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 2015  ottobre 24 Sabato calendario

Non solo Volkswagen, anche le mele tedesche sono inquinate

Dopo il dieselgate della Volkswagen, ecco un altro caso che farà discutere: le mele tedesche avvelenate dai pesticidi. La notizia è sul sito euractiv.com, solitamente compassato e poco incline allo scandalismo, dove si racconta che l’associazione ambientalista Greenpeace, tra il 24 agosto e il 17 settembre, ha acquistato 126 confezioni di mele nei supermercati di 11 diversi Paesi europei e le ha consegnate a un laboratorio tedesco per l’analisi chimica. Il risultato complessivo non è allarmante: le mele da coltura biologica non contengono alcuna traccia di pesticida, mentre in quasi tutte le altre (91%) acquistate in giro per l’Europa, Italia compresa, sono state trovate tracce di 18 pesticidi, sia pure al di sotto dei limiti massimi di inquinamento consentiti dalle direttive europee.
I paesi con le mele più compromesse dai pesticidi, come evidenziano le tabelle allegate alla ricerca, sono Spagna, Bulgaria e Olanda. Subito dopo viene la Germania, dove Greenpeace ha acquistato 39 confezioni in supermercati diversi. Di queste, i sei campioni provenienti da colture biologiche non contenevano tracce di pesticidi. Degli altri 33, quattro erano immacolati, mentre 29 campioni contenevano tracce di pesticidi chimici, sia pure entro i limiti di tolleranza fissati per legge. In pratica, il 60% delle mele tedesche di produzione non biologica contengono un cocktail dei 18 pesticidi più usati in Europa nella coltivazione delle mele.
L’associazione dei coltivatori tedeschi (Agrar-Iva) ha immediatamente reagito, accusando Greenpeace di nascondere i risultati positivi della ricerca, e di puntare invece sulla denuncia di un generico «cocktail di pesticidi» che, proprio per la vaghezza, rappresenta «un inganno per i consumatori». Per tutta risposta, Greepeace ha postato sul proprio sito l’elenco dei 18 pesticidi trovati nelle mele acquistate in giro per l’Europa, aggiungendo che quelli rintracciati in Germania sono tossici per le api e per gli organismi che vivono in acqua, così come lo sono per l’ambiente, poiché rimangono nel terreno a lungo, dopo il loro uso per proteggere le colture di mele. Non solo. Alcuni dei pesticidi usati in Germania, benché di uso legale, sarebbero classificati sul piano scientifico come «potenzialmente cancerogeni, neurotossici e dannosi per la riproduzione e lo sviluppo». Tuttavia, ammette Greenpeace, la concentrazione di questi pesticidi nelle mele esaminate è risultata molto bassa, tale da non costituire un pericolo acuto e immediato per i consumatori tedeschi.
Quest’ultima precisazione può essere accolta con sollievo anche dai consumatori italiani, visto che le mele acquistate in 10 supermercati di casa nostra per il test hanno rivelato tracce minime di pesticidi, la metà di quelle riscontrate nelle mele tedesche. È tuttavia probabile che le polemiche sull’impiego dei pesticidi nelle colture agricole e frutticole cresca di intensità nelle prossime settimane, poiché, come ricorda il sito euractiv.com, a fine 2015 scadrà il termine fissato dalle direttive Ue per l’impiego di alcuni pesticidi, soprattutto il cocktail prodotto da una multinazionale Usa, tra i più noti e usati in agricoltura. Il problema dei pesticidi è molto sentito dall’opinione pubblica in Germania, e il governo di Berlino si è impegnato di recente a fare pressioni sull’Unione europea per bandire quelli ritenuti più pericolosi dalle varie associazioni ambientaliste, le stesse che chiedono di non firmare il Ttip, il trattato di libero scambio Usa-Ue. È dunque probabile che Greenpeace abbia sollevato di proposito il caso dei pesticidi nelle mele, frutto tra i più popolari, per stimolare una maggiore attenzione su una questione che interessa tutti i consumatori europei, non solo quelli tedeschi.