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 2015  ottobre 24 Sabato calendario

«Io sono il primo tifoso: il primo argomento della telefonata delle 6 mattino con mio figlio Luca è l’Atalanta. I sogni dei tifosi sono i miei ma devo restare con i piedi per terra: salviamoci in fretta, poi...». Parla Antonio Percassi, il patron della squadra

Si aggira tra i campi di Zingonia con fare circospetto, quasi a non voler disturbare l’allenamento di Reja e i suoi ragazzi. L’Atalanta è la sua vera passione ma Antonio Percassi ama viverla con un intimo compiacimento, quasi dietro le quinte, soddisfatto per aver messo su un bel giocattolo: 14 punti e qualcuno buttato via. Sono giorni importanti anche per le sue attività imprenditoriali: sta trattando con Starbucks, colosso americano della caffetteria. «Per ora è un sogno, stiamo lavorando» – ma il sorriso svela tanta fiducia – «Di sicuro al caffè preferisco il Frappuccino (prodotto di punta Starbucks, ndr)». Affari, ma il giovedì vengono messi da parte per l’Atalanta.
Presidente Percassi, nella sua seconda presidenza l’Atalanta ha battuto tutte le grandi tranne la Juve: 8 sconfitte su 8. Stavolta la sfida, per la prima volta, guardandola in classifica dall’alto in basso.
«Alt, niente paragoni, è un fatto casuale e la Juve vincerà il campionato. Mai darsi sconfitti in partenza ma firmerei subito per un bel pareggio. È ora di spezzare la serie negativa: questa Atalanta ce la può fare».
Con la Juve ottimi rapporti e tanti affari.
«Gabbiadini, Peluso, Padoin e altri giovani. Il prossimo? Per me l’erede di Buffon è Sportiello: è forte, dà sicurezza, riempie la porta».
Ha affrontato la Juve anche da calciatore.
«Ricordo una partita del ‘72 (30 dicembre, ndr ) a Torino. Altafini veniva da quattro partite di fila con gol e toccava a me marcarlo: con le buone e le cattive, con la grinta riuscii a non farlo segnare. Con Altafini non potevo sbagliare: ero povero ma con tanta fame... E in quella Atalanta c’era anche Scirea, a centrocampo col numero 10. Ho sempre visto la Juve con un occhio particolare anche grazie a lui: eravamo molto legati. Con Gaetano ho fatto le giovanili dell’Atalanta ed entrambi venivamo impiegati nella De Martino (torneo nato nel ‘54-55 e riservato ai club di A: venivano utilizzati i giocatori poco impiegati in prima squadra, ndr ): partite tiratissime, lui faceva l’ala destra, il d.s. Previtali capì che era pronto per la prima squadra e per giocare in un altro ruolo».
Lei ha smesso presto di giocare ed è diventato un imprenditore di successo.
«A 14 anni ho avuto la fortuna di essere preso dall’Atalanta: arrivavo da una famiglia povera e da un piccolo paesino come Clusone. Ho debuttato in A a 20 anni e mi accorsi subito che pochi miei colleghi pensavano a cosa avrebbero fatto a carriera finita. Così quando avevamo mezza giornata libera anziché andare al cinema io andavo in giro per la città a osservare le vetrine dei negozi. A 22 anni chiamai Luciano Benetton, gli chiesi un incontro e lo convinsi ad affidarmi in franchising un suo negozio. Il calcio e quell’attività erano incompatibili: feci una scelta, fortunata».
Quanto tempo dedica all’Atalanta?
«Tra le aziende del gruppo è la più difficile da gestire. Il giovedì sono sempre a Zingonia ma è mio figlio Luca che se ne occupa in prima persona: è l’amministratore delegato e tiene d’occhio il bilancio. Io sono un tifoso pericoloso, passionale: quando si perde tra domenica sera e lunedì bisogna starmi lontano. Luca mi porta sulla strada giusta. Le nuove scelte dirigenziali? In un certo senso inevitabili. Umberto Marino (ex Samp, Inter e Spezia, ndr ) è subentrato a Pierpaolo Marino: il suo è stato un addio condiviso. Favini (il guru delle giovanili, ndr ) è stato sostituito da Costanzi. Siamo comunque grati a chi ha lasciato l’Atalanta, compreso Colantuono».
Pensava a una partenza così bella dell’Atalanta?
«Venivamo da un anno difficile nel quale inconsciamente ci aspettavamo qualcosa in più della salvezza. L’inizio di torneo è buono e lascia ben sperare. È una squadra giovane, di qualità, che ha fame: mi piace vederla giocare».
Cos’è cambiato con Reja rispetto al passato?
«Innanzitutto il modulo: dopo anni di 4-4-2, con Reja ora si gioca col 4-3-3. Vedo i giocatori sereni, liberi mentalmente e quando c’è la giusta spensieratezza tutto è più facile. Reja è intelligente, capace. Ora abbiamo un mini ciclo importante. Juve, Lazio, Bologna e Milan ci diranno chi siamo realmente. E peccato per i punti persi con Inter, Sassuolo e Verona. La gara di Firenze non fa testo: l’espulsione di Paletta dopo pochi minuti ha condizionato tutto».
Tra i nuovi chi l’ha sorpresa di più?
«De Roon. Per stile mi ricorda Stromberg, ha qualità, presenza fisica e dà equilibrio in campo. Un grande colpo del diesse Sartori. In difesa Toloi e Paletta sono una coppia importante. Kurtic può fare ancora di più».
Maxi Moralez sembra un nuovo acquisto: la cessione all’Al Ittihad era cosa fatta, aveva anche posato col turbante...
«Diciamo che quella foto era uno scherzo e ringrazio sua moglie che ha preferito restare a Bergamo».
Capitolo cessioni. Baselli e Zappacosta sono stati ceduti al Torino per una cifra sui 12 milioni. Troppo poco?
«No, era il giusto valore di mercato. È stato un affare per tutti. Baselli non era reduce da un’annata straordinaria ed era impossibile trattenerlo. Se lui fa bene io sono contento: significa che l’Atalanta non vende brocchi. Comunque per la sopravvivenza di un club medio piccolo uno-due sacrifici per le plusvalenze e per avere i conti a posto sono inevitabili».
Ha già in casa i nuovi Baselli e Zappacosta?
«A Zingonia c’è già il futuro: Grassi, Conti, Radunovic senza dimenticare i 40 giovani in giro per l’Italia. Nomi? Ne faccio quattro: Kessie e Caldara che sono al Cesena, Gagliardini e Gatto. Sul centro sportivo abbiamo investito 7 milioni e aspettiamo l’ok per fare altri interventi che ne costeranno 3. È la base del nostro futuro».
Nel suo programma c’è un punto fermo. Lo stadio. Ha idea di comprarlo?
«I contatti col Comune sono costanti. Aspettiamo il bando di vendita o in alternativa siamo interessati a una concessione. Con lo stadio si può iniziare a pensare in grande: abbiamo già investito 5,5 milioni per il restyiling delle tribune. La pitch view è un salotto. I prossimi passaggi riguarderanno le curve che saranno molto vicine al campo da gioco e senza barriere. La Nazionale a Bergamo? Vorrei ospitare un’amichevole».
Da quando ha ripreso l’Atalanta ha centrato una promozione in A e 4 salvezze. I tifosi sognano l’Europa che manca dal 1990.
«Io sono il primo tifoso: il primo argomento della telefonata delle 6 mattino con mio figlio Luca è l’Atalanta. I sogni dei tifosi sono i miei ma devo restare con i piedi per terra: salviamoci in fretta, poi...». È il momento della partitella, Percassi saluta e se ne va. Ora c’è solo l’Atalanta.