MilanoFonanza, 24 ottobre 2015
Ecco perché Marchionne continua a chiedere la mano di Gm nonostante tutti i «No, non lo voglio» che si è beccato. Storia di un matrimonio di convenienza che (non) s’ha da fare... Mal che vada può sempre contare sulla relazione con Apple (pur strizzando l’occhio a Google)
Mercoledì 28 ottobre Fca renderà noti i conti del terzo trimestre (un rendiconto che per il consensus dei broker otterrà ricavi per 27 miliardi e un utile netto di 286 milioni), dopodiché Sergio Marchionne, incassato il successo dell’ipo Ferrari a Wall Street, potrà concentrarsi sull’obiettivo forse più importante da quando dirige il Lingotto: ovvero trovare un nuovo partner per permettere a Fiat Chrysler (che dopo lo scorporo di Ferrari non avrà più in pancia la Rossa) di restare protagonista nel settore automobilistico mondiale.
Il Lingotto, infatti, non può più aspettare molto viste le dinamiche del settore e soprattutto dopo che sarà scorporata Ferrari (l’assemblea straordinaria per dare l’ok alla separazione è stata convocata per il 3 dicembre ad Amsterdam) l’ora X sta ormai per scoccare.
La decisione di quotare in borsa Ferrari e di portarla sotto il diretto controllo di Exor risponde infatti a una duplice necessità. La prima è quella di liberare l’immenso valore del brand della Rossa facendolo trattare direttamente in borsa e non solo più come una controllata del Lingotto. La seconda è che così facendo la famiglia Agnelli si tiene stretto il valore della Rossa (dopo lo scorporo Exor avrà il 24% della Ferrari ma con l’introduzione del voto plurimo anche nello statuto della Rossa la holding di casa Agnelli di fatto ne blinderà il controllo) e potrà entrare nel risiko del settore con la restante parte di Fca senza il rischio di dover condividere il valore della Rossa con il partner.
In questo quadro nell’euforia del post ipo Marchionne ha confermato in settimana qual è il marito perfetto per il Lingotto. «Dal punto di vista delle sinergie, General Motors resta il partner ideale di Fca ma ce ne sono altri», ha spiegato Marchionne a New York.
Il finale delle sue parole («ma ce ne sono altri»,) al momento assomiglia di più a un tentativo di mischiare le carte piuttosto che a un progetto reale perché, secondo quanto trapela, il manager non solo è determinatissimo nel cercare di convolare a nozze con GM, nonostante i ripetuti no ricevuti sinora del numero uno del colosso di Detroit Mary Barra, ma soprattutto è anche notevolmente fiducioso sul buon esito delle negoziazioni.
Ma perché proprio GM? La ragione non è tanto industriale, visto che non sarebbero poche le sovrapposizioni sia di prodotti che di impianti con il colosso di Detroit (basti pensare al numero totale di stabilimenti in Europa sommando quelli di Fca a quelli di Opel), ma ha soprattutto una natura finanziaria in senso stretto.
GM, infatti, è una delle pochissime case automobilistiche ad avere una struttura del capitale molto frammentata. Il primo socio è il sindacato Uaw con il 9%, mentre il resto è rappresentato da fondi e istituzioni finanziarie che hanno al massimo il 5,2%. In questo senso Marchionne può ottenere il sì dei vari soci a un’eventuale aggregazione non solo potendo sfruttare il buon rapporto con Uaw (in settimana ha raggiunto un’importante intesa sindacale con questa organizzazione che tra l’altro era presente nel capitale di Chrysler negli anni precedenti) ma inoltre facendo intravedere dall’operazione un guadagno finanziario ai numerosi fondi che caratterizzano l’azionariato di Detroit. In seconda istanza, ma non certo meno importante, in virtù dell’azionariato di GM, Exor potrebbe avere un peso molto importante nel nuovo soggetto nonostante l’apporto di una Fca senza più Maranello.
Si tratta ben inteso di calcoli di scuola, visto che il piano è al momento solo un’idea, ma non c’è dubbio che l’occasione c’è. Infatti il Lingotto ora capitalizza circa 19,3 miliardi di dollari con in pancia Ferrari che invece da sola ha un valore complessivo di circa 10,8 miliardi di dollari. Ciò significa che siccome Fca ha l’80% della Rossa (8,6 miliardi di dollari), il valore del Lingotto senza più Maranello dovrebbe aggirarsi su 10,7 miliardi di dollari. Invece GM capitalizza 55,4 miliardi di dollari. Ora ipotizzando per semplicità che la nuova società abbia una capitalizzazione di 66,1 miliardi di dollari (sommando cioè 55,4 e 10,7 miliardi), Exor potrebbe risultare tra i primi soci nel nuovo soggetto. La holding di casa Agnelli infatti ha il 29,2% del Lingotto e il che significa che porterebbe in dote nel nuovo soggetto un valore di 3,1 miliardi ovvero il 4,7% della capitalizzazione totale. Non contando il fatto che Uaw (che pure si diluirebbe nell’operazione) è presente nel capitale solo come retaggio del salvataggio di GM operato dal governo Usa negli anni scorsi. Il sindacato, infatti, non è un investitore di natura e nemmeno di lungo periodo e come già fatto in Chrysler (proprio con Fca) potrebbe cedere le sue quote se l’occasione è propizia.
Che cosa succederebbe invece se l’operazione non andasse in porto? Nell’intervista esclusiva che Marchionne ha rilasciato a Class Cnbc immediatamente dopo la cerimonia dell’ipo Ferrari a New York, il manager ha schiacciato l’occhiolino a un’ipotesi tecnologica con Apple o Google ricordando come nel board Ferrari sieda anche Eddie Cue vicepresidente di Apple. «La relazione tra Ferrari e Apple già c’è. Lo sviluppo dell’automotive va in quella direzione, stiamo cercando di capire in che modo. Apple, come sapete, non è l’unica azienda interessata a lavorare in questo spazio. Dobbiamo lavorare con Google e con altri per capire in che maniera noi possiamo combinare le nostre capacità tecniche di produzione e di sviluppo nel settore dell’auto con le loro idee» ha spiegato Marchionne a New York.