inno di Mameli è talmente brutto che impedisce ogni perifrasi, ogni tentativo di imitazione, e anche ogni parodia. È quel tipo di brutto in sé che ritroviamo nelle villette dei geometri e nelle pubblicità dei mobilifici. È anche un testo completamente incomprensibile, infarcito com’è di retorica adolescenziale e di rimasticature ginnasiali, di allusioni a una storia patria del tutto astratta e di sgangherate impennate neoclassiche. Fabrizio Rondolino, L’Italia non esiste. Mondadori, 2011.
Da un macchinone che s’è fermato a pochi centimetri dalla mia tenda e che per poco non me l’appiattisce come un foglio di carta, contenuto compreso, sono scesi due tenenti tedeschi d’artiglieria. Uno era d’apparenza normale, si chiamava Mohr e si rivolgeva al collega pari grado con tanto di Herr Graf. Questi non era d’apparenza normale: giovanissimo, biondo, alto una spanna più di me, simpatico, molto decorato (anche di una medaglia d’argento italiana). Si è presentato con un nome molto post-napoleonico: von Neipperg. Li ho fatti accomodare sotto la mia tenda, mentre si beveva il grappino rituale, ho appreso che un batteria tedesca di medio calibro deve piazzarsi qui; ben volentieri, perché ci spostiamo fra qualche giorno, ho acconsentito al solito cambio di materiali che si fa in questi casi. Paolo Caccia Dominioni, Alamein 1933-1962. Longanesi.
I giorni passano e, piano piano, ci travolgono. Roberto Gervaso. il Messaggero.